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Divani di velluto, lampadari di cristallo, musica jazz soffusa e un elegante padrone di casa che ci dà il benvenuto. No, non siamo nella dimora del Grande Gatsby, ma nella sede di Zampetti Immobili di Pregio, nella centralissima Via Leopardi a Milano. Fabrizio Zampetti si è fatto conoscere dai pochi che ancora non sapevano chi fosse grazie al programma di Sky “Casa contro casa”, e alla biografia di recente uscita “Nulla accade per caso”, che racconta come il giovane nato in un sobborgo di Roma sia divenuto un’autorità più che accreditata nel mondo degli immobili di lusso non tanto come agente quanto come “house hunter”. Colui cioè a cui rivolgersi quando si cerca la casa dei propri sogni e ci si vuole affidare a chi sa dove trovarla, sapendo come far coincidere le richieste del cliente più esigente con le migliori creazioni immobiliari presenti sul mercato. Tutto ciò, tiene a precisare Zampetti, grazie ad un mix unico di etica, estetica, competenza e preparazione: gli ingredienti, secondo lui, del vero lusso.

Zampetti
idealista/news

“Sono da sempre un amante dell’estetica. Per me l’estetica è buon gusto, anche nel vestire. Amo fare dell’eccellenza e della disciplina uno stile di vita ad ogni livello. 

Ho sempre apprezzato un certo tipo di ambiente: palazzi d’epoca, case belle, persone con un certo tipo di spessore. E’ stato quindi naturale per me approcciarmi al mondo dell’immobiliare con questo tipo di preferenza, proprio per la volontà di trasformare la realtà nella quale sono cresciuto, che era tutt’altro che lussuosa. Una sorta di rivalsa verso il mio mondo d’origine”. 

Zampetti
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Zampetti si racconta con semplicità, nel suo doppiopetto blu da cui spunta un importante colletto inamidato e imponenti polsini impreziositi da gemelli. I pantaloni chiari scivolano verso un fresco paio di mocassini, disegnando una figura da gentiluomo dell’età del jazz di fitzgeraldiana  memoria, che sarebbe perfetta se avesse accanto anche un carrello carico di bicchieri e bottiglie di cristallo sfaccettato colme di whisky pregiato. Ma Zampetti in queste cose non ci casca: per lui lusso non è eccesso, non è sfarzo, non è ostentazione. E’, soprattutto, etica e disciplina. 

Zampetti
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“Il mio concetto di lusso e pregio non coincide con sfarzosità ma va ad abbracciare l’eleganza, l’estetica, l‘eccellenza. Credo che nella vita se ti comporti bene e sei disciplinato non avrai problemi, - dichiara. - La disciplina non è altro che prendersi cura di se stessi, mangiare bene, fare sport, riposare, essere lucidi, fare le cose giuste e non quelle sbagliate. Quando faccio una cosa sbagliata me ne prendo la responsabilità e cerco di sistemarla; non mi piace avere problemi e amo avere intorno persone che condividono questa filosofia”.

Zampetti
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Uno dei fattori del successo di Zampetti è proprio la sua capacità (e soprattutto la voglia, cosa non sempre così scontata) di instaurare rapporti personali, sovente di stima e amicizia, con chi lo circonda, dai clienti ai professionisti ai collaboratori. Soprattutto quando condividono la sua stessa visione e passione per l’eleganza e la stessa propensione per l’etica e l’eccellenza.

Zampetti
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“Cos’è per me l’eccellenza? E’ competenza, è conoscere le cose giuste al momento giusto, studiare e apprendere quelle che non sai o delegare a coloro che le conoscono meglio di te, - spiega Zampetti. 

- Uno dei miei scopi nella vita è diffondere l’eleganza tra le cose e le persone ai massimi livelli. Ovviamente ci si accorge quando una cosa è bella o brutta; ma le cose belle si creano, sei tu che puoi cambiare le cose con il tuo modo di agire. Io mi sono sempre mosso in un mondo di professionisti e ho scelto coloro che mi hanno aiutato a realizzare la mia visione, persone a loro volta etiche e disciplinate”.

Zampetti
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La casa di pregio diventa insomma per Zampetti l’anello di congiunzione tra la ricerca e la creazione di un mondo più bello, l’espressione di una competenza specifica e l’instaurazione di un rapporto personale con la gente. “Tutti hanno bisogno di una casa, quindi questo era il mondo in cui ho sempre voluto muovermi per conoscere ogni tipo di persona”, afferma Zampetti. Che ricorda con affetto la prima casa venduta, a Como, ad una famiglia di Salerno, che a transazione conclusa gli inviò un omaggio e una lettera per esprimere tutto il piacere di averlo avuto come consulente, nonché il rammarico di aver esaurito l’incarico. Il che, peraltro, non fu nemmeno un caso isolato.

Zampetti
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“Il mio modo di operare è tailor made, - aggiunge, - una modalità che è stata trasferita, negli anni, al mio entourage, a coloro che lavorano e vivono con me. Mi piace conoscere molte persone e seguirle in modo molto meticoloso, con tanta cura del dettaglio, che spazia dalla comunicazione con il cliente alla competenza sulla materia immobiliare, seguita da professionisti interni che danno il proprio apporto specifico ad ogni fase delle trattative. Questo modo di fare è quindi diventata la cifra di Zampetti Immobili di Pregio”.

Zampetti
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Non che tutti i clienti siano perfetti: clienti difficili ce ne sono ogni giorno, ma la cura per la competenza e la volontà di gestire ogni problema è sempre stata prevalente nell’esperienza di Fabrizio Zampetti. Chiediamo quindi quale sia il suo consiglio per chi si muove nella professione immobiliare e si interfaccia con ogni genere di situazione. 

“Non voglio elargire consigli, - risponde, - ma se una cosa mi sento di dire è che occorre essere professionali, sempre. Un professionista se è tale ha competenza, conoscenza, è preparato; se ha tutto questo, ha controllo. 

E se ha controllo è anche disciplinato ed etico. E’ così: se ti comporti bene e fai le cose per bene non avrai problemi. E, se li hai, li gestisci nel migliore dei modi”.

Fabrizio Zampetti è molto legato agli Stati Uniti, in particolare a New York e Miami, e il confronto con Milano, sua sede operativa, è giocoforza. Milano, con la sua crescente fama di città dalle velleità internazionaleggianti che si concretizzano poi in una esclusività che fa sempre più rima con esclusione.

“Secondo me non è così”, afferma però Zampetti. “A New York, a Miami, l’italianità è apprezzata in modo pazzesco. Gli americani amano tutto dell’Italia. 

Poi torni in Italia e ti accorgi che invece noi sappiamo solo criticare quello che abbiamo. E’ un atteggiamento sbagliato. Al contrario dovremmo evidenziare e promuovere quello che viene fatto di buono. 

Milano è una città di professionisti, come lo sono altre città. A Milano però tutto viene spinto in modo più accelerato, e questo viene visto come sfarzosità, esclusività, “non si può più vivere a Milano”. Secondo me non è così, anzi questo stile andrebbe preso da campione per poterlo utilizzare come modello per le altre fantastiche città italiane, che nel mondo vengono ammirate e che noi invece trattiamo senza cura. Bisogna enfatizzare meno le cose negative e concentrarsi sulle cose buone, come l’espansione di Milano, e capire come usarle in altri contesti. Personalmente io lavoro con moltissimi professionisti di ogni genere, dalla moda alla finanza, gli avvocati, e vedo molta serietà ed etica. Perché continuare a criticare?”.

Quanto regge Milano il confronto con le città internazionali?

“Certo è difficile trovare a New York o a Miami lo stesso lusso che si trova nelle case di Milano o d’Italia in generale. Per l’Italia parlerei di pregio, più che di lusso. Il punto è che confrontare allo scopo di criticare non ha senso: la mia interpretazione è che occorra invece validare, aiutare e proporre ciò che di bello abbiamo sotto gli occhi e spingerlo a un punto tale che la netta divisione tra brutto e bello non ci sia più in nessun luogo. Impegniamoci piuttosto per trasformare il brutto in bello. Che poi, è solo questione di prendersi cura. Anche io arrivo da un contesto di vita brutta, di cose brutte, di case brutte. Ma l’ho trasformato. Sono stato aiutato? Sì, è vero. Ma l’ho fatto io, e ancora oggi continuo a farlo”. 

 

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