Cosa sono le case popolari e come ottenere un alloggio in edilizia agevolata? Quello dell’edilizia pubblica è un progetto che affonda le sue radici nel XIX secolo quando, in piena rivoluzione industriale, le amministrazioni pubbliche si organizzarono per fornire delle sistemazioni per gli operai che, lasciate le campagne, avevano trovato lavoro nelle fabbriche. Oggi le case popolari rappresentano il punto di approdo per tutti coloro che, per questioni di reddito, necessitano di una prima casa a canoni ridotti.
Conosciute anche come alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) e IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), le case popolari sono gestite a livello locale, tramite degli appositi bandi - generalmente previsti ogni quattro anni - per coloro che presentano determinati requisiti ISEE. Il Bando Case Popolari 2024 si è concluso in gran parte d’Italia, tuttavia alcuni comuni hanno esteso la finestra d’accesso fino al prossimo novembre.
Che cos’è una casa popolare?
Così come già accennato in apertura, le case popolari sono immobili gestiti dalla Pubblica Amministrazione - che si occupa anche della loro manutenzione, come di recente avvenuto a Roma su 1.000 immobili - offerti ai cittadini in difficoltà economiche a canoni d’affitto agevolati. Istituite in Italia con la Legge 254 del 31 maggio 1903, sono presenti in Europa dal XIX secolo - le più antiche si trovano ad Augusta, in Baviera, e risalgono al XVI secolo - e si sono sviluppate in concomitanza con la Rivoluzione Industriale.
Il massimo sviluppo delle case popolari in Italia avvenne negli anni ‘50 quando, con il Piano Fanfani, vennero costruiti più di 2 milioni di immobili in edilizia pubblica. Oggi le case popolari sono gestite a livello locale - dai Comuni, dalle Province e dalle Regioni - e l’accesso è vincolato al rispetto di alcuni requisiti, in particolare sul reddito. Le case popolari non vengono assegnate automaticamente, ma è necessario far domanda di partecipazione agli appositi bandi, dai quali viene poi stilata una graduatoria.
Chi ha il diritto di avere una casa popolare?
Si è già spiegato che gli immobili in edilizia pubblica vengono normalmente assegnati a individui o nuclei familiari in difficoltà economiche. Ma, nei fatti, quali sono i requisiti per la casa popolare? Oltre alle indicazioni della già citata Legge 254, i criteri d’accesso ai bandi sono stabiliti a livello Regionale, con differenze anche sostanziali sul territorio italiano.
Sebbene i requisiti vengano appunto definiti dai singoli bandi, in linea generale per ottenere l’assegnazione di una casa popolare è necessario:
- non superare un determinato reddito massimo per le case popolari, per il 2024 in media tra i 20.000 e i 25.000 euro annuali di ISEE;
- non essere assegnatari di altre case popolari;
- non aver subito sfratti da case popolari negli ultimi 5 anni;
- non aver occupato abusivamente alloggi popolari negli ultimi 5 anni anni;
- non possedere altri alloggi, anche se sprovvisti di abitabilità.
Di norma, è anche necessario essere residenti - o manifestare l’intenzione di trasferire la residenza - nel Comune in cui si fa la richiesta di assegnazione. Ai bandi possono partecipare sia i cittadini italiani che provenienti dai Paesi dell’Unione Europea, mentre per le persone originarie di Paesi Extracomunitari è necessario essere in possesso di un regolare permesso di soggiorno.
Come si partecipa ai bandi per le case popolari?
I bandi per l’assegnazione delle case popolari vengono pubblicati all’incirca ogni 4 anni e, di norma, non è possibile effettuare la richiesta al di fuori del bando. Ma come avere una casa popolare del Comune, come si partecipa al bando?
Per poter presentare la richiesta, è necessario produrre un’apposita documentazione, che può variare a livello locale a seconda delle regole del bando. Normalmente, verranno richiesti:
- il documento di identità e il codice fiscale;
- l’autocertificazione di residenza;
- il permesso di soggiorno, se provenienti da Paesi Extra-UE;
- l’ISEE, ovvero l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente;
- l’ISEE-erp, ovvero l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente per l’Edilizia Residenziale Pubblica, che può essere richiesto al CAF;
- certificato di invalidità, se nel nucleo familiare sono presenti disabili.
A questo punto, è sufficiente recarsi presso gli uffici pubblici indicati dal bando - o procedere alla presentazione online, quando disponibile - compilando i moduli che verranno contestualmente forniti.
Graduatorie e modalità di assegnazione delle case popolari
Poiché di solito il numero delle domande presentate in concomitanza dei bandi è di gran lunga superiore agli immobili effettivamente disponibili, per l’assegnazione delle case popolari vengono stilate delle graduatorie. In altre parole, a ogni richiedente viene assegnato un punteggio e le case disponibili vengono consegnate fino a esaurimento. Chi ne resta escluso, rimane comunque in graduatoria: una vera e propria lista d’attesa, tramite la quale vengono assegnati gli immobili man mano che si rendono disponibili.
Ma come viene effettuata la graduatoria? Sempre con differenze tra un'amministrazione locale e l’altra, di norma garantiscono un miglior posizionamento coloro che, a parità di reddito ISEE:
- vivono in un alloggio provvisorio, come ad esempio un dormitorio;
- sono riconosciuti come invalidi civili, in particolare coloro che hanno una capacità lavorativa ridotta di almeno il 66%;
- hanno minori a carico, in particolare se separati, divorziati, vedovi o genitori unici;
- hanno superato i 65 anni e hanno più di tre figli a carico o, ancora, prestano assistenza a membri disabili nel nucleo familiare;
- hanno subito uno sfratto;
- dividono un alloggio in affitto con altri nuclei familiari;
- vivono in alloggi privi dei servizi igienici di base;
- corrispondono affitti di entità maggiore a un terzo del loro reddito o della pensione;
- ricevono un assegno pensionistico inferiore alla pensione minima INPS;
- risultano affidati ai servizi sociali.
È inoltre utile sapere che ogni bando stabilisce un punteggio minimo per ottenere la casa popolare, al di sotto del quale non è possibile entrare in graduatoria. Anche in questo caso, le soglie previste variano a livello locale.
Consegna e gestione della casa popolare
Una volta pubblicate e approvate le graduatorie, gli alloggi disponibili in Edilizia Pubblica vengono consegnati agli aventi diritto, con la contestuale sottoscrizione di un canone di locazione, proposto a cifre ben al di sotto dei prezzi di mercato: di norma, non più di qualche centinaio di euro al mese. Ma come si gestiscono le case popolari, in quanto tempo vengono consegnate ed è possibile riscattarle?
Tempi di consegna della casa popolare
I tempi di consegna di una casa popolare variano, anche enormemente, sempre a livello locale. Possono passare diverse settimane - a volte, anche mesi - dall’iscrizione al bando fino alla pubblicazione delle graduatorie. E da quando viene assegnato l’alloggio, possono trascorrere ancora diverse settimane prima di entrarvi in possesso. Questo perché:
- è necessario prima sottoscrivere il contratto di locazione, secondo le tempistiche previste dalle Amministrazioni Locali;
- in sede di firma del contratto, verrà comunicato il giorno e l’ora di ingresso nell’immobile, generalmente entro una quindicina di giorni dalla sottoscrizione.
Date queste tempistiche variabili e spesso dilungate, sorge un legittimo dubbio: come avere una casa popolare urgente? Molte località - come di recente avvenuto con le assegnazioni urgenti a Milano, per fronteggiare l’emergenza abitativa del capoluogo lombardo - prevedono delle procedure speciali per garantire l’accesso rapido all’edilizia pubblica. Si tratta, tuttavia, di possibilità che riguardano unicamente individui in condizioni di estrema difficoltà economica o in gravi condizioni di salute, che si realizzano tramite:
- l’assegnazione speciale in deroga alle graduatorie;
- l’alloggio temporaneo in strutture ricettive, come ad esempio gli alberghi, a spese dei Comuni;
- l’affidamento temporaneo alle strutture gestite dai Servizi Sociali.
Ogni richiesta è gestita singolarmente e, di norma, i requisiti d’accesso sono più stringenti rispetto al bando quadriennale. Ad esempio, molti comuni richiedono un ISEE-erp inferiore ai 10.000/15.000 euro annui.
Come si gestisce la casa popolare
La gestione della casa popolare è pressoché identica agli alloggi in edilizia privata concessi in locazione, come ad esempio nei condomini. Di norma:
- la manutenzione ordinaria spetta all’assegnatario, a meno di differenti accordi con l’ente gestore. Molti Comuni, ad esempio, si fanno carico delle spese ordinarie più gravose, esentando così i residenti;
- la manutenzione straordinaria spetta invece all’ente titolare degli alloggi.
Naturalmente, si sarà soggetti al rispetto del regolamento previsto dall’ente e, come facile intuire, al pagamento dei canoni concordati, pena gravi conseguenze. Ad esempio, quando si rischia di essere tolti dalle case popolari? Si può ricevere lo sfratto dall’alloggio assegnato se:
- non si corrispondono i canoni concordati;
- non si rispettano le regole previste;
- si tengono comportamenti che potrebbero essere pericolosi per la stabilità del palazzo o la salute degli altri residenti;
- quando emerge che l’assegnatario non aveva, in realtà, i requisiti per poter ottenere una casa popolare.
È utile inoltre sapere che, in caso di decesso dell’assegnatario, la titolarità della casa popolare passa ai parenti diretti, quindi al coniuge o ai figli.
Si possono comprare o vendere le case popolari?
È certamente possibile acquistare - o meglio riscattare - la casa popolare assegnata dagli enti pubblici. Per farlo, è però necessario, rispettare i vincoli previsti dalla Legge 560 del 1993:
- aver vissuto nell’alloggio per almeno 5 anni;
- aver corrisposto regolarmente il canone d’affitto;
- non superare una soglia di reddito ISEE definita a livello locale;
- non aver trasferito la residenza altrove, rispetto al Comune dove si trova l’immobile;
- non essere in possesso di altri immobili.
E una volta riscattata, la casa popolare può essere venduta? Anche in questo caso, bisogna rispettare dei vincoli definiti a livello locale. In genere:
- non si può vendere casa prima dei 5-10 anni dalla data di riscatto;
- l’immobile deve essere venduto a prezzo pieno;
- deve essere garantito il diritto di prelazione all’ente primo gestore, rispetto ad acquirenti privati.
Data la presenza di norme diverse da località a località, è sempre necessario informarsi presso l’Amministrazione Pubblica di riferimento per verificare i passaggi e i vincoli necessari.
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