
Nel complesso e variegato mondo del fisco italiano, è facile trovarsi di fronte a sigle e acronimi che facilmente possono alimentare incertezza e confusione. Quando si parla in particolare di rifiuti urbani, ci si imbatte in TARI e TEFA, due tributi locali che viaggiano insieme, pur essendo diversi tra loro.
Le due imposte hanno differenti finalità, modalità di calcolo e soggetti beneficiari: quali sono le differenze della TEFA con la TARI? Chi è tenuto a pagare la TEFA e perché? È importante anche sapere quando si effettua il versamento, come si calcola l’importo dovuto e qual è il codice tributo da utilizzare per la liquidazione di questa imposta.
Cos’è la TEFA e quali sono le differenze con la TARI?
La TEFA è l’acronimo di “tributo per l’esercizio delle funzioni ambientali” e rappresenta un‘addizionale provinciale applicata alla TARI, ossia la tassa sui rifiuti che con la legge di Stabilità del 2014 ha presto il posto della TARES. La TEFA è stata introdotta con l’articolo 19 del D.Lgs. n.504/1992 ed è un tributo accessorio, non autonomo, che serve a finanziare le funzioni ambientali esercitate dalle Province o dalle Città metropolitane, come la pianificazione dei sistemi di gestione dei rifiuti, il controllo degli impianti e la vigilanza ambientale.
La TEFA compare insieme alla TARI nella bolletta dei rifiuti, sebbene si tratti di due tributi distinti che differiscono sia per finalità che modalità di gestione, ma anche in termini di soggetti destinatari. La TARI è la tassa principale determinata e incassata dai Comuni per coprire i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. La TEFA, invece, è un’addizionale applicata alla TARI ed è destinata alle Province e alle Città Metropolitane, per finanziare le attività generali di tutela ambientale.
In sostanza, una delle differenze tra i due tributi è che la TARI copre un servizio diretto al cittadino, vale a dire la gestione dei rifiuti, la TEFA finanzia funzioni più ampie e indirette a livello territoriale e non è collegata in maniera diretta al servizio di nettezza urbana.
Nel caso della TARI è il Consiglio Comunale a definire annualmente l’importo, calcolato in base alla superficie dell’immobile e al numero di persone che vi abitano all’interno, mentre per la TEFA è compito della Provincia stabilire l’aliquota da applicare in misura fissa alla TARI.

TEFA: chi la paga?
La TEFA è un tributo decisamente più contenuto rispetto alla TARI e, pur essendo meno noto, è comunque obbligatorio per tutti coloro che sono tenuti a pagare la tassa sui rifiuti. In altre parole, se un contribuente deve versare la TARI per un determinato immobile, residenziale o commerciale che sia, automaticamente deve corrispondere la relativa quota TEFA:
La riscossione del tributo avviene insieme alla TARI, generalmente nello stesso modulo di pagamento, sia che si tratti di F24 che di bollettino di conto corrente postale, per cui non c’è un versamento separato. L’ente riscossore, solitamente il Comune o in alternativa l’ente gestore, incassa anche l’importo TEFA per conto della Provincia o Città metropolitana competente.
Perchè si paga la TEFA
Quando si parla di TARI appare più immediato il motivo del pagamento di questo tributo, essendo legato alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti che produciamo quotidianamente. Non si può dire altrettanto della TEFA e spesso si fatica a comprendere perché la si paga, non essendo direttamente visibile al contribuente l’utilizzo di questo tributo.
La TEFA si paga per finanziare la redazione dei piani provinciali di gestione dei rifiuti, per supportare le attività di controllo e monitoraggio ambientale, ma anche per sostenere la promozione di iniziative ambientali, campagne educative e progetti di sostenibilità e per contribuire alla vigilanza sugli impianti di trattamento e smaltimento.
TEFA: da quando si paga?
La nascita della TEFA riporta indietro nel tempo di parecchio, dal momento che la sua origine risale al D.Lgs n. 504 del 30 dicembre 1992. Il pagamento della TEFA è partito l’1 gennaio 1993 ed è rimasto attivo fino al 2006, quando è stato abolito per un paio d’anni, prima di tornare in vigore il 13 febbraio 2008.
Per diversi anni la TEFA è stata riscossa cumulativamente con la TARI; ma a partire dall’anno di imposta 2021 i due tributi sono stati separati e da allora il pagamento avviene in maniera distinta, utilizzando due differenti codici tributo appositamente introdotti dall’Agenzia delle Entrate.

TEFA e codice tributo 3944
La TEFA è associata all’imposta principale, quella della TARI, per il pagamento della quale si utilizza il codice tributo 3944. A partire dal 2021 questo codice non si adopera più per il versamento cumulativo di TARI e TEFA e per quest’ultima si ricorre a nuovi codici tributo.
Nel dettaglio “TEFA” si usa per il tributo per l'esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell'ambiente, mentre “TEFN” per gli interessi e “TEFZ” per le sanzioni, segnalando che il ricorso a tali codici è consentito anche per il versamento di quanto dovuto a seguito dell’attività di controllo.
Calcolo della TEFA: come funziona
Per calcolare la TEFA che il contribuente deve pagare, è sufficiente fare riferimento alla percentuale da applicare all’importo dell’imposta sui rifiuti, ricordando che la TARI non è più da pagare quando va in prescrizione. L’aliquota è deliberata ogni anno dalla Provincia o dalla città metropolitana di competenza e, secondo quanto previsto dalla legge, è compresa tra un minimo dell’1% e un massimo del 5%.
Ogni ente ha facoltà di decidere in autonomia l’ammontare di questa percentuale alla luce delle esigenze di bilancio. Facendo un esempio pratico per una TEFA da pagare in relazione a una TARI pari a 400 euro e ipotizzando un’aliquota massima del 5%, il tributo sarà pari a 20 euro (400 € x 5% = 20 €).
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