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L’analisi dei redditi dei liberi professionisti di tutta Europa, contenuta in un rapporto illustrato dal Comitato economico e sociale europeo (Cese), dipinge un quadro poco roseo per i lavoratori autonomi italiani. A pesare soprattutto scarse protezioni e qualche differenza in termini di competenze.

Per precisione, bisogna considerare che si tratta di dati globali e non medi e che la definizione di libera professione cambia molto da Paese a Paese. Guardando alle proporzioni dei diversi mercati, secondo il Cese, in Italia i lavoratori classificabili come liberi professionisti sono circa 2 milioni, in Olanda 1,5 milioni, in Spagna 1,8 milioni, in Francia 4,2 milioni, in Gran Bretagna 4,8 milioni, in Germania 5,6 milioni.

Guardando al totale dei redditi dei liberi professionisti nelle diverse aree, queste proporzioni in molti casi sono totalmente ribaltate. Ad esempio, nel settore legale il giro d’affari dell’Italia è di circa 1,1 miliardi di euro, contro i 2,1 miliardi della Spagna. Nella revisione contabile si parla di 3,8 miliardi contro 3 miliardi circa e nei servizi di ingegneria di 4,5 miliardi contro 1,7 miliardi.

Nel confronto con la Francia, nel settore legale l’Italia perde per 3,8 miliardi contro 1,1 miliardi e nella consulenza di impresa perde per 6,8 miliardi contro 2,4 miliardi. L’Italia poi va male anche nel confronto con Germania, Gran Bretagna e Olanda.

Uno dei grandi problemi registrati nel nostro Paese sta nella protezione sociale, non paragonabile a quella di altri Paesi europei. Un altro problema risiede nelle competenze.

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