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Non performing loans. Dietro queste tre parole si nasconde uno dei fenomeni più temuti dagli istituti di credito e finanziari in genere, soprattutto dopo l’ultima, pesante crisi partita nel 2008. Tuttavia le norme sulla gestione di questo problema possono trasformarlo in una opportunità per migliorare i bilanci bancari e per rendere disponibili nuove risorse. Di che si tratta, e quanti Npl pesano sul nostro sistema finanziario? Vediamo di seguito gli ultimi dati.

Npl: cosa sono?

I “non performing loans” non sono altro che i prestiti in sofferenza, ovvero quei prestiti che i debitori non sono in grado di rimborsare nei tempi previsti. Quando questo accade, spesso, a soddisfazione del debito, gli istituti erogatori del finanziamento espropriano i beni dei debitori. Che entrano nel patrimonio della banca, acquistando valore a seconda della probabilità che hanno di essere rivenduti ad un buon prezzo per rientrare delle somme erogate.

Il documento di Banca d'Italia sugli Npl

Negli ultimi anni i tempi di recupero degli Npl derivanti da ogni forma di finanziamento si sono accorciati, grazie agli interventi normativi che hanno abbreviato la durata delle procedure esecutive in presenza di debiti non pagati. Secondo un paper di Banca d’Italia, i tempi di pre e post vendita si sono ridotti notevolmente, garantendo un migliore realizzo dalla disposizione dei beni espropriati, migliorando i bilanci degli istituti di credito e mettendo in circolo liquidità utile per nuovi investimenti. Le fasi di prevendita del bene Npl, secondo il documento di Bankitalia, si sono ridotte al di sotto dell’anno nel 19% dei casi (contro il 10% del periodo pre riforme), mentre la fase post vendita ha durata inferiore ai 12 mesi nel 21% dei casi, contro il precedente 8%.

Npl leasing, migliore recupero dai beni immobili

Per quanto riguarda gli Npl leasing, ovvero i beni entrati in possesso di enti erogatori di leasing a seguito dei mancati pagamenti di coloro che hanno sottoscritto i relativi contratti, l’associazione Assilea ha stilato una sorta di censimento, rivelando che i beni immobiliari sono, tra tutti, quelli che assicurano il miglior margine di recupero. Durante il workshop di Assilea tenutosi a Milano dal titolo “NPLease 2018: Collection & Resale. Strategie e performance del recupero crediti esternalizzato e del remarketing” , è emerso che sono 97.270 gli Npl leasing censiti al 31 marzo 2018, di cui oltre 33 mila riguardano beni strumentali, circa 21 mila veicoli, 6.842 immobili e oltre 1.000 unità da diporto. Di tutti questi, solo circa 62,7 mila sono legati a debiti da recuperare, in quanto tutti gli altri sono rientrati “in bonis” e poco più di 8 mila unità sono beni di magazzino.

Il lato positivo è che il numero degli Npl leasing sono in deciso calo rispetto ai 130 mila beni censiti nel primo trimestre del 2017. Dai dati emerge poi, come detto sopra, che il ricollocamento tramite fondo immobiliare è una modalità in crescita di circa il 20%, e che i beni immobili – eccezion fatta per gli immobili industriali, considerati più rischiosi - sono quelli che con più facilità garantiscono il rientro dal default, giungendo a coprire una percentuale del 59,1% del debito non pagato.

Npl, normativa da migliorare

“Da problema gli Npl possono trasformarsi in opportunità – commenta il Direttore Generale di Assilea, Gianluca de Candia, – e in questo senso la combinazione dei dati positivi della crescita dello stipulato, della riduzione del rischio credito e degli stessi Npl è sicuramente un segnale importante. Lo smaltimento potrebbe però essere accelerato dall’accoglimento di alcune norme senza alcun impatto sulla finanza pubblica, in assenza delle quali, al contrario, non potranno essere realizzate importanti operazioni di cessione su immobili derivanti da leasing in default e non potranno essere liberate importanti risorse finanziarie per sostenere l’economia reale”.

Quali sono, in particolare, le norme che secondo Assilea garantirebbero il miglior rientro dai default? “L’associazione chiede di modificare la normativa sulle cartolarizzazioni, ovvero la legge 130/99, – risponde de Candia. – La cartolarizzazione dei leasing in default permetterebbe risparmio del 30% sull’Rwa, ovvero sui “Risk Weighted Assets”, cioè le attività ponderate per il rischio che pesano sui requisiti patrimoniali minimi della banche”.

“Il totale delle risorse liberate attraverso la cartolarizzazione dei default leasing – continua de Candia - supererebbe i 6,3 miliardi di euro, cifra pari a circa il 7% dell’intero portafoglio leasing rilevato al 30 giugno 2018”.

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