L'Istat lo ha detto chiaramente: a marzo l'inflazione ha raggiunto un livello (+6,7%) che non si registrava da luglio 1991. Ma cosa significa questo? In particolare, qual è la relazione che intercorre tra inflazione e potere d'acquisto?
Quando si parla di inflazione ci si riferisce innanzitutto all'aumento progressivo del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi, che di conseguenza genera una diminuzione progressiva del potere di acquisto della moneta.
Le cause che possono determinare un aumento dell'inflazione sono:
un eccesso di domanda di beni e servizi rispetto all'offerta;
un aumento dei costi di produzione;
l'espansione eccessiva dell'offerta di moneta da parte delle banche centrali.
Inflazione e potere d'acquisto
Con l'aumento dell'inflazione si incorre dunque in una diminuzione del potere d'acquisto. Quando cresce l'inflazione, quindi quando crescono i prezzi dei beni e dei servizi senza che a ciò si accompagni una crescita del salario, il potere d'acquisto dei consumatori diminuisce.
Ma questo cosa può produrre? Presto detto. La diminuzione del potere d'acquisto determinata dall'aumento dei prezzi dei beni e dei servizi spinge le persone a risparmiare sempre meno sotto forma di moneta e sempre di più acquistando i cosiddetti "beni rifugio". Ne consegue che i prezzi di questi beni rifugio, ad esempio l'oro o gli immobili, tendono ad aumentare.
L'aumento di questi prezzi, nell'ambito di un'economia aperta, crea problemi alla competitività e quindi alle esportazioni. Può accadere così che, per ovviare a ciò, il Paese in cui si è verificato l'aumento dei prezzi decida di intervenire con una svalutazione. Un intervento che può ingenerare un susseguirsi di aumenti dell'inflazione e di interventi di svalutazione.
Inflazione Italia marzo 2022, i dati dell'Istat
Qualche giorno fa l'Istat ha diffuso i dati sull'inflasione relativi a marzo 2022. Secondo quanto fatto sapere, nel mese di marzo 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dell'1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua.
L'Istat ha spiegato che l'accelerazione dell'inflazione su base tendenziale è dovuta anche questo mese prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita è passata da +45,9% di febbraio a +52,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%), e, in misura minore, ai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%) e a quelli dei beni durevoli (da +1,2% a +1,9%); i prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (+94,6%, come a febbraio). I servizi relativi ai trasporti, invece, hanno registrato un rallentamento (da +1,4% a +1,0%).
L'"inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, ha accelerato da +1,7% a +2,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,1% a +2,5%.
Su base annua hanno accelerato in misura ampia i prezzi dei beni (da +8,6% a +10,2%), mentre quelli dei servizi sono rimasti stabili (+1,8%%); si è allargato quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -6,8 punti percentuali di febbraio a -8,4).
Hanno accelerato sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5,0%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +5,3% a +6,9%).
L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (+8,9%) e in misura minore dei beni alimentari lavorati (+1,0%), dei servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei beni durevoli (+0,7%) e degli alimentari non lavorati (+0,6%).
L'inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l'indice generale e a +1,6% per la componente di fondo.
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