Ecco per quali motivi continua ad aumentare il consumo di suolo in Italia e quali regioni e province sono più esposte al fenomeno
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Cantiere di impresa di costruzioni
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Il suolo fornisce all’uomo tutti gli approvvigionamenti vitali di cui necessita. Si parla di prodotti alimentari, di materie prime e biomasse, ma anche di regolazione del clima e del rischio di esporsi a fenomeni estremi, di cattura e stoccaggio di anidride carbonica, di controllo delle erosioni e della qualità dell’acqua. Tutte funzioni che contribuiscono alla sopravvivenza dell’uomo, al mantenimento dell’ecosistema e alla biodiversità.

Tuttavia il suolo, di fronte all’attività antropica dell’uomo è a sua volta una risorsa fragile. I fenomeni di progressiva trasformazione dei terreni agricoli, naturali e seminaturali in superfici artificiali, non fanno altro che aumentare i rischi legati al consumo di suolo, in Italia come in Europa e in tute le parti del mondo.  

Che cos'è il consumo di suolo

Si parla, dunque, di perdita di suolo per riferirsi al fenomeno legato alle dinamiche insediative dell’uomo di copertura artificiale dei terreni agricoli, boschivi, urbani o naturali. 

Un processo di questo tipo si verifica con la costruzione di nuovi edifici, strade e infrastrutture, considerati come elementi di espansione e densificazione dei centri abitati, nonché di cementificazione, asfaltatura e creazione di strutture permanenti. 

Anche gli stessi pannelli fotovoltaici rappresentano una causa di consumo in quanto prevedono una nuova forma di artificializzazione del suolo. Tutti questi processi fanno perdere al suolo la sua funzione originaria naturale e di ecosistema per divenire una superficie artificiale e impermeabilizzata.

Suolo agricolo
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Consumo e uso del suolo: qual è la differenza

Una definizione del consumo di suolo è stata data anche dalla direttiva europea 2007/02/CE che qualifica il fenomeno come copertura artificiale del suolo, il cui consumo è rappresentato, nella forma più evidente, dall’impermeabilizzazione.

La definizione della direttiva europea introduce anche il concetto di uso del suolo, che indica come uno specifico territorio sia impiegato dall’uomo, per esempio a fini residenziali, di produzione o di ricreazione. 

Consumo e uso del suolo, pur essendo utilizzati spesso come sinonimi, rappresentano tuttavia le due facce della stessa medaglia: entrambi i termini, anche se distinti, evidenziano quanto l’attività dell’uomo stia modificando, in maniera permanente, la superficie terrena. 

Recupero e consumo netto di suolo 

Il processo inverso al consumo è rappresentato dal recupero, riutilizzo, demolizione, deimpermeabilizzazione, rinaturalizzazione del suolo, ovvero da tutte le opere messe in atto per ripristinare la superficie nella sua versione naturale e non impermeabilizzata. 

Sottraendo il suolo oggetto di consumo dalle superfici agricole, naturali e seminaturali dovute ad attività di recupero, si ottiene il consumo netto del suolo. È bene riconoscere, tuttavia, che i processi di recupero del suolo sono nettamente più lenti e laboriosi di quelli di consumo. 

Quanto suolo si consuma in Italia

Il consumo di suolo rappresenta una delle principali minacce alla biodiversità, alla sostenibilità ambientale, alla sicurezza alimentare e alla resilienza climatica. In Italia, il monitoraggio del fenomeno è affidato all’Ente pubblico per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e al Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) che, annualmente, producono una cartografia con i dati aggiornati e una serie di indicatori di descrizione del fenomeno.

Il rapporto del 2025, contenente i dati aggiornati al 2024, calcolano che in Italia la crescita del consumo di suolo è pari a 83,7 km2 di territorio trasformato in area artificiale, con un aumento del 15,6% rispetto al 2023. Ogni secondo, 2,7 m2 di suolo viene consumato, pari a 159 m2 al minuto e a un valore giornaliero di circa 230.000 m2. 

Il recupero di suolo compensa solo in minima parte il saldo negativo. Infatti, nel 2024 le operazioni di ripristino hanno consentito di recuperare appena 5 km2 di suolo. Pertanto, il consumo netto è di 78,5 km2, il valore più elevato degli ultimi 12 anni. 

Quali sono le principali cause del consumo del suolo

È bene ricordare che in Italia non esiste una legge nazionale sul consumo di suolo. Ciascuna regione interviene con misure a livello locale per ridurre il consumo e promuovere il ripristino del suolo e di aree dismesse, nonché la rigenerazione urbana

In questo scenario, i dati del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) consentono di avere un quadro aggiornato su quali siano le principali cause del consumo del suolo in Italia e delle conseguenze. Nel dettaglio, nell’anno 2024: 

  • le aree dei nuovi cantieri, negli anni destinati a diventare edifici e infrastrutture, sono quelle che producono il maggiore consumo di suolo, pari a 4.678 ettari, corrispondenti al 56% del totale annuale;  
  • gli edifici hanno consumato un’area di 623 ettari;
  • le aree estrattive 436 ettari;
  • le infrastrutture 351 ettari;
  • le altre coperture artificiali (piazzali, campi sportivi, discariche e cortili) 581 ettari;
  • i pannelli fotovoltaici a terra 1.702 ettari su superfici che, per l’80%, erano utilizzate per la produzione agricola.
Pannelli fotovoltaici a terra, uno degli utilizzi più recenti dell'utilizzo del suolo
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Qual è la regione più cementificata d'Italia?

I numeri forniti dall’ISPRA consentono di avere un quadro aggiornato anche del consumo di suolo per regione. Nella tabella contenente i relativi indicatori, si legge chiaramente che la Lombardia è la regione dove avviene il consumo di suolo più elevato in Italia rispetto al territorio regionale (il 12,22%). 

Nel dettaglio, nel 2024 il consumo è stato di 834 ettari, a fronte di un ripristino di 66 ettari e di un consumo netto di 768 ettari.

Consumo di suolo per regione

In termini assoluti, il consumo di suolo in Emilia-Romagna è stato più elevato della Lombardia (1.013 ettari), con un recupero di 143 ettari e un suolo netto consumato di 870 ettari. 

In termini relativi, ovvero rispetto alla superficie della regione, il consumo si è attestato all’8,99%. Più che in Lombardia, pesa il consumo di impianti fotovoltaici (112 ettari contro 31). Consumi elevati di suolo si hanno anche in: 

  • Puglia per 838 ettari, pari all’8,19% del territorio regionale;
  • Lazio per 785 ettari, pari all’8,24% del territorio regionale;
  • Veneto per 730 ettari (11,86%);
  • Sardegna per 677 ettari (3,39%), dei quali 293 ettari per impianti fotovoltaici a terra;
  • Campania per 495 ettari (10,61%).  

Monza e Brianza si conferma al primo posto per percentuale di suolo artificiale, con quasi il 41% del territorio provinciale consumato e con un aumento di 47 ettari nell’ultimo anno. Le province con il maggiore consumo di suolo annuale sono Viterbo (424 ettari), Sassari (245 ettari) e Lecce (239 ettari). 

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