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inflazione occulta
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L’inflazione spaventa il consumatore; quindi, per non creare panico tra la gente, cosa c’è di meglio che nasconderla sotto il tappeto? È la “shrinkflation”, l’inflazione occulta al supermercato. Una nuova trovata che sta prendendo piede nella grande distribuzione per dipingere il diavolo un po’ meno brutto di quello che è. Ecco come funziona la shrinkflation.

Shrinkflation, cosa significa?

La traduzione di shrinkflation, simpatico neologismo creato per l’occasione presente, può essere grosso modo “restringimento a causa dell’inflazione”. Restringimento di cosa? Principalmente delle quantità di prodotto acquistabili al supermercato. Nel senso che nella confezione che troviamo al suo posto sullo scaffale e al solito, vecchio, rassicurante prezzo, in realtà è stata messa una quantità inferiore di prodotto. Quindi in definitiva il prezzo non aumenta: diminuisce la quantità acquistata. Un piccolo inganno per non spaventare i consumatori mentre, in ogni caso, si scarica su di loro il peso dell’aumento dei prezzi.

Shrinkflation, alcuni esempi

Il Financial Times per primo ha segnalato questa pratica: sacchetti di patatine riempiti con cinque o dieci sfoglie in meno; rotoli di carta igienica da cui mancano una trentina di strappi; qualche decilitro di sapone in meno nelle bottiglie; flaconi di detersivo non riempiti completamente; barrette di cioccolato meno pesanti.

Una pratica che comunque, con la pandemia e la conseguente difficoltà del settore, si trovava anche in hotel e ristoranti, dove beni e servizi un tempo compresi nel prezzo vengono forniti solo a richiesta, come la pulizia delle stanze, le colazioni a buffet, frutta e verdura (ridotti a favore di ingredienti meno costosi), per non parlare della riduzione delle porzioni mascherata con salse o con impiattamenti particolari.

Inflazione occulta al supermercato: le conseguenze

Ovviamente le conseguenze dell’inflazione nascosta al supermercato si ripercuotono ancora e sempre sul consumatore. Perché è chiaro che, spendendo lo stesso per ottenere meno, il prodotto si consumerà più in fretta, e toccherà acquistarne dell’altro nel giro di minor tempo rispetto al solito: il che implica una maggior frequenza di spesa e di conseguenza un esborso maggiore. Con maggiore introito per le ditte produttrici, che sicuramente lo utilizzeranno per ripianare le maggiori spese legate all'inflazione, d’accordo: ma a costo di una pratica non proprio trasparente.

Giustificare poi, come a volte accade, la confezione di dimensioni inferiori con il minore impatto ambientale è pura fantasia; perché è ovvio che due confezioni di dimensioni inferiori, assommate, sono più inquinanti di una sola di dimensioni standard. Oltre al fatto che ci dovremo recare più volte al supermercato per acquistare i prodotti, aumentando le emissioni delle nostre auto.

Inflazione occulta, è legale?

In definitiva, nascondere l’inflazione in un pacchetto di patatine è legale o no? L’inflazione occulta non è una pratica illegale, nel momento in cui viene comunicata in qualche modo al consumatore. E, seppure in modo molto furbo, in effetti viene comunicata: “basta” controllare i prezzi al chilo per accorgersi dove sta la convenienza. Nella capacità di confrontare i prezzi sta la libertà del consumatore di non subire passivamente l’inflazione nascosta.

E tuttavia ci sono due fattori che rendono comunque il tutto non molto trasparente: primo, non tutti hanno la capacità fisica e psicologica di confrontare i prezzi al chilo su due piedi, davanti allo scaffale del supermercato, e costoro sono totalmente senza tutela. Secondo: se la shrinkflation viene applicata da tutti i produttori, alla fine non si tratta di scegliere il prodotto più conveniente, ma il produttore che mi sta ingannando meno. Non è proprio una bella prospettiva.

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