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L’Indagine 2017 sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani realizzata da Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi ha evidenziato un aumento delle famiglie capaci di risparmiare. La percentuale sale dal 40 al 43,4. E la propensione media al risparmio risale, portandosi in linea con il dato del 2001 (11,8% contro il 9,6% del 2016).

Una maggiore capacità di accantonamento che è il riflesso dell’aumento (dall’82 al 92%) della quota di intervistati che nel 2017 si dichiara finanziariamente indipendente. In calo invece i non indipendenti, passando dal 9 a poco meno del 3% del campione. Circa il 61% degli intervistati dichiara di godere di un reddito sufficiente o più che sufficiente (nel 2016 era il 47,2%). L’indagine ha poi evidenziato un ritorno dei redditi da lavoro, che rappresentano nel 58% dei casi la prima fonte di reddito degli intervistati.

Bene i dati relativi tanto al risparmio non intenzionale quanto a quello intenzionale. La quota dei risparmiatori non intenzionali ha recuperato circa un punto percentuale dal 2016, raggiungendo il 21,4% del campione. Nel 2016 i risparmiatori intenzionali erano un quinto del campione, quest’anno ritornano al 22%, avvicinandosi alla cifra fisiologica. Il fatto che la crescita dei risparmiatori intenzionali sia superiore a quella dei risparmiatori non intenzionali indica che le famiglie stanno tornando a progettare.

Per cosa si risparmia

L’analisi delle motivazioni al risparmio dei risparmiatori intenzionali vede come prevalenti i motivi precauzionali (46,3%).

Il risparmio per la casa (ristrutturazione o acquisto), dopo aver perso nel 2015 e nel 2016, torna quest’anno a superare il 16% ed è particolarmente diffuso nelle fasce d’età fra 35 e 54 anni. Nel 2016 il 5% degli intervistati ha comprato una casa.

Trasformando le intenzioni di acquisto di case in valori assoluti, si nota che potrebbero essere richieste al mercato circa 1,5 milioni di case: tanto da triplicare le transazioni di edilizia residenziale del 2016, che sono state poco più di 500 mila. La casa è ritornata, anche per gli interessi a zero, un possibile bene di investimento.

Il dato relativo a coloro che risparmiano per i figli non vede una significativa variazione tra il 2016 e il 2017. Sale, invece, l‘intenzione di risparmiare per la vecchiaia, passata dal 14,1 al 20,7%.

Il risparmio non intenzionale cresce principalmente tra i giovani: le nuove generazioni ricominciano ad accumulare più della media della popolazione, riavvicinando i comportamenti a una programmazione normale del ciclo di vita.

Pur nell'incertezza derivante dai problemi strutturali non risolti, ai segnali alquanto ambigui sul fronte del risparmio del 2016 si sostituisce quest’anno una molto più univoca indicazione che l’effetto della crisi si stia allentando anche per le famiglie.

Più ottimismo anche in vista del pensionamento. Il 41% circa dei capifamiglia intervistati reputa che, in corrispondenza dell’età della pensione, potrà godere di un reddito per lo meno sufficiente. Nel 2016 la percentuale era di dieci punti inferiore.

Sul fronte degli investimenti nei mercati finanziari la sicurezza del capitale è ancora la priorità. La mette al primo posto il 61,9% del panel, seguita dalla liquidità (36,8%). Seguono a distanza la cedola (rendimento di breve termine) e l’aumento del valore del capitale (rendimento di lungo termine).

Migliora l’attitudine ad aspettare, per vedere un rendimento. Passa dal 32,7% al 37% la quota degli intervistati disponibile ad attendere tre o più anni prima di tirare le somme su un investimento. Tuttavia oltre la metà dei risparmiatori (52,1%) dichiara di non avere alcuna diversificazione, con oltre i due terzi della propria ricchezza finanziaria impiegata nella stessa forma di investimento.

Sembra prendere quota il risparmio gestito, in aumento dall’8 al 13% la quota di famiglie che si rivolgono ai fondi. Si rileva anche un aumento dell’esposizione diretta agli investimenti in azioni (il 5,5% del campione contro il 4,4% nel 2016), ma il ritorno alla borsa riguarda una fascia minoritaria di investitori, prevalentemente ben istruiti e con redditi medio-alti.

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