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gli effetti sui mutui dei tagli BCE
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La Bce si prende una pausa. Durante la riunione del 24 luglio 2025 l’istituto di Francoforte ha optato per lasciare i tassi invariati, con il tasso sui depositi al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%. I commenti di idealista/mutui e degli esperti finanziari su quali saranno le conseguenze sui mutui casa in Italia.

La Bce lascia i tassi invariati: le motivazioni

“Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della BCE, - si legge nella nota diffusa da Francoforte. -  L’inflazione è pari attualmente al nostro obiettivo del 2% a medio termine. Le nuove informazioni sono sostanzialmente in linea con la valutazione precedente del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione. Le pressioni interne sui prezzi hanno continuato ad attenuarsi, a fronte di un rallentamento dei salari. Anche grazie alle passate riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo, sinora l’economia ha mostrato nel complesso buona capacità di tenuta in un difficile contesto mondiale. Al tempo stesso, il panorama resta eccezionalmente incerto, soprattutto a causa delle controversie commerciali.

Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, il Consiglio direttivo seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.

Tassi Bce e mutui casa: il commento di idealista/mutui

“Nessuna sorpresa da Francoforte: la BCE ha rispettato le attese e ha approfittato della riunione estiva per mantenere i tassi invariati, entrando di fatto in una fase di attesa, - commenta Fabio Femiani, responsabile idealista/mutui Italia. - L’obiettivo è valutare come l’attuale contesto – caratterizzato da tensioni commerciali e rallentamento globale – inciderà sull’attività economica e sull’andamento dei prezzi nell’Eurozona”.

Com’è la situazione del mercato in Europa e in Italia? “L’area Euro continua a viaggiare a due velocità: Germania e Francia appaiono sostanzialmente stagnanti, frenate anche dagli sviluppi nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, mentre la Spagna continua a registrare una crescita sostenuta. In questo contesto, l’Italia si trova in una posizione intermedia: pur mostrando segnali di resilienza in alcuni comparti, la crescita resta fragile e fortemente esposta sia all’incertezza geopolitica che alla domanda estera, in particolare sull’asse commerciale oltreoceano. La recente debolezza del dollaro potrebbe offrire un contributo alla disinflazione nel breve termine, ma l’impatto complessivo resta incerto”.

Come si muoverà la Bce nei prossimi mesi? “La BCE ha mantenuto una pausa nella normalizzazione, lasciando aperta la porta a nuovi tagli entro fine anno, forse già nella prossima riunione di settembre, ma solo se i dati confermeranno una traiettoria sufficientemente stabile verso l’obiettivo di inflazione, tenendo conto anche delle possibili ricadute delle misure tariffarie USA”.

Quali le conseguenze sul mercato dei mutui? “Per il mercato dei mutui si tratta comunque di una buona notizia: chi ha già un mutuo indicizzato potrebbe beneficiare di revisioni al ribasso, mentre per i nuovi mutuatari le condizioni bancarie restano favorevoli, con una forte concorrenza tra gli istituti e offerte ancora aggressive sui comparti “green””.

Quanto costano i mutui casa dopo la Bce

Data la decisione della Bce di lasciare i tassi invariati, la situazione dei mutui casa resta costante, al netto delle offerte delle singole banche. In particolare, per chi ha un mutuo a tasso variabile indicizzato all’Euribor 1 o 3 mesi beneficerà di rate più basse (per un variabile a 30 anni con spread allo 0,75%, da 1026 € a 811 € al mese da gennaio a oggi, con un tasso sceso all’1,95%, per un risparmio annuo di 2.580 €); chi ha un tasso fisso vedrà in media rate stabili ma più alte rispetto a inizio anno (30 anni con spread allo 0,50%, rata di 856 euro al mese rispetto agli 843 di gennaio); per i nuovi mutui la riduzione dei tassi di giugno rende ancora più interessante il variabile, finora poco scelto rispetto al fisso. D’altro canto, le banche potrebbero vedere ridotti i guadagni sui conti correnti non remunerati, con possibili conseguenze su futuri tassi dei mutui.

La Bce lascia i tassi invariati: i commenti degli esperti

"Il mancato taglio dei tassi di interesse rappresenta una notizia negativa per milioni di famiglie che hanno acceso un mutuo a tasso variabile". Lo afferma il Codacons, commentando la decisione odierna della Bce. "La spada di Damocle dei dazi annunciati dal governo Trump e le tensioni commerciali tra Europa e Stati Uniti, come ampiamente previsto, hanno avuto effetti diretti sul mercato dei mutui interrompendo la serie consecutiva di tagli ai tassi registrata negli ultimi mesi, – spiega il Codacons. – Già ad aprile il tasso medio sui mutui concessi alle famiglie per l'acquisto di abitazioni si è collocato al 3,67%, in salita dal 3,54% di marzo, secondo i dati di Bankitalia. Una escalation della guerra commerciale tra Usa e Europa rischia di aggravare la situazione portando ad una repentina salita dei tassi di interesse con ripercussioni dirette sul mercato dei mutui e su milioni di famiglie", conclude il Codacons.

"Con i tagli dei tassi decisi dalla Banca centrale europea a partire da giugno 2024, - analizza FABI, - i mutui sono tornati a crescere, con oltre 10 miliardi di euro di incremento negli ultimi 12 mesi, ma la trasmissione della politica monetaria dalle banche alle famiglie si è arrestata. Se da gennaio 2024 gli istituti di credito avevano addirittura anticipato la discesa del costo del denaro, da settembre dello stesso anno i tassi applicati sui nuovi mutui si sono stabilizzati ben al di sopra dei livelli del tasso di riferimento della Bce, fermandosi tra il 3,6% e il 3,9% nonostante i tassi ufficiali siano scesi al 2%. Il differenziale tra tasso Bce e interessi bancari resta superiore a 1,5 punti percentuali, segno che qualcosa si è interrotto nella cinghia di trasmissione della politica monetaria. L’ultimo dato, di maggio, segna la media del taeg (tasso annuo effettivo globale) al 3,59%: ne consegue che lo “spread” tra tasso Bce e interessi bancari è a quota 158 punti base dal livello “zero” di settembre. Vuol dire che banche hanno di fatto smesso di trasferire alla clientela i benefici derivanti dalla riduzione del costo del denaro, preferendo preservare i margini di profitto. Tra le cause, la prudenza delle banche per il quadro macroeconomico internazionale ancora incerto, la volontà degli istituti di credito di voler mantenere ancora alto il margine d’interesse (cioè il guadagno legato ai prestiti) e la debolezza della domanda da parte della clientela. Una situazione che, di fatto, limita l’efficacia della politica espansiva della Bce e penalizza soprattutto le famiglie più vulnerabili, limitando l’accesso al credito e rallentando la ripresa economica. In ogni caso, il mercato dei finanziamenti per la casa è ripartito: dopo un lungo periodo di frenata dovuta all’impennata del costo del denaro, lo stock dei mutui alle famiglie ha mostrato segnali di ripresa a partire da metà dello scorso anno: dai 420,8 miliardi di euro registrati a maggio 2024 – il livello più basso degli ultimi due anni – il volume è salito progressivamente, raggiungendo i 431,5 miliardi a maggio 2024. Un incremento di oltre 10 miliardi in dodici mesi, che segna un’inversione di tendenza netta rispetto alla fase di contrazione registrata tra fine 2022 e inizio 2024, quando l’inasprimento dei tassi da parte dell’Eurotower aveva congelato il mercato dei mutui".
 

Tassi Bce, a quando nuovi interventi di politica monetaria

Ecco le date delle prossime riunioni Bce durante le quali l’istituto di Francoforte potrebbe decidere nuove variazioni nei tassi di interesse:

  • 11 settembre 2025
  • 30 ottobre 2025
  • 18 dicembre 2025

(in aggiornamento)

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