Abolire l'imu, aumentare le detrazioni o renderla progressiva in base al reddito. Sono solo alcune delle ipotesi contenute in un documento redatto dai tecnici del ministero del tesoro. Un testo che analizza dettagliatamente tutti i pro e i contro di 8 differenti proposte per superare lo scoglio dell'imposta sulla prima casa, con un occhio sempre rivolto alle coperture necessarie
1) abolizione tout court. Quest'ipotesi, fortemente caldeggiata dal pdl, ha dalla sua il fatto di essere di semplice esecuzione. Peccato che ad avvantaggiarsene sarebbero soprattutto i redditi più alti, senza contare che praticamente in tutta europa esiste una qualche forma di tassazione sulla casa
2) aumento delle detrazioni. Prevede l'aumento delle detrazioni sulla prima casa dagli attuali 200 euro ai 300 o 500 euro con un costo per l'erario tra gli 1,3 e i 2,7 miliardi. Di facile applicazione con due punti negativi: favorirebbe soprattutto le case con rendite catastali più elevate e graverebbe soprattutto sui grandi centri urbani, svuotando le basi imponibili dei piccoli centri
3) detrazioni in base alla rendita catastale. Prevede l'aumento della detrazione sulla prima casa, graduata in base al valore della rendita catastale. Ad avvantaggiarsene sarebbero soprattutto i proprietari di case con minor valore, però anche in questo caso i piccoli comuni sarebbero privati quasi del tutto della loro fonte di gettito. La perdita per lo stato andrebbe dagli uno ai 2,2 miliardi
4) sconti in base all'isee e al numero dei figli. Le detrazioni sarebbero modulate in maniera inversamente proporzionale all'isee dei contribuenti e proporzionale ai componenti del nucleo familiare. Lo sconto massimo di 600 euro si applicherebbe al 40% dei contribuenti più poveri (con un isee inferiore a 13000 euro) mentre sarebbe nulla per quelli con reddito superiore ai 70mila euro. Un'imposta progressiva che però sarebbe di difficile applicazione. Il costo per i contribuenti sarebbe di due miliardi
5) collegamento ai valori di mercato. Collegare l'imposta al reale valore di mercato degli immobili (Come indicato dai valori omi). In attesa della riforma del catasto una novità positiva, peccato però che le stime omi indichino "valori di larga massima". Il costo per le casse statali sarebbe al massimo di 2,3 miliardi
6) introduzione della service tax. Una tassa unica che comprenda imu e tares e che sia pagata in parte anche dagli inquilini. Questi ultimi, per la parte che corrisponde loro, avrebbero sgravi in base al reddito e al numero dei componenti familiari. La perdita di gettito sarebbe di soli 700 milioni
7) detrazioni in base al reddito. Agevolazioni per i redditi fino a 55000 euro con una rendita catastale superiore a 418 euro. Le detrazioni aumenterebbero dai 200 attuali ai 280, 330 e 400. La maggiore progressività dell'imposta sarebbe danneggiata dall'alto tasso di evasione fiscale, senza contare i possibili meccanismi di elusione dell'imposta
8) deducibilità dell'imposta ai fini irpef. La proposta prevede di mantenere l'attuale impostazione dell'imposta, che però darebbe diritto a una deducibilità dall'irpef. Un meccanismo di anticipo infruttuoso per il contribuente, perché anticiperebbe al comune una tassa rimborsata l'anno dopo dallo stato
per commentare devi effettuare il login con il tuo account