Le persone fragili, in stato di grave povertà ed emarginazione sociale, sono sempre di più in Italia. Secondo i più recenti dati Istat, nel 2020 sono state registrate poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale da 6,4% del 2019) in condizione di povertà assoluta e oltre 5,6 milioni di individui (9,4% da 7,7%). Eventi come la pandemia e ora il conflitto a cui stiamo assistendo in Ucraina non fanno altro che accrescere le situazioni di emergenza e povertà. È così che in aiuto di chi non può permettersi un tetto sulla testa e un pasto caldo arrivano le associazioni, come Fondazione Progetto Arca onlus, che ha da poco portato a Roma la sua iniziativa “Cucina Mobile”.
L’Associazione Progetto Arca è nata nel 1994, quando a Milano viene aperto il primo Centro di Accoglienza Residenziale per persone senza dimora con problematiche di dipendenza. Nel 1998 viene riconosciuta come Onlus e nel 2008 diventa Fondazione. La sua mission è aiutare ogni persona a raggiungere l’autonomia. L’attenzione dell’Associazione Progetto Arca è rivolta in particolare a persone senza dimora, famiglie indigenti, persone con problemi di dipendenza, profughi e richiedenti asilo.
Per capire meglio in cosa consiste l’iniziativa “Cucina Mobile”, di recente arrivata nella Capitale con la distribuzione di pasti caldi alle persone senzatetto che dimorano nelle strade dei Municipi I e XV, e per approfondire quali altri importanti servizi offre l’Associazione, idealista/news ha parlato con Michela Ottavi, responsabile Progetto Arca a Roma.
Che cos’è il progetto “Cucina Mobile” e quando è nata l’iniziativa?
“L’iniziativa della ‘Cucina Mobile’, del foodtruck, è stata pensata dal Progetto Arca durante il primo lockdown, quando girando per le strade delle città in cui siamo presenti abbiamo incontrato persone senza dimora che non mangiavano da giorni, perché all’improvviso erano venuti meno tutti i punti di riferimento che nel tessuto sociale le persone senza dimora possono avere: dalla mensa alle docce. Ci siamo quindi chiesti cosa potevamo fare ed è venuta in mente l’idea di mettere le ruote alla cucina, di andare noi da loro in un momento in cui tutto era fermo ed era difficile l’accesso ai luoghi chiusi.
L’iniziativa è partita a Milano nel novembre del 2020, si sono poi aggiunte altre città: Varese, Torino e Roma. Ora arriveremo anche a Napoli. La ‘Cucina Mobile’ è un vero e proprio foodtruck, con fornelli, forno e bollitori a bordo. Abbiamo anche una macchina per fare le zuppe calde.
Si tratta innanzitutto di un luogo dignitoso con il quale noi ci avviciniamo alle persone, questo è il valore aggiunto dell’iniziativa. La ‘Cucina Mobile’ ci permette di arrivare direttamente a chi ha bisogno, di erogare pasti caldi ed equilibrati, cercando di offrire tutto quello di cui le persone necessitano. Ci permette anche di poter distribuire tutto ciò che occorre, che è indispensabile, dai sacchi a pelo fino ai kit igienici, alle mascherine, al gel”.
Come funziona il progetto nelle singole città?
“Da anni abbiamo delle postazioni fisse, naturalmente ci muoviamo anche con le nostre unità di strada per cercare di raggiungere tutti. Le persone vengono da noi per un pasto caldo, che rappresenta il primo passo per raggiungerle, per parlare con loro e capire quali sono le fragilità e le necessità. A Milano, come a Roma e in tutte le altre città, lavoriamo in rete con il Comune, con la Sala operativa, per poter supportare al meglio chi incontriamo. In un mondo fatto di povertà e tanta solitudine, per queste persone anche solo essere ascoltate è importante.
La scelta di essere presenti nelle città è dovuta dai numeri e dai bisogni che purtroppo emergono sempre di più. In strada vediamo tante nuove povertà, persone che hanno perso il lavoro anche in seguito alla pandemia e adesso abbiamo anche la nuova emergenza umanitaria della guerra. I numeri purtroppo sono veramente grandi e in crescita.
A Roma distribuiamo 500 pasti e 500 colazioni settimanali in rete con tutte le altre associazioni del territorio, ma vediamo che i bisogni sono in aumento. Nell’ultimo anno, come Progetto Arca, abbiamo distribuito più di un milione e 500 pasti. Ci sono poi le notti in accoglienza, le visite mediche e il supporto sanitario”.
Quali sono i servizi offerti dall’Associazione Progetto Arca?
“Come Progetto Arca ci occupiamo del sostegno alle famiglie fragili. Abbiamo le nostre case in housing sociale per le famiglie indigenti o le persone in difficoltà, abbiamo centri per problemi di dipendenza e per i rifugiati e richiedenti asilo. Il Progetto Arca parte dal primo servizio in strada per offrire poi un percorso a 360 gradi che possa permettere alle persone che incontriamo di emanciparsi dalla povertà e andare verso l’autonomia abitativa e lavorativa, perché è questo che dobbiamo fare: ridare dignità alle vite delle persone che incontriamo.
A Milano siamo oramai presenti da anni con una fortissima rete di housing sociale, oltre che con i nostri centri di accoglienza e i nostri centri dedicati alle fragilità sanitarie o alle dipendenze. L’housing sociale e la casa permettono di ridare dignità alle persone che si sono ritrovate in strada e che per la prima volta dopo tanti anni, come accade a Casa Arca a Roma, si ritrovano a poter cucinare in maniera autonoma ciò che amano mangiare. Il valore importante di Arca è proprio questo: permettere alle persone di avere un passaggio, anche immediato, in casa che permetta di uscire da una dimensione di solitudine.
E poi c’è la nostra equipe che segue queste persone in un percorso volto alla valorizzazione delle competenze. L’obiettivo è cercare di capire quali possano essere gli sbocchi lavorativi, facendo fare sia percorsi formativi che inserimenti lavorativi. Tutto questo permette di andare in autonomia abitativa, di spezzare il circuito dell’accoglienza del sistema e di aiutare altre persone che hanno bisogno”.
Il conflitto in Ucraina segna un’altra grave emergenza umanitaria. In merito, state portando avanti delle iniziative?
“L’emergenza è sicuramente grande. La guerra porta sempre con sé un’emergenza umanitaria. Fondazione Progetto Arca è arrivata con una sua delegazione di operatori e volontari, insieme al nostro presidente, nel campo di prima accoglienza di Siret, in Romania. Dall’Ucraina stanno arrivando sempre più persone e il campo è proprio al confine tra Romania e Ucraina per portare il primo aiuto. Siamo presenti anche con un presidio sanitario e con una cucina mobile.
Nelle nostre città stanno arrivando soprattutto bambini e persone fragili, con problematiche sanitarie. Ci siamo dunque organizzati a partire da Milano con una raccolta di aiuti, con presidi sanitari e con l’accoglienza. A Milano abbiamo già predisposto il nostro Centro Stella e altri spazi proprio per accogliere direttamente chi arriva dall’Ucraina. A Roma siamo in rete con il Comune per l’accoglienza e per gli aiuti. Abbiamo poi già mandato degli aiuti in rete con la chiesa ucraina. Stiamo aiutando sia sul campo che in Italia per dare accoglienza alle persone che arrivano e che hanno bisogno di aiuto”.
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