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Il report “Pensions at a Glance 2017” dell’Ocse non ha portato buone notizie per quanto riguarda la previdenza italiana. Secondo il documento, infatti, l’età normale di pensionamento per la generazione nata nel 1996 dovrebbe crescere ulteriormente a 71,2 anni.

L’Italia, insieme a Danimarca e Olanda, è uno dei tre Paesi Ocse in cui chi entra oggi nel mondo del lavoro andrà in pensione dopo i 71 anni di età. Questo significa che chi ha iniziato a lavorare in Italia nel 2016 a 20 anni, in base alla legge che lega l’età pensionabile alle aspettative di vita, andrà in pensione a 71,2 anni, contro i 74 anni della Danimarca e i 71 dell’Olanda.

L’Ocse ha poi evidenziato che l’Italia è anche il Paese che nell’Ocse ha per gli uomini l’età di uscita effettiva per pensionamento più bassa rispetto a quella di vecchiaia legale. Secondo il think thank parigino, nel 2016 ci sarebbero stati tra l’età di uscita per vecchiaia (66,7 anni) e quella media effettiva 4,4 anni di differenza, il divario più alto nell’area Ocse. In media nell’area Ocse il divario tra età legale ed effettiva di uscita per pensionamento è di 0,8 anni per gli uomini e di 0,2 anni per le donne.

E ancora, l’Ocse ha sottolineato che nei 35 Paesi membri dell’organizzazione solo Italia, Danimarca, Finlandia, Olanda Portogallo e Slovacchia hanno introdotto il calcolo dell’aspettativa di vita nella legislazione previdenziale e che questo aumenterà l’età pensionabile in media di 1,5 anni per gli uomini e di 2,1 anni per le donne.

Da quanto emerso dal report, tre Paesi dell’area, Italia, Danimarca e paesi Bassi, prevedono di portare l’età della pensione oltre i 68 anni, mentre l’età della pensione resterà inferiore a 65 anni solo in Francia, Grecia, Lussemburgo, Slovenia, Turchia, per i lavoratori che hanno svolto una carriera professionale completa.

L’Ocse ha evidenziato anche che il tasso di sostituzione (la percentuale di stipendio medio accumulato nel corso di una vita lavorativa che va a formare la pensione) nei 35 Paesi Ocse è attualmente del 63%, mentre in Italia sale al 93,2%, contro un minimo del 29% in Gran Bretagna e un massimo del 102% in Turchia.

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