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La posizione dell’immobiliare (e non solo) sulla proposta di una patrimoniale
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Torna la proposta di una tassa patrimoniale. A rilanciarla l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e il Fondo monetario internazionale. Vediamo quali sono state le reazioni del mondo immobiliare e non solo.

Le osservazioni dell’Ocse

Qualche giorno fa l’Ocse ha invitato i Paesi industrializzati, tra cui l’Italia, che hanno una aliquota unica su investimenti e risparmi privati a prendere in considerazione un certo grado di progressività in nome della crescente disuguaglianza. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha sottolineato che ci potrebbe essere lo spazio per una tassa patrimoniale nei Paesi in cui la tassazione sul reddito da capitale è bassa e dove non ci sono tasse di successione.

Le osservazioni del Fmi

Poi nel Fiscal Monitor, il Fmi ha scritto che per l’Italia “la priorità dovrebbe essere l’avvio di un consolidamento fiscale credibile e ambizioso per porre il debito su un solido percorso discendente. Affinché ciò sia possibile è necessario un insieme di misure come: il taglio della spesa primaria corrente, il sostegno alle fasce più deboli, l’aumento degli investimenti e la riduzione del carico fiscale sul lavoro, con un ampliamento della base imponibile e uno spostamento verso la tassazione delle ricchezze, degli immobili e dei consumi”.

Il commento della Fiaip

Il presidente nazionale della Fiaip, Gian Battista Baccarini, ha così commentato la proposta di una patrimoniale: “Dopo l’Ocse, che sostiene come in Italia sarebbe utile introdurre un’imposta patrimoniale, è il turno del Fmi, che propone di aumentare le tasse nel nostro Paese e suggerisce di ampliare la base imponibile attraverso un piano che sposti la tassazione verso gli immobili e i patrimoni degli italiani. La riduzione delle disuguaglianze non si combatte con nuove tasse, reintroducendo nuove patrimoniali, l’Imu sulla prima casa ed aumentando l’Iva nel nostro Paese. Fiaip da tempo sostiene che il settore immobiliare è oppresso da macigni fiscali e che nel nostro Paese c’è già una patrimoniale che si chiama Imu-Tasi, che vale 21 miliardi di euro l’anno ed incide su tutte le fasce sociali. Queste imposte, oltre a favorire le contrazioni dei consumi, hanno già penalizzato qualsiasi forma di ripresa dell’economia, penalizzando i redditi delle famiglie, l’occupazione e le imprese del settore che hanno già registrato una perdita di oltre 750.000 posti di lavoro. Negli ultimi 25 anni, inoltre, l’incidenza sul Pil delle imposte patrimoniali nel nostro Paese è raddoppiata, e il gettito è al contempo aumentato di quasi 5 volte”.

Aggiungendo: “Il Fondo monetario internazionale segnala nel breve periodo rischi per la stabilità finanziaria e una crescita globale in pericolo per l’elevato livello di indebitamento, pur constatando per l’Italia un miglioramento dei conti pubblici, sebbene il pareggio di bilancio sia posticipato per l’Italia al 2021, con un rapporto debito/Pil nel 2023 migliore di quello Usa.  Stante la situazione, non comprendiamo perché il Fmi indichi politiche che potrebbero rallentare l’eventuale ripartenza dell’economia per il nostro Paese, invece di proporre ricette e politiche economiche che possano favorire la crescita economica e aumentare la ricchezza degli italiani”.

E ancora: “L’Italia non ha bisogno di ulteriori misure depressive per il settore immobiliare ma, al contrario, sarebbero opportune politiche economiche che prevedano misure strutturali di medio e lungo termine a favore dell’immobiliare in grado di accelerare la crescita economica del Paese”.

Il commento di Confedilizia

Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha così commentato quanto sostenuto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: “L’Ocse dice che in Italia sarebbe utile introdurre un’imposta patrimoniale perché c’è concentrazione di ricchezza e vanno ridotte le diseguaglianze. In attesa che una di queste organizzazioni internazionali così prodighe di consigli fornisca finalmente una ricetta per creare ricchezza anziché per distruggerla, informiamo l’Ocse che nel nostro Paese una patrimoniale c’è già: si chiama Imu-Tasi, vale 21 miliardi di euro l’anno e ha già provveduto ad annientare il settore immobiliare, favorendo la chiusura di imprese, la perdita di posti di lavoro e la contrazione dei consumi. Rimangono i soldi dei conti correnti e il risparmio finanziario, ma quelli, a differenza degli immobili, prenderanno il largo alle prime avvisaglie di un Governo che dia l’impressione di voler seguire suggerimenti così sciagurati”.

Il commento della Cgia di Mestre

Anche la Cgia di Mestre è intervenuta sulla questione. La Cgia ha sottolineato che sebbene dal 2016 non si paghi più la Tasi sull’abitazione principale, in quell’anno (ultimo disponibile con dati aggiornati) gli italiani hanno comunque versato al fisco ben 45,4 miliardi di euro di imposte patrimoniali. In poco più di 25 anni la loro incidenza sul Pil è raddoppiata, mentre in termini assoluti il gettito è aumentato di 5 volte.

Le imposte patrimoniali considerate nell’analisi dall’Ufficio studi della Cgia per il periodo 1990-2016 sono:

  • Imposta di registro e sostitutiva;

  • Imposte di bollo;

  • Imposta ipotecaria;

  • Diritti catastali;

  • Ici/Imu/Tasi;

  • Bollo auto;

  • Canone Radio Tv;

  • Imposta su imbarcazioni e aeromobili;

  • Imposta sulle transazioni finanziarie;

  • Imposta sul patrimonio netto delle imprese;

  • Imposte sulle successioni e donazioni;

  • Imposta straordinaria sugli immobili;

  • Imposta straordinaria sui depositi;

  • Imposta sui beni di lusso.

Le imposte patrimoniali sono quelle che di fatto gravano sulla ricchezza posseduta dalle persone in un determinato momento. La ricchezza è intesa in senso ampio e comprende i beni immobili (case, terreni), i beni mobili (auto, moto, aeromobili, imbarcazioni), gli investimenti finanziari, etc.

In termini di gettito, le imposte più impegnative per i contribuenti italiani sono l’Imu e la Tasi: nel 2016 hanno garantito alle casse dello Stato e dei Comuni ben 21,2 miliardi di euro. Seguono l’imposta di bollo (6,8miliardi di euro), il bollo auto (6,6 miliardi di euro) e l’imposta di registro (5,1miliardi di euro).

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