La malva occupa da secoli un ruolo centrale nei giardini e negli orti, in quanto non è unicamente una pianta ornamentale: le sue virtù officinali e culinarie la rendono davvero una specie preziosa. Scopri, allora, come coltivare una pianta di malva e, eventualmente, come riconoscere la malva selvatica che cresce liberamente nei campi in molte zone.
Dov'è meglio piantare la malva, in vaso o in terra?
La malva è una pianta che si adatta ai più vari contesti: per questo è capace di crescere sia in giardino che su un balcone, anche se da il meglio di sé in piena terra e in contesti rurali. In giardino, infatti, la malva sviluppa radici più profonde e robuste, garantendo fioriture abbondanti e una crescita più rigogliosa nel tempo.
Tuttavia, se non hai a disposizione un giardino o un piccolo appezzamento, la coltivazione in vaso non è assolutamente un ripiego. Scegli un contenitore ampio (almeno 20 cm di diametro) e profondo, così da permettere alle radici di espandersi.
Ricorda, però, che in vaso la pianta richiede qualche attenzione in più: dovrai irrigarla con regolarità e assicurarti che il substrato non si asciughi completamente nei periodi caldi.
Qual è il terreno migliore per la malva
Sia in vaso che in piena terra la malva predilige terreni leggeri, ben drenati e ricchi di sostanza organica. Un suolo troppo compatto o argilloso può ostacolare lo sviluppo delle radici e favorire ristagni d’acqua. L’ideale sarebbe anche misurare il pH del terreno e assicurarsi che sia neutro o leggermente alcalino, possibilmente arricchito con compost maturo o letame ben decomposto.
Se coltivi la malva in vaso, ricorda anche di aggiungere una piccola percentuale di sabbia o perlite: ciò garantirà un drenaggio ottimale e ridurrà il rischio di ristagno idrico. In entrambi i casi, evita fertilizzanti troppo ricchi di azoto, perché favoriscono lo sviluppo delle foglie a discapito della fioritura.
Come si riconosce la malva selvatica?
Soprattutto se si vive in zone rurali o si frequentano spesso sentieri di trekking, raccoglierla in natura può essere il modo più semplice di avere la malva in casa. Una volta accertatosi che la raccolta non sia proibita o pericolosa, bisogna saper distinguere bene la malva da altre erbe spontanee.
La prima cosa da osservare è la forma delle foglie: la malva presenta foglie palmate, di colore verde intenso, con margini leggermente dentati e una superficie morbida al tatto. Ogni foglia si sviluppa su un lungo picciolo e può assumere una forma quasi rotonda, suddivisa in 5-7 lobi ben evidenti.
Tuttavia, i fiori sono l’elemento più caratteristico della malva selvatica. Sbocciano dalla tarda primavera fino all’autunno inoltrato e si presentano riuniti in piccoli gruppi. Il portamento della pianta di malva è generalmente cespuglioso ed eretto, con steli robusti che possono superare i 60 cm di altezza nelle condizioni ideali.
Le parti della malva che si usano in cucina
La pianta di malva è una delle erbe spontanee più versatili anche in cucina, ma quali sono le parti più usate?
- Le foglie di malva sono probabilmente la parte più utilizzata: raccolte quando sono ancora tenere, si prestano a essere consumate sia crude che cotte.
- Anche i fiori della malva sono commestibili e molto apprezzati: oltre a decorare piatti e insalate con il loro caratteristico colore rosa-violaceo, possono essere utilizzati per preparare infusi delicati o aggiunti a dolci e biscotti.
- Infine, i germogli giovani, teneri e ricchi di sapore, possono essere aggiunti a frittate o usati come guarnizione per primi piatti.
A cosa fa bene la malva?
La malva non offre solo sapore a una vasta gamma di piatti, ma è ben nota per le sue virtù salutari. Le sue proprietà derivano principalmente dalla presenza di mucillagini, flavonoidi, vitamine (in particolare A, B1 e C) e minerali come potassio, calcio e magnesio.
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