I diversi Paesi sono stati impattati diversamente dal covid in termini di fiucia e propensione al consumo. I dati dello studio GCIS Pulse Survey 2020 firmato da Pwc fotografano la situazione tra maggio e giugno 2020.
Se prima dell’emergenza covid erano quasi la metà (il 46%) gli intervistati in tutto il mondo che si aspettavano un aumento delle proprie spese nell’arco di 12 mesi, dopo lo scoppio della pandemia il 40% avevano riportato cali di reddito, con un calo di oltre il 10% nella quota di coloro che prospettavano maggiori spese nell’anno a venire.
I Paesi più colpiti dalla pandemia
Cifre che mostrano notevoli differenze tra Paese e Paese, con i consumatori europei molto più cauti e più propensi a spendere, invece, nei Paesi in uscita dal tunnel del virus, come Cina o Medio Oriente.
Anche in Europa comunque si notano due velocità: da una parte, infatti, troviamo i paesi del Nord in cui i redditi delle famiglie sono stati meno colpiti dalla pandemia (solo il 34% in Germania dichiara di aver subito una diminuzione del proprio reddito, seguito da 38% in Olanda e 48% in Francia) e in cui i consumatori che ritengono di ridurre le proprie spese nei prossimi mesi sono limitati (25% in Germania, 30% in Olanda e 30% in Francia).
Dall'altra paesi come la Spagna e l’Italia duramente impattati dall’emergenza covid anche nella propria economia, in cui circa il 60% degli intervistati ha subito una contrazione delle proprie entrate (57% in Italia e 61% in Spagna), in cui il 42% degli italiani e fino al 56% degli spagnoli intervistati prevede di ridurre significativamente le proprie spese nei prossimi mesi e per quali la principale preoccupazione sono le prospettive lavorative (57% in Italia, 60% in Spagna vs 33% in Germania).
La rivincita del negozio di vicinato in Italia
Secondo la GCIS Pulse Survey, la spesa per grocery è aumentata per il 64% degli italiani (seguita, a distanza, dal 35% che ha aumentato spese di Entertainment & Media e dal 27% che ha aumentato spesa per food delivery o pickup), e la metà degli intervistati ha acquistato generi alimentari con minor frequenza rispetto a prima dell’emergenza (ma con carrelli più grandi). Andamento opposto invece avranno gli acquisto di beni non necessari come ad esempio l’abbigliamento. Il 58% del campione italiano ha ridotto spese di abbigliamento e calzature, ma quando i consumatori si sentiranno di nuovo al sicuro, è ipotizzabile e auspicabile un effetto di revenge spending.
La ristorazione ha registrato comportamenti totalmente differenti. Da una parte Italia, Francia e Germania, in cui pur di non rinunciare ai propri piatti preferiti gli intervistati hanno aumentato la spesa in pickup e delivery e la ristorazione è balzata fra le top 3 categorie di spesa in aumento (per il 27% degli italiani, il 24% dei tedeschi e il 32% dei francesi). Dall’altra Spagna, Cina e UK, in cui questa spesa è risultata fra le top 3 più penalizzate: con 49% degli spagnoli, il 47% dei cinesi e il 46% degli inglesi che hanno ridotto gli acquisti in food delivery e pickup.
Per il canale fisico in Italia, con le misure di limitazione degli spostamenti torna a essere importante la prossimità: è la rivincita del negozio di vicinato. Le piccole botteghe e i negozi di quartiere diventano così i punti vendita prediletti dal consumatore, rivalutati dal 29% degli intervistati nell’ambito dello studio GCIS Pulse 2020. Un trend destinato a restare anche dopo l’emergenza, grazie al riconsolidamento della relazione tra cliente e commerciante. E ancora, un 13% dei consumatori nel corso degli ultimi mesi ha sperimentato acquisti presso punti vendita “nuovi” per il consumatore, che prima dell’emergenza non vendevano generi alimentari al pubblico.
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