Il business hub presto sarà inaugurato a Roma, in viale dell’Oceano Pacifico
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Architetto Gennaro Farina e progetto Green Island
Studio Polis Ingegneria

Green Island” è il nome del business hub di nuova generazione che presto sarà inaugurato a Roma, in viale dell’Oceano Pacifico, nel quartiere Eur. Un edificio di 13.200 metri quadrati, con quattro piani fuori terra, ma soprattutto tanto verde: sedici giardini pensili, quattro patii interni e una diffusa presenza di alberi e arbusti. Per scoprire qualcosa di più e per capire come sta cambiando la progettazione degli edifici, idealista/news ha interpellato l’architetto Gennaro Farina, dello Studio Polis Ingegneria, che ha ideato il progetto.

La progettazione dell’edificio è stata commissionata dalla proprietà Colliers Global Investors Italy SGR S.p.A. all’architetto Gennaro Farina dello Studio Polis Ingegneria. “Green Island”, con le sue terrazze arricchite da centinaia di specie arboree e arbustive, rappresenta quella “nuova generazione di edifici” che sta determinando “un nuovo landscape nelle nostre città”. La struttura, nella quale il verde è parte integrante del progetto, ospiterà più di mille dipendenti.

Che cosa sarà Green Island e quale sarà la sua caratteristica principale?

“Il fabbricato per uffici di 13.200 metri quadrati circa si caratterizza per i sedici giardini pensili, previsti in tutti i piani, i quattro patii interni e una diffusa presenza di alberi e arbusti. I quattro patii centrali favoriscono la ventilazione e il raffrescamento, mentre i giardini pensili regolano le emissioni di CO2.

Tanta vegetazione favorisce l’abbattimento delle temperature esterne, cosa che consente di ridurre i consumi energetici, in particolare, per la climatizzazione estiva. L’intenzione di contenere i consumi energetici ha portato a prevedere anche una copertura con un impianto fotovoltaico. Ma la stessa filosofia, votata al risparmio energetico, la si ritrova anche nella scelta di utilizzare corpi illuminanti a led, in quella di puntare su sensori di presenza e sui riduttori di flusso nei servizi igienici e nell’irrigazione. L’edificio avrà anche la qualificazione LEED Gold”.

Quando verrà inaugurato?

“Non appena il Tenant completerà i propri lavori di personalizzazione”.

Green Island
Green Island all'Eur, Roma Studio Polis Ingegneria

Nella progettazione di questo business hub su cosa ci si è voluti concentrare?

“Su un edificio iconico, in cui il benessere dell’ambiente di lavoro è determinato dalla grande flessibilità degli spazi, che consentono sia il lavoro in interno che in esterno nei grandi terrazzi.

All’interno sono realizzati gli open space, le sale riunioni, gli spazi per la formazione e per la sperimentazione, nonché le attività in stanze tradizionali”.

Quando si è iniziato a pensare a questo edificio?

“Abbiamo iniziato questa progettazione nel 2016, in una fase in cui ovviamente non si parlava di pandemia ed era molto meno diffusa l’idea di avere degli spazi che avessero anche una forte connotazione in termini di contenimento energetico e direi anche di estetica paesaggistica.

La cosa interessante da sottolineare è che la proprietà, sebbene non ci fossero tutti questi segnali arrivati con la pandemia (esigenza di lavoro all’aria aperta, smart working e salubrità degli spazi), ha voluto scommettere sul mio progetto”.

La sostenibilità ambientale e il benessere dell’individuo stanno conquistando un ruolo da protagonista nella progettazione degli edifici?

“Sicuramente sì. Oltre al nostro Green Island a Roma, si è appena inaugurato il nuovo Rettorato di Roma Tre ed è in corso di realizzazione il FO.RO. (Foresta Romana) living per abitazioni”.

Green Island
Green Island all'Eur, Roma Studio Polis Ingegneria

Progetti come quelli di Green Island a Roma o del Bosco Verticale a Milano rappresentano il futuro?

“Rappresentano una eccellenza nel presente che sta diventando una buona pratica progettuale per il futuro: abbattere e quasi azzerare i consumi energetici dei nuovi edifici. In piena coerenza con la direttiva europea di nZEB (nearly zero energy building).

Infatti, con la direttiva 2010/31/CE viene introdotto sul piano normativo il concetto di Edifici a Energia Quasi Zero. Questa nuova generazione di edifici, oltre a costituire condizioni ottimali di vita e di lavoro, sta costruendo una nuova forma di ‘botanica urbana’ destinata a migliorare anche il landscape urbano”.

Un progetto innovativo: un caso isolato o il germoglio di un cambiamento?

“Questa nuova generazione di edifici si trova anche in altre aree del mondo, in Asia, negli Stati Uniti, in altri Paesi europei. Non è solo un fenomeno che sta suscitando interesse in Italia, ma direi complessivamente a livello planetario.

Questa nuova generazione di edifici sta determinando un nuovo landscape nelle nostre città, che sostituisce al verde tradizionale dei giardini e dei parchi un verde ‘costruito’ che muta lo scenario urbano. Decine di edifici del genere in una città iniziano a cambiare il paesaggio.

Io adesso ho completato i lavori dell’albergo Bulgari a piazza Augusto Imperatore, una realtà assolutamente centrale. Sull’edificio ex Inps, che dai primi di giugno sarà il Bulgari Hotel, in copertura sono state realizzate delle sistemazioni arboree e arbustive di grande interesse, anche di grandi dimensioni. Sul roof garden del Bulgari Hotel di Roma non ci saranno delle piante di contorno, così come si sarebbe fatto storicamente, ma ci sarà un vero e proprio mini parco urbano: un giardino botanico, un centinaio di essenze arboree e arbustive, degli alberi.

Si può dire quindi che questa sensibilità sta prendendo spazio e sta suscitando interesse da parte degli investitori. Penso dunque che – con le dovute accortezze e con le dovute differenze da luogo a luogo e da edificio a edificio – questa sensibilità nei confronti del verde, che non è soltanto elemento di arredo quasi casuale, ma che diventa parte di un progetto di riqualificazione e di rigenerazione di parti di città, stia maturando. Sappiamo che il verde in certe quantità determina un fattore di mitigazione climatica importante. Quindi non è, ripeto, elemento di arredo, ma entra nel gioco del contenimento energetico”.

Green Island
Green Island all'Eur, Roma Studio Polis Ingegneria

Da quando il mondo dell’architettura si è avvicinato a questo nuovo modo di progettare?

“Questo è un processo che nel tempo ha avuto diverse fasi evolutive, che hanno incrociato le sensibilità delle popolazioni e di coloro i quali hanno finanziato queste opere a diversa scala. Già nel Rinascimento ogni edificio importante aveva del verde, che era un parco o un giardino. Non c’era un problema di spazi e di mezzi economici, ogni architetto che realizzava palazzi più o meno importanti poteva quindi disegnare anche un contesto verde che impreziosisse, che arricchisse, questi palazzi.

Non è che in passato non ci fosse una sensibilità, ma questa sensibilità era di elemento che concorreva alla formazione di un contesto dell’edificio. All’inizio del secolo scorso ci sono state le cosiddette città giardino, un ideale che voleva improntare le nuove espansioni urbane a un’idea di un costruito che integrasse il verde con l’espansione della città.

Oggi, secondo me, è stato trovato un nuovo punto di sintesi nel fatto che non si vuole più consumare nuovo suolo. E questa è una cosa importante. Nell’idea del non consumo del nuovo suolo, un verde che non soltanto possa essere oggetto del completamento di un edificio, ma che diventi esso stesso elemento dell’edificio è in qualche modo uno sviluppo migliorativo e specifico di questa fase storica di quello che è sempre stato il rapporto tra architettura e verde.

Oggi l’architettura vuole ritornare a essere strettamente intrecciata al verde non in termini di arredo, ma in termini di essenza progettuale, di qualità intrinseca dell’edificio”

Ci saranno altri progetti di questo tipo? E’ una strada aperta?

“Io penso di sì. Intanto, già a Roma ne stanno sorgendo altri. Il nostro progetto è per uffici; il nuovo Rettorato di Roma Tre è un edificio universitario, per la didattica; il FO.RO. sarà un edificio puramente abitativo. Quindi, sia per gli uffici che per la didattica e le abitazioni, si sta pensando a edifici che abbiano una forte connotazione spaziale, ambientale e paesaggistica allo stesso tempo. Secondo me, dunque, è una strada che proseguirà. Non è un episodio, ma un percorso, che ovviamente avrà, come tutti i percorsi, degli esempi eccelsi, più o meno interessanti, dei tentativi.

È ineludibile il fatto che la nuova edilizia debba avere un forte controllo energetico, questo è ormai un fatto acquisito.

E il verde, se usato nei termini di cui stiamo parlando, secondo noi è un fattore di abbattimento del consumo energetico che contemporaneamente dà anche ulteriori e aggiuntive qualità agli edifici.

Che cosa significa lavorare, abitare e studiare in un contesto verde è un qualcosa che qualifica l’architettura e che a mio avviso non è episodico, ma va nella direzione che il mondo occidentale ha intrapreso con la sensibilità del contenimento energetico e della qualità ambientale e paesaggistica”.

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