
"Le prospettive per la crescita economica e l'inflazione restano estremamente incerte". Lo scrive la Bce nel suo bollettino economico elencando tra i rischi al ribasso per la crescita "la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e l'incremento delle tensioni geopolitiche su più ampia scala", che "potrebbero frammentare il commercio internazionale e quindi gravare sull'economia dell'area dell'euro".
Pil, rischio crescita al ribasso
Rischi al ribasso sulla crescita anche se "gli effetti della politica monetaria fossero più forti delle attese o se l'economia mondiale si indebolisse, deprimendo la domanda di esportazioni dell'area dell'euro". Ma il Pil dell'eurozona potrebbe superar ele previsioni "se, grazie alla vivacità del mercato del lavoro, all'incremento dei redditi reali e alla minore incertezza, cittadini e imprese riacquistassero fiducia e aumentassero i consumi".
Inflazione Ue, tassi ancora alti
Nell'eurozona "l'inflazione continua a diminuire, ma ci si attende ancora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo prolungato". Per questo le decisioni future del Consiglio direttivo della Bce "assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della BCE siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finchè necessario, al fine di conseguire un ritorno tempestivo dell'inflazione all'obiettivo del 2 per cento nel medio termine". E' quanto si legge nell'ultimo bollettino economico della Canca centrale europea. "Le decisioni sui tassi di interesse seguiteranno a essere basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell'inflazione di fondo e dell'intensità della trasmissione della politica monetaria" sie legge ancora."In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone nell'ambito del proprio mandato per assicurare che l'inflazione ritorni sul suo obiettivo di medio termine e per preservare l'ordinata trasmissione della politica monetaria".
"Fra i rischi al rialzo per l'inflazione vi sono possibili nuove pressioni verso l'alto sui costi dei beni energetici e alimentari, legate anche al ritiro unilaterale della Russia dall'iniziativa per il trasporto dei cereali dal Mar Nero (Black Sea Grain Initiative). Le condizioni metereologiche avverse, alla luce dell'evoluzione della crisi climatica, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari più del previsto - argomenta la Bce -. Oltre a ciò, un incremento duraturo delle aspettative di inflazione al di sopra dell'obiettivo del Consiglio direttivo, oppure aumenti delle retribuzioni o dei margini di profitto maggiori di quanto anticipato, potrebbero spingere al rialzo l'inflazione, anche nel medio termine.
Domanda interna debole
Per contro, una domanda più debole, riconducibile ad esempio a una più intensa trasmissione della politica monetaria, condurrebbe a un allentamento delle pressioni sui prezzi, soprattutto nel medio periodo. Inoltre, l'inflazione si ridurrebbe più velocemente se il calo delle quotazioni dell'energia e i minori rincari dei beni alimentari si trasmettessero ai prezzi degli altri beni e servizi più rapidamente di quanto attualmente atteso".
"Le prospettive economiche a breve termine per l'area dell'euro si sono deteriorate, principalmente a causa dell'indebolimento della domanda interna. L'elevata inflazione e le condizioni di finanziamento più restrittive comprimono la spesa", scrive inoltre la Bce nel suo ultimo bollettino economico. "Ne risente soprattutto il prodotto del settore manifatturiero, frenato anche dalla debole domanda estera. Anche gli investimenti delle imprese e quelli nell'edilizia residenziale mostrano segnali di debolezza. I servizi continuano a evidenziare una maggiore tenuta, specialmente nei sottosettori ad alta intensità di contatti, come il turismo. Tuttavia, il comparto dei servizi perde slancio. L'economia dovrebbe rimanere debole nel breve periodo. Nel corso del tempo il calo dell'inflazione, l'incremento dei redditi e il miglioramento delle condizioni dell'offerta dovrebbero sostenere la ripresa".
Se "il mercato del lavoro resta solido", "gli indicatori prospettici suggeriscono che questa tendenza potrebbe moderarsi nei prossimi mesi e divenire negativa per il comparto manifatturiero".
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