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Milano Stefano Stabile / CC BY-SA

Negli ultimi anni Milano è diventata la principale destinazione europea per i super-ricchi in cerca di vantaggi fiscali e qualità della vita. Al centro di questa trasformazione c’è il regime fiscale introdotto nel 2017 con la legge 232/2016 durante il governo Renzi e resa celebre dal trasferimento in Italia di Cristiano Ronaldo nel 2018. Ma come cambia il volto del capoluogo lombardo con l'arrivo di tanti Paperoni?

Che cos'è la flat tax per i super ricchi

La misura consente a nuovi residenti milionari — stranieri o italiani rientrati dall’estero dopo almeno nove anni — di versare una imposta forfettaria annuale di 200 mila euro sui redditi di fonte estera, indipendentemente dal loro ammontare, per un periodo fino a quindici anni. Per i familiari, l’imposta scende a soli 25 mila euro. Un regime che garantisce anche l’esenzione dall’imposta di successione e donazione sugli asset detenuti all’estero.

Dal 2025 l’imposta è stata raddoppiata rispetto alla soglia originaria (100 mila euro), ma rimane estremamente competitiva se confrontata con altri sistemi fiscali europei. Non sorprende quindi che migliaia di individui abbiano scelto l’Italia, con una concentrazione evidente nel capoluogo lombardo.

Effetto Milano: tra opportunità e squilibri

Come riportato dal Financial Times, il fenomeno ha avuto una forte accelerazione dopo la decisione del Regno Unito di abolire lo storico regime dei non-domiciled residents, che consentiva di schermare patrimoni e redditi esteri. Con l’esposizione dei capitali a una tassazione fino al 40% sull’eredità e a imposte elevate su redditi e plusvalenze, molti hanno voltato le spalle a Londra.

Milano si è così posizionata come alternativa europea a Dubai o Parigi, unendo fiscalità agevolata e attrattiva culturale. La città ha accolto figure di spicco della finanza e dell’imprenditoria, tra cui Nassef Sawiris (l’uomo più ricco d’Egitto), Richard Gnodde (vicepresidente di Goldman Sachs), e Yoël Zaoui (co-fondatore di Zaoui & Co.). Altri, come Rolly van Rappard (CVC Capital Partners), stanno valutando un trasferimento, mentre Frédéric Arnault (LVMH, Loro Piana) divide ormai il suo tempo tra Parigi e Milano.

Il flusso non riguarda solo i miliardari. La fascia più dinamica è quella degli imprenditori e manager tra i 45 e i 70 anni, attratti anche dalla qualità della vita: scuole internazionali, club privati in stile londinese (The Wilde, Casa Cipriani, il futuro Soho House), nuove gallerie d’arte e hotel di lusso. La città, secondo molti osservatori, ricorda la Londra degli anni Novanta, ma con un tocco di dolce vita.

Il lato oscuro: case introvabili e rischio speculazione

Se da un lato il regime fiscale ha portato capitali freschi, dall’altro ha alimentato tensioni economiche e sociali. Il mercato immobiliare milanese è il principale terreno di scontro: la domanda per residenze di pregio è esplosa, mentre l’offerta rimane limitata.

Secondo Savills, i prezzi per attici di lusso oltre i 600 mq nel centro di Milano partono da 8-10 milioni di dollari. I canoni di affitto nel segmento prime sono cresciuti del 14% in cinque anni, a fronte di un +7% a Roma. Tuttavia, i valori rimangono ancora inferiori a Londra (1.520 €/mq contro 1.920 €/mq). La pressione sugli immobili “trofeo” rischia però di generare effetti a cascata anche sui quartieri meno elitari, aumentando la difficoltà di accesso alla casa per residenti e giovani professionisti.

Golden Visa e altri incentivi

La flat tax non è l’unico strumento di attrazione. Il “Golden Visa”, introdotto anch’esso nel 2017, offre a cittadini extra-UE la possibilità di ottenere un permesso biennale se investono almeno:

  • 2 milioni in titoli di Stato italiani,
  • 500 mila euro in un’azienda,
  • 250 mila euro in una startup,
  • oppure donano 1 milione a progetti culturali, scientifici o di conservazione.

Un pacchetto di misure che punta ad attirare capitali e competenze, ma che ha sollevato critiche sul piano etico e sociale, per l’evidente disparità di trattamento rispetto alla fiscalità ordinaria cui sono soggetti la maggior parte dei contribuenti.

Tra glamour e criticità

L’arrivo dei Paperoni ha dato nuova linfa al tessuto finanziario e culturale milanese, rafforzando la posizione della città come hub europeo post-Brexit. Le grandi banche e i fondi di private equity hanno ampliato la loro presenza, cogliendo l’opportunità di servire clienti ad alta patrimonializzazione e di investire nelle aziende familiari italiane.

Eppure, il rovescio della medaglia non è trascurabile: aumento del costo della vita, rischio di polarizzazione sociale, snaturamento dell’identità urbana. A ciò si aggiungono problemi strutturali già noti — dall’inquinamento atmosferico alla scarsità di spazi verdi, fino alla desertificazione della città nei fine settimana e ad agosto.