Il turismo internazionale è una delle principali risorse del made in Italy. Dopo la flessione del 2009, è cresciuto progressivamente, fino a generare, nel 2014, entrate per 34 miliardi di euro. Ma quello che a prima vista può considerarsi un ottimo risultato, in realtà è modesto se paragonato ad altri paesi come Spagna e Francia, dove i turisti restano di più e spendono più soldi. Anche perché gli stranieri conoscono poco, e visitano meno, il sud Italia, che è proprio il punto dal quale ripartire.
Secondo il rapporto sul turismo internazionale presentato da Confturismo-Confcommercio, l'Italia non ha un problema di arrivi, ma sì di entrate valutarie. Pur avendo, infatti, un numero di turisti in linea con quello della Spagna e ben superiore a quello della Francia, le entrate sono assi più modeste. Basti pensare che nel 2014, il turismo spagnolo ha generato entrate per 49 miliardi di euro, in Francia 42 miliardi e in Italia appena 34. La spesa degli stranieri vale in Spagna 959 euro per arrivo, in Francia 914 euro, in Italia 681.
Nel nostro paese, gli stranieri spendono meno perché è più bassa la spesa media per pernottamento e perché è più breve la durata del soggiorno. Se i turisti si fermassero da noi quanto nel paese iberico, avremmo circa 14 milairdi di entrate in più (che corrisponde a quasi un punto del Pil).
La ricetta per il rilancio è semplice e complessa allo stesso tempo. Secondo Confturismo, la mancata valorizzazione di elementi attrattivi, scarsa integrazione dei servizi sul terriotrio e deficit infrastrutturare fanno sí che il nostro Paese non sia in grado di proporre ai turisti stranieri un "bouquet" di offerta più ampio e, dunque, maggiori occasioni di spesa. Occorre quindi puntare su tutte le tipologie di turismo e spingere per la valorizzazione del Meggiorno, considerando che solo 6 milioni sui 50 di arrivi totali si dirigono al Sud.
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