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Fin dove può spingersi “la curiosità” del Fisco e della banca senza ledere il diritto alla riservatezza di ciascun cittadino correntista? È il dilemma che da qualche tempo ha preso corpo nel nostro Paese, dato che le certezze acquisite nei decenni hanno cominciato a vacillare. Soprattutto perché l’evoluzione della tecnologia consente oggi di tracciare quasi tutte le transazioni di denaro. Una necessità per combattere il cancro dell’evasione fiscale (stimata da diverse fonti tra il 15 e il 18% del Pil italiano, cioè della ricchezza prodotta ogni anno nel nostro Paese), ma che va esercitata in un perimetro ben definito per evitare che sfoci in abusi.

I poteri del Fisco

Nel corso del 2016 ha preso vita l’Anagrafe dei conti correnti (bancari e postali), un complesso di banche dati e controlli incrociati che consente al Fisco di venire a conoscenza di ogni versamento, prelievo, bonifico e operazione fatta con il Bancomat o con la carta di credito, ogni movimento di titoli, prodotti finanziari e assicurativi. Questo almeno in teoria, dato che – per ovvie ragioni – i controlli non possono avvenire su tutti i conti presenti in Italia, né in maniera continuativa. La ratio della norma è nella necessità di ridurre l’ammontare dell’evasione fiscale in Italia, e per questa strada far quadrare i conti pubblici, evitando nuove tasse a carico di chi le paga già.

Monitoraggio in banca

Il correntista può prelevare fino a 3mila euro in contanti presso lo sportello bancario senza dover dare delle spiegazioni. Se supera questa cifra, c’è la possibilità che il funzionario dell’istituto di credito lo segnali alle autorità in caso di sospetto riciclaggio, anzi è tenuto a farlo, previa richiesta di chiarimenti al correntista circa la fonte e la destinazione dei soldi versati o prelevati dal conto corrente, quando l’operazione è sproporzionata rispetto al suo reddito. Ad esempio, chi ha una busta paga di mille euro potrebbe essere chiamato a chiarire come fa a versare sul proprio cc, e successivamente a prelevare, 5mila euro ogni 30 giorni.

Basta il semplice sospetto di anomalia a far scattare la segnalazione di operazione sospetta; non è quindi necessaria né la piena consapevolezza, né la certezza della commissione dei reati.

Dunque occorre prepararsi a rispondere a eventuali richieste di chiarimenti. Nulla di allarmante per chi è in regola, ma sicuramente una seccatura ulteriore in un Paese già di per sé affogato nella burocrazia.

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