Dai primi progetti a quelli più consapevoli e maturi della fine degli anni Cinquanta, ecco le opere principali di Walter Gropius.
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Officine Fagus Berlino
Di Carsten Janssen - CC BY-SA 2.0 de / Wikimedia Commons

Il XX secolo e le diverse rivoluzioni architettoniche che lo hanno caratterizzato devono molto a una specifica personalità artistica e alla sua visione: Walter Adolph Georg Gropius. Dalla Germania del primo Novecento fino agli Stati Uniti del dopoguerra, e con una visione unica capace di integrare arte, artigianato, industria e società, Gropius è riuscito a ridefinire non solo edifici ma anche la relazione fra abitare, produrre e apprendere. 

Il suo lavoro non è caratterizzato solo da semplici monumenti ma tappe di sperimentazione, strumenti sociali e icone di un’epoca. Un viaggio creativo che può essere riassunto nelle principali opere di Walter Gropius che hanno contribuito a dare forma alla sua visione.

Officine Fagus, Alfeld (1911-1914)

Una delle prime opere di Walter Gropius che segnano la rottura definitiva con i canoni della tradizione architettonica è La Fabbrica Fagus a Alfeld-an-der-Leine. Questa viene progettata insieme ad Adolf Meyer e richiede l’impiego di alcuni elementi innovativi come grandi superfici in vetro, angoli trasparenti, ringhiere sobrie e materiali moderni tipo acciaio e mattoni a vista; tutti aspetti che rendono l’edificio luminoso, funzionale, quasi leggero, pur nella sua struttura industriale.

Da un punto di vista culturale rappresenta l’inizio del modernismo pratico. Non solo estetica ma anche efficienza, il giusto rapporto tra interno ed esterno, per finire con l’innovazione tecnologica nei sistemi costruttivi. Pur trattandosi di una prima opera, Officine Fagus mostra già molti dei principi che diventeranno centrali nelle teorie del Bauhaus come la standardizzazione, l’uso di materiali nuovi e un’attenzione alla funzione prima ancora che alla forma.

Bauhaus, Dessau (1925-1926)

Con il trasferimento della scuola Bauhaus a Dessau, Gropius ottiene finalmente l’opportunità di progettare un campus capace di incarnare i principi pedagogici e progettuali della scuola. Questa intenzione si traduce in un edificio composto da volumi distinti per aule, laboratori, uffici e dormitori, collegati ma funzionalmente separati.

A tutto ciò si aggiungono anche ampie vetrate, facciate su righe orizzontali, trasparenza, flussi visivi che attraversano lo spazio. Ogni elemento è pensato per stimolare creatività, collaborazione ed efficienza. L’edificio Bauhaus di Dessau diventa, quindi, l’icona visiva del Modernismo. 

La scuola Bauhaus a Dessau
Aufbacksalami - CC-BY-SA-4.0 – Wikimedia Commons

Quartiere residenziale Dessau-Törten (1926-1928)

Durante la seconda metà degli anni Venti, Gropius passa dalla scuola agli abitati e nell’orbita di questo nuovo stimolo creativo nasce il quartiere Törten a Dessau, un esperimento urbano-sociale destinato a operai e famiglie semplici. Le case sono infatti progettate per essere economiche, pratiche ma dignitose con un piccolo giardino, disposizione modulare, materiali standardizzati, prefabbricazione e finestre a nastro.

L’idea alla base di tutto questo è una nuova interpretazione dell’architettura moderna, che deve servire a migliorare le condizioni di vita. In questo senso Törten segue la logica della comunità, dell’abitare collettivo e dell’urbanistica come risposta alle esigenze sociali dell’epoca. 

Harvard Graduate Center, Cambridge (USA, 1948-1950)

Dopo l’esilio dalla Germania e l’arrivo negli Stati Uniti, Gropius fonda il gruppo The Architects Collaborative (TAC): una nuova fase della sua vita artistica che porta alla realizzazione dell'Harvard Graduate Center, uno dei suoi primi grandi lavori sul suolo americano, nel Massachusetts. 

Si tratta di un progetto formato da più edifici residenziali, spazi comuni, cortili e luoghi di incontro; un complesso che rompe con le aule classiche o i dormitori rigidi proponendo fluidità, relazioni tra interno ed esterno e comunità studentesca. A questa fluidità e commistione partecipano anche le facciate. Qui si alternano infatti mattoni, ampie vetrate a nastro, piani senza ornamenti oltre ad una organizzazione spazialmente orizzontale e modulare. 

Harvard Graduate Center
By John Phelan - Own work, CC BY-SA 3.0 / Wikimedia Commons

MetLife Building o Pan Am Building, New York (1958-1963)

New York, la città votata alla modernità e alla sperimentazione architettonica per eccellenza, non poteva certo rimanere fuori dal raggio creativo di Gropius. Da questo prende infatti vita il MetLife Building, originariamente Pan Am Building. Si tratta di un gigante dello skyline di Manhattan con 59 piani, forma ottagonale allungata, superfici in calcestruzzo prefabbricato, vaste facciate che ospitano grandi finestre, alternanze di pieni e vuoti. Un’imponenza che solleva questioni non solo estetiche ma anche urbanistiche.

Posto dietro il Grand Central Terminal ovvero la stazione più grande del mondo, l’edificio domina la visuale, creando tensione tra il vecchio e il nuovo grazie alla visione di Gropius in collaborazione con Belluschi e lo studio Emery Roth & Sons. Nonostante oggi sia un elemento caratterizzante della città, all’inizio l’edificio è stato accolto con un certo numero di critiche. Molti hanno lamentato infatti che la sua mole spezzasse la proporzione con l’edificio storico vicino. 

Il palazzo MetLife a New York
Edward Russell - CC-BY 2.0 / Wikimedia Commons

Ambasciata degli Stati Uniti, Atene (1957-1961)

Verso la fine degli anni Cinquanta, Gropius accetta una vera e propria sfida diplomatica: progettare un edificio che sia rappresentativo, formale, ma che allo stesso tempo rispetti il senso del luogo. Da tutto questo nasce l’Ambasciata degli Stati Uniti ad Atene, un edificio moderno implicato in un contesto storico e culturale ricco. 

Con le facciate rigorose e l’uso equilibrato dei materiali, è la dimostrazione di come la modernità possa dialogare con la tradizione mediterranea senza imporsi ma adattandosi.

Interbau, il quartiere Hansaviertel, Berlino (1957)

Nel 1957 Walter Gropius partecipa al grande progetto Interbau, ossia il quartiere Hansaviertel a Berlino Ovest, costruito per l’esposizione internazionale dell’architettura. Il suo contributo è un blocco residenziale che si presenta con una facciata curva verso sud, balconi sporgenti, facciate vivaci, uso di elementi moderni già standardizzati e un piano terra più aperto.

Gropiusstadt, Berlino (1960)

Negli ultimi anni della sua vita Gropius decide di mettersi alla prova su scala urbana con il quartiere Gropiusstadt, destinato a ospitare decine di migliaia di abitanti. È un progetto di edilizia residenziale che include non solo abitazioni ma servizi, scuole, infrastrutture, negozi.

Il piano urbano prevede strade, verde, densità pianificate, uso di prefabbricazione e tecniche moderne per rispondere alle esigenze della città contemporanea. Gropiusstadt rappresenta la tensione tra idealità del moderno e problemi pratici nel tentativo di garantire qualità, vivibilità e relazioni nuove in contesti affollati. 

Il quartiere Gropiusstadt a Berlino
Manfred Brückels - CC-BY-SA 3.0 / Wikimedia Commons

The Alan I. W. Frank House, Pittsburgh (1939-1940)

Tra le abitazioni private più importanti di Walter Gropius, la casa Alan I. W. Frank progettata con Marcel Breuer in Pennsylvania combina morbidezza e rigore grazie alle linee orizzontali, l’integrazione con il paesaggio, l’uso di materiali locali come la pietra e grandi finestre.

È forse la più grande residenza realizzata da Gropius nel periodo tra il Bauhaus e gli incarichi maggiori governativi o commerciali. La Frank House mostra inoltre una maturazione estetica diventando non solo una rappresentazione concreta del Bauhaus, ma una casa che vive con il paesaggio, che accoglie la natura e il territorio. 

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