
Una scena tipica nel mercato immobiliare statunitense è quella delle code davanti alle case durante le giornate dedicate alle visite organizzate dalle agenzie immobiliari. Una situazione che se prima era comune in tutto il Paese, dopo la pandemia ha cominciato ad interessare sempre di più la periferia delle grandi città. Il desiderio si spazi più ampi, sia interni che esterni, e la diffusione dello smart working hanno spinto le persone a spostarsi dal cuore delle metropoli. Un fatto che ha innescato un aumento dei prezzi degli immobili.
In questo quadro bisogna inserire le mosse della Fed, che con l’aumento dell’inflazione ha deciso di aumentare i tassi di interesse al 4,50%-4,75%, portando il costo degli interessi sui mutui oltre il 6%. Bisogna poi considerare un altro aspetto: nonostante l’enorme clamore causato dall’ondata di licenziamenti effettuati da grandi società finanziarie e tecnologiche a New York, San Francisco e San Jose, il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti rimane al 3,4%. Si parla dunque di un’economia relativamente forte in cui ci sono ancora persone - in particolare tra la generazione dei Millennial - che hanno bisogno di cercare una nuova casa.

In questo nuovo scenario cominciano a emergere le aree alla periferia dei grandi centri economici, come New York. Proprio in queste zone, infatti, si sta indirizzando l’interesse degli acquirenti. I lavoratori ben pagati tendono a cercare casa in zone caratterizzate da grandi abitazioni con spazio esterno.
Secondo Realtor.com, distretti come Scarsdale e Bronxville alla periferia di New York o le contee di Essex e Bergen nel New Jersey stanno vivendo un boom e hanno registrato un aumento dei prezzi di quasi il 10% su base annua a gennaio. Mentre nelle aree di San Francisco, Phoenix e Las Vegas, dove i prezzi sono aumentati di oltre il 20% dalla pandemia, si stanno registrando dei cali.
La stagione primaverile segnerà la ripresa o meno del mercato
L’inizio della stagione primaverile nel real estate americano è come il periodo natalizio per i centri commerciali. Si tratta di quel periodo in cui molte famiglie cercano di cambiare casa prima dell’estate e del cambio di scuola. Nei mercati più movimentati, da New York a Miami, la situazione viene inquadrata come una lotta per le case scarse sul mercato. Molti proprietari ci pensano due volte e hanno pochi incentivi a vendere e rinunciare ai loro bassi tassi sui mutui. “Questa sarà una stagione primaverile caratterizzata da grandi differenze tra i mercati”, ha affermato Benjamin Keys, esperto immobiliare presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania.
Ma anche l’offerta varia da un luogo all’altro del Paese. In media, l’offerta di abitazioni sul mercato è aumentata del 65%, più che raddoppiando in mercati come Palm Beach County (Florida), e quadruplicando nelle contee di Denton e Collin, a nord di Dallas, aree caratterizzate per la costruzione di nuove abitazioni.
Situazione diversa a New York e dintorni. Solo sei contee statunitensi hanno registrato cali annuali negli elenchi disponibili a gennaio. Cinque di loro erano a New York e nella sua periferia, e il sesto era a Hartford, nel Connecticut, secondo un’analisi delle 100 principali contee di Realtor. Westchester ha registrato il calo maggiore del Paese, con il 15% di offerta in meno rispetto allo scorso anno.
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