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Il futuro del lavoro: braccio di ferro della fiat a melfi

Tutto quello che sta succedendo con la fiat in questi ultimi mesi non è solo cronaca. Sono in gioco le relazioni lavorative, sindacali e produttive della più importante impresa italiana, quindi, indirettamente, di tutti i lavoratori italiani. L'ultimo atto si consuma nello stabilimento di mefli. Tre operai licenziati per interruzione della catena produttiva, secondo fiat, sono riammessi dal giudice. Si presentano al lavoro, ma, fermati dalla vigilanza interna, sono dirottati nella sala sindacale. Di fatto, non stanno lavorando. È la prima volta che un'impresa sfida in questo modo una sentenza giudiziaria

Questi i fatti. Come aveva disposto una sentenza della magistratura del lavoro, tre dipendenti licenziati sarebbero dovuti tornare al loro posto. Al cambio turno delle 13.30 i tre operai  - Giovanni barozzino, Antonio lamorte e Marco pignatelli - sono entrati nello stabilimento di melfi  fra gli applausi dei colleghi, ma sono stati bloccati dalla vigilanza interna che li ha invitati a seguirli nel suo gabbiotto. I tre operai erano accompagnati dagli avvocati e da un ufficiale giudiziario, che aveva il compito di notificare il provvedimento di reintegro del giudice del lavoro di melfi

Poco dopo le 14, l'azienda ha comunicato che ai tre operai veniva di fatto vietato l'accesso alle postazioni nella catena di montaggio e che i lavoratori, due dei quali sono delegati fiom, avrebbero potuto continuare a svolgere attività sindacale all'interno della fabbrica. La fiat avrebbe messo pertanto a disposizione degli operai la saletta sindacale dove restare durante il turno di lavoro, in attesa del pronunciamento del giudice sul ricorso della casa automobilistica. Una proposta rigettata dai dirigenti della fiom e dai legali dell'organizzazione sindacale: poco dopo le 15, i tre dipendenti sono usciti dall'azienda. E la fiom Basilicata ha presentato una denuncia ai carabinieri.

L'azienda ha ricordato che a carico dei tre lavoratori "è in corso anche indagine penale da parte della procura della repubblica presso il tribunale di melfi". Secondo l'azienda, "fu un volontario e prolungato illegittimo blocco della produzione, e non esercizio del diritto di sciopero"

La fiom ha invece richiesto l'intervento del presidente napolitano, accusando fiat di non rispettare le sentenze giudiziare

Ciò che è certo è che questo contenzioso segnerà il futuro delle relazioni lavorative in Italia

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