Due manager su tre la pensano così: in Italia si fa meno carriera che all'estero e la ragione principale è una scarsa cultura aziendale e professionale, seguita dall'assenza di meritocrazia. Ed uno su tre è pronto ad andarsene, destinazione stati uniti, regno unito e australia
È questo il parere dei 327 manager professionisti del settore marketing e comunicazione che hanno risposto all'inchiesta lanciata da adico, l’associazione italiana per il marketing le vendite e la comunicazione, con l’obiettivo di misurare l’umore delle donne e degli uomini che dettano strategie, lanciano idee e, soprattutto, hanno un confronto diretto e quotidiano con i colleghi all’estero
Di fronte alla domanda: "è vero che all’estero si fa più carriera che in Italia?" il 25,6% degli intervistati si trova “assolutamente d’accordo” e il 36,7% si dichiara “d’accordo”. Seguono con il 24,4% coloro che hanno risposto “abbastanza d’accordo”, mentre il 13,3% discordano dall’affermazione
Quali sono i punti di debolezza del sistema-Italia che indurrebbero un manager a trasferirsi all’estero? primo fra tutti è il “livello culturale e aziendale” (33,3%), evidentemente considerato dai manager di un livello inferiore a quello che una realtà aziendale moderna dovrebbe esprimere
Gli intervistati parlano di ambienti di lavoro resi soffocanti dai dispetti, le ripicche, le inefficienze, le troppe perdite di tempo, riunioni interminabili, l’individualismo, l’interesse particolare che annienta l’obiettivo di gruppo, la carenza di etica e fair play, e mancanza di modelli nei vertici aziendali, il poco riconoscimento del talento professionale e il nepotismo
Gli intervistati si dichiarano stressati da richieste di performances sempre meno realistiche e in una situazione di modelli di organizzazione e di filosofia aziendale ormai superati, inefficaci ai nuovi odierni scenari socio-economici
Seguono tra i fattori di fuga la meritocrazia (21%), che manca secondo i nostri manager nel sistema socio economico e lavorativo italiano; la classe politica (15,2%) seguita dalla classe dirigente (10,6%), il basso livello di ’etica negli affari (7,6%) i salotti e le lobby (6,1%).
1 Commenti:
Sono assolutamente d'accordo con quello soprascritto. Io sono costretto dal "sistema italiano" all'età di 72 anni dopo 56 di esperienza lavorativa come artigiano nel campo del mobile/arredamento, ecc. E con una pensione di 540 euro al mese a cercare un impiego in paesi in via di sviluppo, come Formatore Professionale, dato che sono già stato in Africa 20 anni fa, e so che in questi paesi non conta l'età, ma quello che conta è l'esperienza!!! Tutto al contrario che in Italia!!!e là ci sono ancora moltissimi giovani che vogliono imparare un mestiere, che consenta loro di migliorare la propria condizione esistenziale. Al contrario che in Italia dove tutti i giovani vogliono il "pezzo di carta" col quale poi vanno ad ingrossare la lista dei disoccupati, precari, ecc. Ecc. E col quale non possono neanche pulirsi il c..o quando vanno in bagno!!! alla faccia dell'intelligenza, del progresso e del benessere!!!!!.....
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