Stile e filosofia di Renzo Piano, il noto architetto genovese che ha messo l’estetica al servizio della comunità.
Commenti: 0
Uno dei tre scarabei dell'Auditorium Parco della Musica
Pexels

Parlare di Renzo Piano significa ripercorrere una lunga strada pari a mezzo secolo di architettura, la stessa che ha cambiato il modo di abitare e concepire il mondo. Con progetti che hanno ridisegnato skyline, waterfront e interi quartieri, il suo lavoro può essere considerato come un dialogo silenzioso con la luce, l’aria e il paesaggio; è però anche una storia profondamente italiana, fatta di cantieri artigiani, ingegno, ostinazione e ascolto. Così è nata un’architettura che non è mai stata considerata spettacolo, ma esperienza quotidiana. Alla fine, è proprio da qui che inizia l’affascinante racconto dell'architettura di Renzo Piano.

Chi è Renzo Piano? La sua storia

La storia di Renzo Piano inizia a Genova nel 1937 in una famiglia di costruttori: cresce tra cantieri e materiali, osservando il lavoro di suo padre e dei suoi fratelli, ed è proprio in questo contesto che apprende i segreti della manualità, l’ascolto degli artigiani e il senso delle proporzioni. Dopo la laurea al Politecnico di Milano, negli anni Sessanta, Piano decide di viaggiare e assorbire influenze internazionali lavorando a stretto contatto con figure come Zygmunt Stanislaw Makowski, da cui assorbe la passione per le strutture leggere.

La svolta arriva nel 1971, quando fonda lo studio con Richard Rogers. Insieme vincono il concorso per il Centre Pompidou di Parigi, un’opera destinata a rivoluzionare l’architettura contemporanea e a rendere il nome di Piano celebre nel mondo, tanto che oggi è tra i musei imperdibili di Parigi. È il primo atto di una lunga carriera internazionale che lo porterà a lavorare dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Svizzera all’Australia.

Nel 1981 decide di fondare il Renzo Piano Building Workshop, con sedi a Genova, Parigi e New York. Nel 1998 poi arriva il Premio Pritzker, il più prestigioso riconoscimento per un architetto, a coronare una carriera incredibile. Nonostante il successo globale però, Piano rimane profondamente legato alla sua città natale, contribuendo a progetti per la riqualificazione del porto e partecipando attivamente alla ricostruzione del Ponte Morandi con il nuovo Viadotto Genova San Giorgio.

Ponte San Giorgio a Genova
from Lig - CC BY-SA 4.0 / Wikimedia Commons

Cos’è l’architettura per Renzo Piano

Per Renzo Piano l’architettura non ha mai rappresentato solamente la costruzione di un edificio, piuttosto ha avuto la funzione di un vero e proprio atto civile, un servizio alla comunità. Nei suoi scritti e nelle sue interviste ritorna spesso l’idea che l’architetto debba essere un artigiano del bene comune, capace di ascoltare le persone e il luogo prima ancora di immaginare il progetto. 

Non stupisce, quindi, che Renzo Piano definisca l’architettura come un mestiere che si colloca tra arte e scienza: da una parte c’è l’estetica, l’intuizione, il rapporto con la luce; dall’altra ci sono la tecnologia, l’ingegneria, i materiali innovativi. Il punto di equilibrio tra queste due parti è esattamente ciò che permette agli edifici di essere non solo belli, ma utili e durevoli. In sostanza, al centro della visione di Renzo Piano ci sono tre concetti: responsabilità, sostenibilità e leggerezza. 

Lo stile architettonico di Renzo Piano

Quali sono, però, gli aspetti principali che definiscono lo stile di Renzo Piano, riconoscibile, ma mai ripetitivo? Tra gli aspetti essenziali che definiscono la filosofia dell’architetto genovese ci sono la leggerezza, la trasparenza e la continua sperimentazione tecnologica. 

Le sue architetture non vogliono dominare il paesaggio, preferendo dissolversi in esso attraverso dei materiali specifici come vetro, acciaio e legno in combinazioni sempre nuove. Ciò che cambia invece è il contesto, che Piano considera il suo vero committente. Uno sguardo sintetico permette di individuare alcuni tratti ricorrenti del suo linguaggio:

  • uso estensivo della luce naturale;
  • attenzione per la sostenibilità e per l’efficienza energetica;
  • strutture leggere e spesso modulari;
  • trasparenze che cancellano il confine tra interno ed esterno;
  • ricerca costante dell’innovazione costruttiva;
  • integrazione profonda con il contesto urbano e paesaggistico.

Questi elementi non sono mai formule fisse, ma strumenti di interpretazione. Lo stile di Piano non è una firma estetica, bensì una metodologia. È per questo che i suoi edifici appaiono spesso silenziosi: questo vuol dire che non cercano di stupire con forme estreme, ma di funzionare bene, durare nel tempo e offrire spazi accoglienti.

Nemo, il museo della scienza ad Amsterdam
Txllxt TxllxT - CC-BY-SA-4.0 - Wikimedia Commons

Un approccio che supera lo stile

Renzo Piano ha più volte dichiarato di non credere nello stile come marchio personale: questo vuol dire che non vuole essere riconosciuto da un tratto formale, ma dal modo in cui l’edificio risponde ai bisogni della comunità. Il suo approccio progettuale è basato sulla ricerca costante: ogni progetto è un prototipo, un laboratorio in cui sperimentare nuove soluzioni e materiali. 

Superare lo stile significa però anche riconoscere la complessità delle città contemporanee. Renzo Piano, infatti, parla spesso di rammendare le periferie, una parola che rivela la sua visione etica di un’architettura che deve ricucire, creare connessioni, restituire luoghi pubblici, offrire spazi dove vivere meglio.

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account