
Gli interessi sui mutui ipotecari avevano già superato il 4% con il costo del denaro all’1,25% e, con il nuovo rialzo al 2% appena deciso dalla Banca centrale europea, è possibile immaginare che venga sforata la soglia del 5%. Lo dice il più recente studio di FABI sul tema. Secondo la Federazione Autonoma Bancari Italiani, il nuovo scenario finanziario che si profila per le famiglie e imprese italiane, è sempre più buio.
Mutui, le sfide del governo
“La Bce, per contenere l’inflazione vicina al 12%, ha deciso di alzare il costo del denaro fino al 2%, - dichiara il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, - ma non è detto che raggiunga l’obbiettivo. L’Eurotower alza i tassi e le banche si adeguano, ci guadagneranno insieme a propri azionisti. Conseguentemente alla decisione della Bce, i tassi di interessi sui mutui potrebbero superare il 5%. Il governo sta per intervenire sulle bollette, ma il positivo intervento del governo corre il rischio di essere in parte annullato dall’aumento dei tassi sui mutui e prestiti. C’è poi un problema giovani: devono essere prorogate le agevolazioni fiscali azzerando ogni tipo di imposta e potenziando il Fondo di garanzia per i mutui dei giovani, grazie al quale lo Stato fa da garanzia alle banche. Inoltre, il governo, che dovrebbe aiutare i giovani a comprare casa, e la Banca d’Italia potrebbero vigilare sulle banche, anche in una situazione di libero mercato come la nostra, affinché non si inneschi una eccessiva competizione fra banche per chi riesce a guadare di più rispetto al rialzo dei tassi di mutui e prestiti. In un momento di pesante crisi come questa le banche devono svolgere il proprio ruolo sociale fino in fondo sostenendo famiglie e imprese”.
Mutui, previsioni tassi 2022
Secondo la Federazione, il nuovo aumento arriva dopo i primi sette mesi dell’anno in cui i finanziamenti delle banche alle famiglie e alle imprese sono cresciuti in media dello 0,4%, a un ritmo ben inferiore rispetto alla media registrata nell’ultimo quinquennio e pari all’1,2%. Per i mutui ipotecari, il rallentamento nella crescita è stato ancora più evidente perché, mentre il ritmo di espansione a partire dal 2018 è stato, in media, del 4,6%, nel corso del 2022 i molteplici fattori di incertezza hanno modificato il generale clima di fiducia di tutti i prenditori di prestiti.
Se il contesto macroeconomico non fosse così difficile e non fosse ormai terminata un’epoca di politica monetaria favorevole, lo scenario futuro non sarebbe così preoccupante. Invece, l’accanimento della Bce nel rialzare i tassi, seppure per calmierare il fenomeno dell’inflazione, e l’inasprimento delle condizioni sui mutui - maggiore in Italia, rispetto agli altri paesi europei – corre il rischio di mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria del debito delle famiglie perché il contesto futuro dei tassi non è da riscrivere. La cronaca finanziaria del 2008 insegna che, nel periodo storico in cui il rialzo dei tassi è stato più alto di sempre e ha preceduto la politica accomodante della Bce per i successivi 15 anni, i tassi hanno raggiunto soglie da capogiro. Secondo la Federazione dei bancari, la crisi dei mutui subprime potrebbe riaccendersi in Europa.
Prestiti a famiglie e imprese nel 2022
Dal 2018 a luglio 2022, il credito alle famiglie è aumentato di ben 46,5 miliardi, con un aumento del 7,4% che ha portato lo stock da 626,2 miliardi a 672,8 miliardi. Le maggiori accelerazioni sono state conseguite nei comparti mutui prima casa e prestiti al consumo mentre un calo - seppur lieve - si è concentrato nel comparto “altri finanziamenti”. Nel corso dell’ultimo quinquennio, i mutui ipotecari sono risaliti di ben 38,8 miliardi (+10,3%) da 379,1 miliardi a 417,9 miliardi, il credito al consumo di 10,4 miliardi (+10,1%) da 102,5 miliardi a 112,9 miliardi mentre gli altri finanziamenti sono calati di 2,7 miliardi (-1,9%) da 144,7 miliardi a 141,9 miliardi.
Per i mutui ipotecari, il rallentamento nella crescita è stato ancora più evidente perché, mentre il ritmo di espansione a partire dal 2018 è stato, in media, del 4,6%, nel corso del 2022 i molteplici fattori di incertezza hanno modificato il generale clima di fiducia di tutti i prenditori di prestiti.
Inflazione e acquisto casa: un 2022 difficile
Mentre i prezzi energetici corrono e l’inflazione sfida ogni previsione, toccando quasi il 12%, per gli italiani la casa di proprietà potrebbe rappresentare sempre più una conquista. I dati di agosto diffusi dalla Bce fotografano l’Italia come un paese con tassi di interesse più alti del livello medio di quelli registrati nella zona euro. Questo vale, pressoché, per tutte le categorie di prestiti, partendo dai mutui ipotecari, passando per il credito al consumo e infine arrivando agli altri finanziamenti erogati alle famiglie. L’analisi dei tassi per scadenza del prestito, mostra che il costo del credito per le famiglie italiane è superiore in media di 18 punti base per un mutuo ipotecario con scadenza compresa tra 1 e 5 anni, fino ad arrivare a 32 punti base per uno stesso prestito a oltre 10 anni. Per tutte le altre categorie di prestiti la forbice è ben più ampia e il differenziale supera anche i 140 punti base.
Mutui casa, in Italia i tassi medi tra i più alti d'Europa
Per i finanziamenti dedicati all’acquisto della casa, alle famiglie italiane è richiesto un tasso di interesse medio del 2,62% per scadenza fino a 5 anni, contro un livello medio dell’1,58% delle famiglie francesi e del 2,27% per quelle spagnole. In tale comparto e anche per le scadenza superiori a 10 anni, l’Italia è seconda alla sola Germania, che vanta il primato in tutte le fasce temporali, rispettivamente del 2,78% per i prestiti fino a 5 anni, del 2,74% per quelli fino a 10 anni e del 3,04% per quelli con scadenza superiore a 10 anni. La situazione non migliora se confrontiamo i dati del credito al consumo, dove l’Italia primeggia – insieme alla Spagna – su tutti gli altri paesi europei, per il costo dei prestiti, con un livello minimo di tasso del 4,32% per i finanziamenti ad un anno, sino al 6, 81% per un prestito al consumo con scadenza compresa tra uno e cinque anni.
Nel comparto degli altri mutui, il tasso di interesse sui prestiti pagato in Italia per nuove operazioni raggiunge il livello massimo del 3,62% per le scadenza maggiori contro l’1,79% della Francia e il 3,30% della Germania. La Spagna vince il primato con il 4,69%, mentre i tassi italiani, per tutte le fasce di scadenza, restano pur sempre superiore alle medie europee.
In arrivo una nuova crisi dei mutui subprime?
La crisi dei mutui subprime potrebbe riaccendersi in Europa: la cronaca finanziaria del 2008, infatti, insegna che, nel periodo storico in cui il rialzo dei tassi è stato più alto di sempre e ha preceduto la politica accomodante della Bce per i successivi 15 anni, i tassi hanno raggiunto soglie da capogiro. La mappa delle condizioni del credito nell’Eurozona potrebbe così dare qualche indicazione – e non previsione – per il futuro, anticipando l’allarme finanziario per tutti quei cittadini per i quali i rischi di usura e di povertà potrebbero sostituirsi a quei da sovra indebitamento. Se il contesto macroeconomico non fosse così difficile e non fosse ormai terminata un’epoca di politica monetaria favorevole, lo scenario futuro non sarebbe così preoccupante. Invece, l’accanimento della Bce nel rialzare i tassi, seppure per calmierare il fenomeno dell’inflazione, e l’inasprimento delle condizioni sui mutui - maggiore in Italia, rispetto agli altri paesi europei – corre il rischio di mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria del debito delle famiglie perché il contesto futuro dei tassi non è da riscrivere.
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