Non vi sono limiti nazionali al numero di gatti che si possono tenere in casa, ma eventuali vincoli regionali oppure comunali.
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Quanti gatti in casa
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Quanti gatti si possono tenere in casa? È una curiosità che sarà certamente sorta a molti, sia fra gli appassionati di felini che tra i residenti, preoccupati per la presenza di troppi animali negli appartamenti dei vicini.

A livello nazionale, la legge non stabilisce un numero massimo di gatti che si possono accudire, purché vengano gestiti in modo consono e non siano maltrattati. Bisogna sapere, però, che a livello regionale o comunale potrebbero essere in vigore altre normative.

Quanti gatti posso avere in casa?

I gatti rientrano a pieno titolo fra le specie animali che si possono legalmente accudire, ma quanti se ne possono effettivamente tenere in casa? Così come già accennato, la legge non prevede limiti massimi al numero di felini domestici, purché ne venga garantito un elevato standard di vita. Tuttavia, bisogna prestare attenzione anche alle prescrizioni locali.

Le condizioni di accudimento dei gatti

Il primo fattore da prendere in considerazione, per determinare il numero massimo di gatti in appartamento, è vagliare con attenzione le condizioni di accudimento. La legge 281/1991 e la Legge 189/2004 definiscono il contesto della gestione degli animali di affezione, ovvero quelli che possono essere tenuti all’interno delle case. Chi decide di accudirli, infatti, è soggetto:

  • al divieto di abbandono;
  • al divieto di produzione, macellazione, importazione ed esportazione a fine alimentare;
  • al divieto di trasporto, stoccaggio e all’utilizzo in spettacoli e manifestazioni pericolose;
  • al rispetto delle caratteristiche etologiche della specie e delle loro necessità.
Gatti in casa
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In linea generale, è quindi necessario offrire ai felini delle condizioni affinché possano vivere in piena serenità. Il proprietario dovrà premurarsi venga garantito loro uno spazio sufficientemente ampio e salubre, l’accesso al cibo, alle cure veterinarie, a una normale socializzazione e molto altro. In caso contrario, si rischia di commettere il reato di maltrattamento di animali, come definito dall’articolo 544 del Codice Penale, con pene da tre a diciotto mesi di reclusione e multe da 5.000 a 30.000 euro. Non è però tutto, poiché in alcune situazioni può verificarsi anche il reato di abbandono di animali, previsto dall’articolo 727 del Codice Penale, con l’arresto fino a un anno e l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

È quindi facile intuire che il primo requisito per garantire la miglior vita possibile ai gatti è evitare condizioni di sovraffollamento, poiché potrebbe essere impossibile garantire una sufficiente igiene, così come evitare la contenzione di infezioni e altre patologie, liti territoriali fra esemplari e un’equilibrata distribuzione del cibo. Ad esempio, con la sentenza 1510/19, la Cassazione ha confermato la condanna di una donna per abbandono di animali, poiché non in grado di garantire condizioni di vita consone ai 33 gatti che ospitava nel suo appartamento.

Gatti e norme regionali o comunali

Oltre al prerequisito di non accudire un numero di gatti tale da impedirne una corretta esistenza, bisogna fare riferimento anche alle normative locali. Infatti, sia le Regioni che i Comuni possono imporre un numero massimo di felini per abitazione, seguendo anche le più recenti indicazioni dei veterinari e delle associazioni di tutela.

A scopo esemplificativo, è utile riportare il caso della Lombardia che, con la Legge Regionale 33/2009, ha imposto un numero massimo di 10 gatti per abitazione. Lo stesso accade nel Comune di Padova, con analoghe limitazioni per il numero di felini accudibili.

È anche utile sottolineare che spesso le leggi regionali e i regolamenti comunali impongono anche un massimo di animali indipendentemente dalla specie. Di conseguenza, se si accudiscono anche cani o altri animali, sarà necessario verificare le relative disposizioni normative.

Quanti gatti si possono tenere in condominio?

Per chi vive all’interno di un condominio, non sono solo le prescrizioni di legge - nazionali o locali - a dover essere prese in debita considerazione. È infatti necessario rispettare anche i diritti degli altri condomini, a partire da quello alla quiete o del rispetto della loro proprietà privata. Ma cosa sapere, in questo contesto?

Quanti animali si possono tenere a uso familiare in condominio?

Innanzitutto, esistono limitazioni agli animali che si possono tenere a uso familiare, in un contesto condominiale? Ad esempio, l’assemblea può imporre specifiche limitazioni? È utile sapere che il regolamento condominiale non può prevedere divieti o limiti:

  • alla possibilità di accudire animali, inclusi i gatti;
  • al numero di animali ospitati in casa, oltre ovviamente a quanto stabilito dalla legge.

È quanto prevede l’articolo 1138 del Codice Civile, di recente riformato. È però importante che non si arrechi disturbo agli altri condomini, ad esempio con rumori fastidiosi - come previsto dall’articolo 844 del Codice Civile, che impone di non superare la normale soglia di tollerabilità - così come anche odori sgradevoli. Ad esempio, con la sentenza 1823/2023, la Corte di Cassazione ha stabilito che il numero di animali, siano in condominio o in giardini privati, non può essere illimitato poiché grava sui vicini con olezzi e altre situazioni spiacevoli. Anche in questo caso, prevale quindi la necessità di offrire spazi congrui per garantire sia il benessere degli animali che i diritti dei dirimpettai.

Ancora, è necessario ricordare che non vi sono specifici divieti nel lasciare i gatti circolare liberamente in condominio, ma il proprietario sarà responsabile degli eventuali danni causati.

Appartamento in affitto in condominio: quanti gatti

La situazione è diversa se si vive in condominio, ma in un appartamento preso in affitto. In questo caso, è necessario valutare gli accordi sottoscritti con il contratto di locazione, dove potrebbe essere previsto:

  • il divieto di accudire animali domestici nell’unità immobiliare locata;
  • un numero massimo di animali accudibili.
Fila di gatti in condominio
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In questo caso è utile sottolineare che, in presenza di un contratto che prevede specifiche limitazioni, la violazione degli accordi permette di sfrattare un inquilino con animali. Se, invece, il contratto di locazione non prevede alcun divieto di sorta, il proprietario dell’unità immobiliare non può avanzare pretese - come il diniego all’accudimento di gatti o una limitazione al loro numero - in itinere.

5 gatti in casa in condominio sono troppi?

Alla luce di quanto riportato, quando il numero di gatti accuditi è troppo elevato, soprattutto in un contesto condominiale? Ad esempio, 5 gatti in casa sono troppi? Rispondere a questa domanda non è semplice poiché, come si è già visto, a livello nazionale non vi sono limiti specifici, mentre a quello locale dipende se la propria Regione o il proprio Comune prevedano delle normative di riferimento.

Considerando come il benessere felino prevalga su qualsiasi altra questione, così come stabilito dalla legge, per comprendere se cinque gatti in casa siano troppi, bisogna considerare:

  • lo spazio a disposizione per i quadrupedi;
  • la possibilità di garantire una corretta igiene degli ambienti;
  • la possibilità di poter prevedere a tutte le necessità etologiche dei felini;
  • il livello di disturbo potenzialmente causato ai vicini, in termini di miagolii, rumori molesti oppure odori;
  • la propria capacità di prevenire danni alla proprietà altrui.

A questo scopo, può essere utile vagliare il parere del proprio veterinario di fiducia - o di associazioni di tutela sparse sul territorio - per valutare il caso specifico. Insieme agli esperti, e valutati gli ambienti a disposizione nonché la propria capacità di accudimento, si potrà capire quanti esemplari possano effettivamente convivere all’interno del proprio appartamento.

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