Tra dicembre 2011 e febbraio 2012 i prestiti bancari alle imprese si sono ridotti di oltre 16 miliardi di euro. A rivelarlo è l’ultimo studio del censis «crisi di sistema e microcredito in Italia», promosso dall'ente nazionale per il microcredito, presentato qualche giorno fa presso la sala stampa della camera dei deputati da Giuseppe de rita e mario baccini
Secondo lo studio eseguito dal censis, nel 2011, rispetto al 2007, il numero di imprese coinvolte in procedure fallimentari ha superato gli 11mila casi. Se i prestiti alle imprese, nei mesi trascorsi tra dicembre 2011 e febbraio 2012, si sono ridotti di oltre 16 miliardi di euro, non va meglio neppure per gli investimenti produttivi, scesi di più del 6% nei primi mesi dell'anno rispetto al 2011
Il quadro tracciato dal censis, non si risolleva neppure spostando l’attenzione sulle famiglie italiane: ammontano al 18% del totale quelle attualmente in gravi difficoltà economiche. “Una platea ampia di soggetti - sottolinea il censis - che in gran parte possono accedere a interventi di microcredito e per i quali l'opportunità di un nuovo lavoro rappresenta la possibilità di un riscatto sociale e morale”
Come sottolineato dallo studio del censis, si fa sempre più necessaria l’esigenza di un centro di coordinamento e monitoraggio delle attività di microfinanza, ovvero piccoli finanziamenti agevolati destinati a chi è in difficoltà. Questo ruolo viene svolto dall'ente nazionale per il microcredito, che ha operato con una dotazione di 1,8 milioni di euro, soldi, dice lo studio, “più che triplicati nell'ultimo anno grazie all'acquisizione di fondi comunitari” per la realizzazione di progetti di diffusione del microcredito e di azioni a sostegno delle fasce disagiate della popolazione che non hanno accesso al credito bancario ordinario
Interessante infine il parere del presidente del censis, Giuseppe de rita, che visti i segnali di crisi (500mila posti di lavoro in meno, 13mila imprese chiuse, una disoccupazione giovanile che aumenta in modo inarrestabile) crede “sia il momento per mettere a valore e non per eliminare tutti gli strumenti che possono aiutare le famiglie e le imprese a ripartire generando nuovo lavoro, anche attraverso il microcredito, che responsabilizza chi lo usa e consente di non essere soggetti passivi del welfare, ma contribuenti attivi grazie all'autoimpiego”
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