Dal Villino Florio a Montecitorio, ecco il percorso artistico di Ernesto Basile che con le sue opere ha reinterpretato la città.
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teatro massimo di palermo
Di Simone Tinella, CC BY-SA 4.0 / Wikimedia Commons

Ci sono città che raccontano storie attraverso le pietre, i balconi, le decorazioni che le ornano e definiscono, e Palermo è proprio una di queste. Tra quelle pieghe di ferro battuto e intonaci in stile liberty emerge spesso lo sguardo di un uomo che ha dato forma a un sogno architettonico: Ernesto Basile. Le sue linee morbide, l’uso sapiente della luce e dei materiali, la capacità di trasformare un edificio in un racconto lo rendono ancora oggi una figura imprescindibile. Ecco dunque perché è importante scoprire e conoscere Ernesto Basile e le sue opere a Palermo.

Chi era Ernesto Basile?

Ernesto Basile può essere considerato come un figlio d’arte. Nasce a Palermo nel 1857 all’interno di una famiglia dove l’architettura è un linguaggio quotidiano; in particolare, suo padre Giovan Battista Filippo Basile è già un affermato architetto, autore originario del Teatro Massimo. 

Proprio da lui eredita rigore, curiosità e amore per la bellezza, tutti aspetti che lo portano quasi inevitabilmente a studiare alla Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri e Architetti di Palermo, laureandosi nel 1878. Una volta terminati i suoi studi inizia presto a collaborare con il padre, facendo esperienza tra cantieri, disegni e committenze pubbliche.

Ma Ernesto Basile è destinato ad andare oltre: viaggia e osserva le correnti europee, dal Liberty francese al Jugendstil tedesco, interpretandole con eleganza personale. In questo modo la Sicilia diventa per lui non solo casa, ma repertorio di forme: motivi arabi, barocchi e rinascimentali si fondano nei suoi progetti con una modernità sorprendente.

Rientrato stabilmente a Palermo nel 1890, subentra al padre in cattedra e nei grandi progetti civili, fino a morire nel 1932 nella sua città, lasciando un patrimonio che ancora oggi racconta un Mediterraneo colto, innovatore e luminoso.

Villino Ida a Palermo
Di Stendhal55 - CC BY-SA 4.0 / Wikimedia Commons

La carriera architettonica di Ernesto Basile

La carriera di Ernesto Basile può essere idealmente divisa in tre stagioni distinte. All’inizio lavora all’ombra del padre, immerso nella cultura eclettica dell’Ottocento, dove l’architettura cita stili storici e li mescola con misura. 

Il punto di svolta è però destinato ad arrivare presto e, nello specifico, alla fine del secolo, il momento in cui il Liberty diventa il suo linguaggio privilegiato. Ernesto Basile lo interpreta infatti con una raffinatezza unica, trasformandolo da semplice moda decorativa in un pensiero architettonico organico.

È in questi anni che progetta villini privati, arredi e padiglioni per esposizioni, collaborando con la ditta Ducrot per gli interni; lavori che mostrano come in Basile il dettaglio conti quanto la struttura. In questo senso ogni linea, ogni decorazione racconta una funzione, una storia, un legame con la natura.

Uno dei momenti più importanti del suo percorso è l’incarico a Roma per l’ampliamento di Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati. Tra 1902 e 1918 realizza l’aula parlamentare, integrando luce naturale, legno, ferro e proporzioni evocative.

Dagli anni Dieci però il suo stile si fa più sobrio, il che vuol dire un uso più moderato dell’ornamento. Nonostante questo, resta intatta quella poetica che ha contribuito a definire tutta la carriera di Basile come un ponte tra due mondi: l’Italia ottocentesca e quella moderna.

camera dei deputati montecitorio roma
Di Quirinale.it, Attribution / Wikimedia Commons

Le opere più importanti di Ernesto Basile a Palermo

La città di Palermo può essere considerata come una sorta di laboratorio di Ernesto Basile: qui infatti sperimenta con libertà forme, materiali, simboli. Un’attività che da vita a delle opere che dialogano con la città senza imporsi ma trasformandola dall’interno.

Per comprendere il suo stile e come ha operato all’interno del suo territorio, ecco alcune tra le opere di Ernesto Basile più significative del suo percorso palermitano:

  • Villino Florio all’Olivuzza (1899-1900): è considerato un manifesto del Liberty italiano tra legni scolpiti, torrette, vetrate e un uso poetico della luce.
  • Villa Igiea (1899-1900): lussuosa dimora trasformata in albergo per la famiglia Florio, è caratterizzata da interni decorati e vista sul mare.
  • Villino Ida (1903-1904): la casa di famiglia di Basile, raffinata e intima, è uno degli esempi più eleganti del suo Liberty.
  • Casa Utveggio (1901-1903): posta sul Monte Pellegrino e tra i migliori punti panoramici di Palermo, è una residenza scenografica con vista sulla città.
  • Chiosco Ribaudo (1916): è un piccolo padiglione liberty nel cuore urbano, icona di eleganza e misura.
  • Cassa di Risparmio in Piazza Borsa (1907-1912): segna il passaggio verso uno stile più classico e monumentale.
Il Villino Florio a Palermo
GiuseppeT - CC-BY-SA-4.0 – Wikimedia Commons

L'Atlante delle opere palermitane di Ernesto Basile

Per comprendere appieno l’impronta che Basile ha lasciato su Palermo, è nato uno strumento prezioso: l’Atlante delle opere palermitane di Ernesto Basile; non si tratta di un libro celebrativo, ma di una mappa ragionata del suo contributo alla città. In sostanza racconta edificio per edificio la storia, i committenti, le trasformazioni avvenute nel tempo.

L’Atlante raccoglie tavole originali, fotografie d’epoca e scatti contemporanei, planimetrie, schizzi e analisi critiche. Segue un filo cronologico e geografico che va dalle prime esperienze legate al Teatro Massimo fino alle ville private, passando per edifici pubblici, residenze borghesi, padiglioni e arredi.

È anche un documento di memoria urbana, visto che cita opere perdute - come Villa Deliella, demolita negli anni Cinquanta - e conserva tracce di ciò che non c’è più. Alcune schede, poi, approfondiscono le collaborazioni artigianali e le relazioni tra Basile e le imprese palermitane.

Per chi osserva la città con occhi attenti, l’Atlante potrebbe diventare un compagno di viaggio grazie al quale visitare Palermo come un museo diffuso, dove l’architettura di Basile è parte viva del paesaggio.

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