Basta l'avvio del mercato delle obbligazioni del Tesoro italiano per comprendere quale peso la situazione greca possa esercitare su buona parte del sistema. L'annuncio dell'accordo raggiunto ha fatto precipitare lo spread tra Btp e Bund tedeschi dai 135 punti dell'avvio a 117,4, con un rendimento dei titoli italiani in calo al 2,11 per cento. Si tratta dei valori minimi, rispettivamente, da metà maggio e inizio giugno.
Flessione anche per il differenziale tra quelli teutonici dei Bonos spagnoli. Madrid è considerata altra piazza fortemente a rischio, anche se leggermente meno dell'Italia, come si evince anche dal leggerissimo vantaggio mostrato sui buoni emessi da via XX settembre.
Anche le prime battute di settimana sulle Borse europee mostrano quanto il raggiungimento di un'intesa fosse atteso. E hanno fatto ancora meglio le piazze “pesanti” come Parigi (+1,4%) e Francoforte (+1,5%) che non Milano (+0,8%).
Nell'annunciare via twitter che “l'accordo è stato raggiunto all'unanimità”, il presidente del consiglio europeo Donald Tusk ha affermato che “è tutto pronto per accedere al programma Esm con riforme serie e sostegno finanziario”.
Se nulla dovesse cambiare, nel testo definitivo, rispetto alle richieste avanzate da Atene all'inizio del week end di trattative, ciò si traduce in un nuovo finanziamento da 53,5 miliardi di euro, che verranno erogati dall'European stability mechanism. Un prestito che, ancora una volta, per la maggior parte servirà a restituire vecchi debiti, ovvero i 46 miliardi dovuti per la maggior parte a Fmi e Bce.
Inizialmente arriverà un prestito ponte, i cui dettagli sono in discussione all’Eurogruppo, che dovrebbe ammontare a 11,5 miliardi di euro.
La bozza non approvata la scorsa notte dall'Eurogruppo prevede, però, esigenze ancora più massicce per il Tesoro ellenico: fra gli 82 e gli 86 miliardi di euro. Quello che, in cambio, la Grecia deve offrire è un “pacchetto di misure da varare senza ritardi”. La Germania chiedeva addirittura che in tre giorni venissero varate riforma dell'Iva e delle pensioni.
Tra le altre richieste che Atene dovrà soddisfare, l’adozione del codice di procedura civile per accelerare i processi e ridurne i costi, la salvaguardia dell’indipendenza dell’istituto di statistica Elstat, la piena attuazione delle norme previste dal trattato per l’Unione monetaria.
Dal canto suo il premier greco Alexis Tsipras rivendica di essere “riuscito a ristrutturare il debito, ottenendo finanziamenti a medio termine”. Ma al momento appare esserci, in realtà, più che altro una rimodulazione, mentre continua a mancare, a quanto risulta, qualsiasi indicazione su una riduzione del medesimo, nonostante nella versione cassata nella notte venissero espresse “gravi preoccupazioni” sulla sua sostenibilità. E che il Fondo monetario stesso avesse, nei giorni scorsi, sostenuto che senza rivedere i termini dell'esposizione di Atene verso i creditori, qualsiasi soluzione trovata non sarebbe stata che di breve termine. È stata la stessa cancelliera Angela Merkel a escludere un “haircut”, ovvero un taglio.
Allo stato delle cose, questa è la preoccupazione che rimane. Nell'immediato, aver scongiurato una “Grexit” dall'Eurozona, anche solo temporanea, dovrebbe dare stabilità ai mercati e togliere armi agli speculatori. Ma più in là potrebbe affacciarsi il timore che, pure se Tsipras rispetterà tutti gli impegni presi in ambito europeo, a differenza di quanto avvenuto in passato, ciò potrebbe non bastare a riportare un Paese dall'economia strutturalmente debole verso un livello di crescita che consenta di ridurre il debito. E allora tutto potrebbe ricominciare d'accapo, per l'ennesima volta.
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