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Perché la tasi 2014 rischia di essere peggio dell'imu

Perché la tasi 2014 rischia di essere peggio dell'imu
È forte la preoccupazione per la tasi 2014, il nuovo tributo sui servizi indivisibili, che rischia di gravare più di quanto immaginato sulle tasche delle famiglie italiane. A lanciare l'allarme l'associazione federconsumatori, secondo la quale l'imposta si prospetta "come una vera e propria simil-imu". Anzi, ancora peggio. Vediamo perché attraverso i dati resi noti dal c.r.e.e.f., che ha realizzato uno studio prendendo in esame 105 città capoluogo

La ricerca effettuata dal c.r.e.e.f. - Centro ricerche economiche educazione e formazione della federconsumatori, che ha analizzato l'impatto della nuova imposta per le prime e le seconde case nelle 105 città capoluogo in Italia, ha evidenziato che mentre per l'imu erano previste delle detrazioni sulla prima casa pari a 200 euro + 50 euro per ogni figlio a carico di età inferiore a 26 anni, per la tasi spetterà ai comuni decidere aliquote e detrazioni, così come stabilito dal decreto Legge n. 16 del 6/3/2014

Per la tasi, ecco quindi delinearsi tre possibili scenari:

1. Il comune può decidere di scaricare il peso dell'aumento dell'aliquota necessario a finanziare le detrazioni sulle prime case (portando il prelievo fino al 3,3‰)

2. Il comune può decidere di caricare la maggiorazione dell'aliquota sulle seconde case (innalzando il tetto massimo all'11,4‰)

3. Il comune può decidere un aumento pro quota, in parte sulle prime case e in parte sulle seconde

Prima casa - facendo riferimento all'impatto della tasi sulla prima casa, secondo la federconsumatori, nell'ipotesi che i comuni non decidano di scaricare, nemmeno in parte, il peso del possibile aumento dello 0,8‰ dell'aliquota utile allo stanziamento delle detrazioni e presumendo che le maggiori città (105 capoluoghi) decidano di applicare l'aliquota del 2,5‰, l'importo medio a livello nazionale della tasi 2014 si attesterà a 231,71 euro (comprensivi di un'ipotetica detrazione di 100 euro per la tipologia di appartamento considerato: a2, 100 metri quadri, nucleo familiare di 3 persone). In questo modo, rispetto all'imu 2012, vi sarebbe un risparmio di 50 euro. Qualora, invece, il costo delle detrazioni venga spalmato "per metà" sulle prime case, (con aliquota 2,9 per mille) l'impatto della tasi 2014 sarà di 284,78 euro (dato medio nazionale, sempre comprensivo della detrazione di 100 euro), a fronte di 281 euro pagati per l'imu 2012

Perché la tasi 2014 rischia di essere peggio dell'imu

Seconda casa - facendo riferimento, invece, all'impatto della tasi sulla seconda casa, l'associazione ha spiegato che con un aumento dello 0,8‰, il tetto massimo delle aliquote sulla seconda casa si potrà innalzare fino all'11,4‰ (imu + tasi). Punta massima che potrà essere raggiunta in ben 52 dei 105 capoluoghi italiani. Ipotizzando un aumento dello 0,8‰ per le 105 città capoluogo si avrà un aumento medio nazionale di 106,15 euro rispetto a quanto pagato per l'imu 2013 e di 125 euro rispetto all'imu 2012. L'importo medio complessivo della tasi 2014 per la seconda casa si attesterebbe così a 1425,13 euro, per un immobile in categoria a2, di 100 metri quadri, con un nucleo familiare di 3 persone. Per l'imu, invece, nel 2013 si era pagato mediamente 1318,98 euro e nel 2012 euro 1.300

Perché la tasi 2014 rischia di essere peggio dell'imu

Affitti - alla tasi non sfuggono gli inquilini. Qualora l'immobile sia affittato, infatti, le amministrazioni comunali dovranno stabilire la quota della tasi che dovranno pagare gli inquilini (dal 10 al 30%). Nelle 10 città più care l'importo della tasi supererà i 2.000 euro annui, nelle 10 meno care il valore è invece al di sotto dei 900 euro

Le principali criticità evidenziate dalla federconsumatori sono due:

- Le famiglie meno abbienti che - grazie alla detrazione per la prima casa (e per eventuali figli a carico) - non pagavano l'imu, oggi con molta probabilità si troveranno a far fronte ad importi non indifferenti

- Gli inquilini, ovvero le famiglie in affitto che non pagavano l'imu, si troveranno a pagare parte della tasi (dal 10 al 30%)

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