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Si intitola "le macchinazioni di gianfranco fini in vista del voto di fiducia della settimana prossima" l'articolo dell'economist in cui si spiega la crisi del governo italiano. Più che chiarimenti, il giornale economico racconta un dietro le quinte, in cui sarebbe il leader di futuro e libertà a rimetterci di più dalla possibile sfiducia al governo il 14 dicembre

"La politica italiana raramente è stata diretta. Ma raramente è stata tanto confusa come in vista dell'alluvione di voti al parlamento che 14 dicembre potrebbe abbattere il governo conservatore di silvio berlusconi" scrive l'economist che attribuisce tutta questa foschia all'incertezza "tattica dell'uomo che ha fatto precitare la crisi, gianfranco fini, il presidente della camera dei deputati"

The economist intevista maurizio pessato, leader swg che afferma che la ragione principale della diminuzione della popolarità di berluscono è stata la divisione della destra apertasi in primavera, quando proprio fini sfiduciò il suo leader. "Chi fino ad allora era apparso forte, cominciò a sembrare debole - dice pessato". Ma la cosa che secondo l'economist rende più forte fini, è che dopo la svolta "post fascista" del suo partito, "nessuno dubita della sua sincerità"

Il giornale economico, poi, cita un'analisi di Salvatore merlo sulle trasformazioni di fini in cui tutte le tattiche del presidente della camera si fanno derivare dalla cultura fascista: l'anticapitalismo, il femminismo e l'ecologismo del post-fascismo degli anni '70. Si ricorda la polemica con pino rauti, che si separò da fini in segno di protesta nel 1995 e l'approdo del leader di futuro e libertà al tavolo dei moderati

Ora, secondo the economist, l'obiettivo di fini è un nuovo governo, con un nuovo programma, ma non necessariamente un nuovo leader. Il problema di fini, allora, aggiunge il quotidiano, è che fare la prossima settimana, dopo che già il 7 dicembre il senato ha approvato il bilancio del 2011. Il governo spera sia facile ottenere i voti di fiducia al senato. Ma deve confrontarsi con due mozioni di censura alla camera dei deputati, dove la nascita di fli ha rubato a berlusconi la maggioranza, nonostante le sue compravendite

Il punto è che fini teme di essere indicato come traditore e ha promesso di non consegnare il potere all'opposizione di centro-sinistra, mentre allo stesso tempo una delle mozioni di sfiducia viene proprio da tre dei suoi. Neanche l'astensione dal voto offre una via di scampo a fini, a belusconi basta ottenere la maggioranza dei votanti, quindi è assulatamente indifferente che fli voti o no

L'economist conclude che il 14 dicembre la crisi sarà dura anche per fini e non solo per berlusconi

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