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Cosa succede se vince il no al referendum costituzionale? La parola agli esperti
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Mentre si fa sempre più incandescente il clima in Italia in vista del referendum del 4 dicembre - dal cui esito potrebbe dipendere la tenuta stessa del governo - da più parti si alzano voci sul possibile scenario post voto. Da chi come il Financial Times parla di un fallimento per otto banche italiane, alle rassicurazione della Bce, pronta a sostenere con un massiccio acquisto del debito italiano gli scossoni del post referendum. idealista news ha chiesto a vari esperti quali sarebbero le reali conseguenze per il nostro Paese della vittoria del no.

Ci mancava l’entrata a gamba tesa del Financial Times, secondo il quale “fino a 8 delle banche italiane che versano in stato di difficoltà rischierebbero di fallire se il presidente del consiglio Matteo Renzi perdesse il referendum costituzionale del prossimo fine settimana e se le successive turbolenze di mercato scoraggiassero gli investitori dal ricapitalizzarle"”.

Prima operazione a rischio sarebbe il rimpolpamento delle casse del Monte dei Paschi di Siena, operazione messa in ghiacciaia proprio in attesa dell’esito referendario. “certamente trovare investitori che siano disponibili a mettere risorse fresche dentro queste realtà che sono in fase di ristrutturazione diventerebbe molto complesso” afferma Pietro Cafaro, docente di Storia economica all’Università Cattolica di Milano.

Confermando, tra l’altro, che il discorso non vale solo per lo storico istituto senese: “tutto il sistema è in una fase di ristrutturazione nella quale la necessità di patrimonializzare le banche è fondamentale”.

La questione di fondo non è che vada in porto o meno la riforma costituzionale, anche se l’Ocse, ad esempio, sponsorizza il sì perché darebbe una “maggiore governabilità”. Ma lo scenario politico che rischia di aprirsi con una eventuale crisi di governo che dovesse seguire alla vittoria del no.

“Comprendo benissimo – afferma Cafaro – le preoccupazioni espresse a livello internazionale, mentre è in corso una lievissima ripresa” che potrebbe impantanarsi di nuovo in caso di instabilità politica. “Anche se – aggiunge – al di là delle inquietudini del momento,

fa sempre un po’ specie che vi sia una convergenza da parte di esponenti della stampa internazionale, legati a interessi ben individuabili, rispetto alla nostra situazione.

L’impressione è che a volte ci sia anche la volontà di soffiare sul fuoco per movimentare in senso negativo le cose, per fare il gioco di chi punta sull’instabilità”.

Prima del “warning” del Financial Times, ci aveva già pensato l’impennata dello spread tra Btp e Bund, arrivato venerdì scorso a sfondare quota 190 come non accadeva da ottobre 2014, a far ipotizzare che una vittoria del no al referendum del 4 dicembre possa portare a una fase di instabilità destinata a spostarsi dalle stanze della politica alle sale operative degli attori della finanza.

“Nello spread attuale – dice Gianluca Beccaria, responsabile dei progetti istituzionali di Directa Sim - c’è già parte del rischio. A 190 non si è arrivati per caso. Non escluderei che inglobi già del tutto la vittoria del no. Mi aspetto, in quel caso, che salga ancora un po’, ma non di tanto. Mi stupirei se a fine giornata il differenziale fosse superiore a 220-230 punti base. Per contro, mi aspetto un netto calo in caso di vittoria del sì”.

Questo il 5 dicembre, ma poi? “Molto dipenderà da come si comporterà la Bce nella riunione, molto attesa, di tre giorni dopo”. Secondo Beccaria,

un intervento deciso di Mario Draghi, nel caso in cui dovesse decidere un prolungamento dell’operazione di quantitative easing e nelle scelte di acquisto dovesse inserire un buon ammontare del debito italiano, potrebbe far rientrare immediatamente l’allarme.

Un’opinione condivisa dagli esperti di Barclays, secondo i quali l’Eurotower non permetterà che i titoli italiani diventino oggetto di attacchi speculativi, sostenendone il corso in caso di turbolenze postreferendarie.

Il ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, sostiene che i fondamentali economici sono nettamente migliori rispetto al “famigerato” 2011, quando l’estate dei Btp italiani fu così torrida (lo spread coi titoli tedeschi era arrivato a toccare la cifra record di 574) da portare alle dimissioni di Silvio Berlusconi, sostituito dal governo tecnico di Mario Monti.

Se il voto dovesse aprire una crisi di governo, “allora lì i mercati potrebbero picchiare più duro. Perché, come sappiamo, più che le notizie che ritengono negative in sé, quello che non gli piace è l’incertezza” conclude l’analista.

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7 Commenti:

annamaria
30 Novembre 2016, 16:36

piantiamolo di dare notizie catastrofiche si va avotare e poi si ritorna come sempre alla vita di tutti i giorni sperando che si vada a votare per eleggere veramente il governo del popolo perche' il popolo e' sovrano.

Agenzia Immobiliare Fraticelli
1 Dicembre 2016, 16:43

autorevoli studiosi mi hanno detto che ci saranno incontrollabili reazioni finanziare con crolli di borsa e fallimenti bancari trump e putin saranno destituiti dal popolo che eleggeranno per acclamazione l' unico caesar del mondo occidentale RENZI

Pasquale Calabrese
2 Dicembre 2016, 16:43

se vince il NO, verrà la peste nera, crollerà la popolazione mondiale e di conseguenza anche il mercato immobiliare, le case saranno in soprannumero e non le cercherà più nessuno;
su IDEALISTA saranno offerte previa compenso del venditore e si continueranno a leggere questa ed altre simili idiozie !!!

antonino
2 Dicembre 2016, 19:15

non ci fidiamo delle sciocchezze pubblicate dal finanzial times

pining
2 Dicembre 2016, 20:27

Per me il SI taglieranno due poltronifici i cui membri sono pagati profumatamente. E questo non è poco. Spero inoltre che si provveda ad eliminare le inutili "AUTORITA' " che non servono a niente. "Mi manda RAI TRE" per la tutela dei cittadini vale più di tutte le "AUTORITA' " messe insieme.
Non è molto, ma si comincia a fare qualcosa per dare più produttività alle istituzioni.
Non c'è il rischio alcuna lesione dei diritti dei cittadini e nessuna deriva autoritaria. Non siamo nè in Africa, né in medio oriente e nè in Russia.

maurizio54
3 Dicembre 2016, 11:12

Si sta facendo terrorismo psicologico ad arte. In più interferenze inaccettabili da parte di leader europei e non ideologicamente vicini a Renzi. E' ora di finirla. Comunque vada il 5 Dicembre si andrà avanti lo stesso checchè se ne dica (finanziariamente parlando) salvo i soliti giochi sporchi (vedi spread e simili). Dovremmo ribellarci a questo Sistema finanziario-massonico-politico che sta dissanguando il mondo intero!

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