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Assegno unico 2022
Come funziona l'assegno unico 2022 pixabay

Dopo aver spiegato a cosa bisogna far attenzione nel momento di realizzare la domanda per l'assegno unico universale 2022, Sara Astorino, consulente legale dell'Aduc spiega a idealista/news come funziona l'assegno unico 2022 e cosa succede con figli disabili e mamme under 21 e nel caso di genitori separati o divorziati.

Dal mese di marzo il vecchio assegno familiare, inserito direttamente in busta paga, verrà sostituito dall’Assegno Unico Universale che andrà invece richiesto direttamente all’Inps.

L’assegno spetta a tutte le famiglie con figli a partire dal settimo mese di gravidanza sino al ventunesimo anno di età ma il suo importo cambierà e verrà determinato sulla base di alcuni criteri tra cui l’ISEE e l’età del figlio.

Ma il versamento della somma, che avviene direttamente sul numero di conto corrente inserito all’interno della domanda presentata, è sottoposto a condizioni ben precise, come spiega Sara Astorino, consulente legale dell’Aduc.

Figli maggiorenni

“Per ottenere l’Assegno Unico Universale, i ragazzi under 21 devono studiare, fare tirocinio con redditi minimi o il servizio sociale. Condizioni non presenti per la concessione del precedente assegno familiare che veniva erogato al nucleo familiare fino al compimento della maggiore età senza alcun obbligo a carico dei ragazzi"

"Questa previsione sembra richiamare un diverso principio ovvero quello che prevede il diritto a percepire il mantenimento, una volta divenuti maggiorenni, solo se si dimostra di essere realmente impegnati negli studi o si stia cercando un lavoro per rendersi autosufficienti. Un altro aspetto critico è legato al fatto che gli assegni familiari precedenti rimanevano dello stesso importo indipendentemente dall’età dei figli, mentre per il nuovo assegno unico il contributo andrà dai 50 ai 175 euro al mese per i figli fino a 18 anni e si ridurrà, andando da 25 a 85 euro al mese, per i figli tra i 18 e i 21 anni. Di fatto c’è un calo nel tempo di quanto le famiglie riceveranno”.

Altre novità da prendere con le pinze è la maggiorazione, pari a 20 euro in più al mese, per le mamme under 21.

“L’intenzione è buona, ma dubitiamo dell’efficacia di questa misura. L’aumento è destinato a delle donne che in ragione dell’età non hanno una posizione lavorativa e che rientrano, almeno nella maggior parte delle situazioni, nella dichiarazione ISEE del nucleo familiare dei propri genitori che difficilmente sarà inferiore ad 15 mila euro. Queste donne riceveranno quindi 20 euro in più al mese ma sarà estremamente improbabile che possano accedere al massimo dei benefici!”.

Come funziona per i figli disabili

Le famiglie con un figlio disabile potranno percepire l’AUU senza alcun limite d’età. Sono state poi previste maggiorazioni sulle quali sussistono molte perplessità.

“I figli minorenni riceveranno al mese 105 euro in più ma solo “in caso di non autosufficienza”, la somma si ridurrà ad 95 euro in caso di “disabilità grave” e sarà ancora minore, 85 euro in caso di “disabilità media”. Ma ad oggi non sono stati spiegati i criteri che determineranno in che livello di gravità si colloca il figlio. Nel caso il figlio sia maggiorenne si ha una ripartizione. Fino al 21mo anno si avranno 50 euro in più al mese mentre oltre il 21mo anno si riceverà semplicemente un assegno tra gli 85 ed i 25 euro”.

I figli maggiorenni disabili dovranno anch’essi dimostrare di essere meritevoli oppure sono esentati? “Qui ci troviamo di fronte a un vero e proprio vuoto normativo”, puntualizza l’avvocato Astorino. “Sarebbe opportuna una precisazione da parte del Legislatore al fine di evitare lungaggini e giudizi che porterebbero solo danni alle famiglie”.

Come funziona per i genitori separati

Secondo l’Aduc tra le prime conseguenze dell’applicazione delle nuove norme, vi sarà un aumento delle situazioni di contrasto tra genitori divorziati o non conviventi.

In caso di disaccordo sulle modalità di fruizione dei benefici riguardanti i figli, infatti, il rischio è che si debba ricorrere alle vie legali a causa della modalità prevista di versamento dell’assegno.

“La procedura prevede che, in presenza di due genitori esercenti la responsabilità genitoriale, uno dei due debba fare la domanda di assegno unico, una volta sola per ogni anno di gestione, indicando tutti i figli per i quali si richiede il beneficio e il codice fiscale dell’altro genitore. Per legge l’assegno spetta a entrambi, a prescindere dal versamento dell’assegno di mantenimento stabilito dal giudice o da chi convive con il minore. Tuttavia, l’assegno può essere richiesto e pagato al 100% al solo richiedente. Resta salva però la possibilità, anche in un secondo momento, di richiedere che l’erogazione venga suddivisa in misura uguale (al 50%) tra i genitori aventi diritto”.

In pratica, il richiedente, se al momento della domanda sceglie di ricevere il 100% deve dichiarare che le modalità di ripartizione sono state definite in accordo con l’altro genitore.

Come funziona in caso di conflitto

“Ma l’altro genitore non deve obbligatoriamente confermare questa scelta, dato che accede alla procedura in modo autonomo con le proprie credenziali”, precisa Sara Astorino. “Anche se non è previsto il suo nulla osta, resta salva la possibilità per il secondo genitore di modificare la scelta del primo, con una richiesta successiva, anche all’insaputa dell’altro genitore o contro l’opinione dell’altro: gli basterà accedere con le proprie credenziali alla procedura e indicare i suoi dati per il pagamento del 50% (Iban oppure bonifico domiciliato, e così via). In caso di disaccordo sulle modalità di fruizione dei benefici legati ai figli il rischio è che si torni nuovamente alle vie legali. Per questo motivo è sempre bene includere ed esplicitare nell’accordo legale di separazione, o in un altro accordo in forma scritta, anche questi aspetti”.

Un altro aspetto particolarmente critico per i nuclei familiari con coniugi non conviventi, è che le somme ricevute da un genitore per il mantenimento dei figli minori viene incluso nel reddito imponibile e quindi contribuisce a determinare l’ISEE. “Rispetto al passato su questo punto siamo tornati indietro, dato che le somme versate dall’ex coniuge per il mantenimento dei figli non rientravano nel reddito imponibile e quindi non contribuivano al calcolo del vecchio assegno familiare”.

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