Incentivi fiscali come il superbonus e gli altri bonus edilizi negli ultimi anni sono stati tra i più discussi. Un grande dibattito si è generato attorno a questi strumenti e adesso, in vista anche della direttiva europea sulle cosiddette case green, si sta cercando di capire quale strada intraprendere. La V Commissione della Camera dei Deputati ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici derivanti dagli incentivi fiscali per l’edilizia alla quale il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha risposto con un documento. L’obiettivo è stato non tanto quello di discutere sull’efficacia o meno di queste agevolazioni, ma quello di individuare eventuali modalità per superare le criticità in atto.
Nel contributo relativo all’indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia, redatto da un gruppo di lavoro del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, composto da Massimiliano Pittau, Francesco Estrafallaces ed Emanuele Palumbo, sono state elencate diverse considerazioni e linee operative per un percorso futuro. Il tutto partendo da un’importante considerazione, ossia che “occorre riformare gli incentivi che cadono sotto il nome di superbonus, definire il quadro di intervento ed elaborare un quadro finanziario che veda come protagonisti più attori e non solo lo Stato”. Nel cercare di capire qualcosa di più, idealista/news ha rivolto alcune domande al presidente del Centro Studi CNI, Giuseppe Margiotta.
A vostro avviso, quali sono le principali criticità e in che modo si possono superare?
“In realtà il discorso è un po’ più articolato. Noi riteniamo che sia determinante comprendere il livello di efficacia dei superbonus, visti gli ingenti livelli di spesa impegnati dallo Stato in un così breve arco temporale; tuttavia, i dati disponibili per effettuare tali valutazioni sono ancora incompleti. Ad esempio, disponiamo di dati di spesa relativi al super-ecobonus aggiornati mensilmente, mentre circolano dati solo parziali e molto aggregati sul super-sismabonus, che pure ha un intrinseco valore strategico per il nostro Paese, spesso totalmente sottovalutato.
I soli dati di spesa, peraltro, non sono sufficienti ad elaborare valutazioni definitive sull’efficacia di questi interventi: dovremmo sapere con esattezza su quanti metri quadrati di patrimonio residenziale si è intervenuti, quale è il livello di risparmio energetico raggiunto ad oggi e molto altro. Nella maggior parte dei casi questi dati sono stimati a partire da rilevazioni effettuate 5 o 10 mesi prima del momento della stima. Questo significa che se il modello di stima è accurato, al più, potremo avere un ordine di grandezza dell’impatto economico, ma nulla di più.
Affermare, come hanno fatto alcuni, che questo tipo di politiche sono state disastrose o, viceversa, totalmente efficaci è piuttosto aleatorio. Noi oggi ragionevolmente sappiamo che una spesa per superbonus di oltre 80 miliardi di euro, effettuata tra il 2020 e marzo 2023, ha verosimilmente contribuito in modo apprezzabile alla crescita economica del Paese, ha rappresentato una spinta importante sia per il comparto delle costruzioni che per quello dei servizi tecnici ed ha coinvolto un numero piuttosto consistente di forza lavoro.
Abbiamo compreso però, allo stesso tempo, che vi sono delle criticità, la più evidente delle quali è il forte contributo all’indebitamento dello Stato determinato sia dal fatto che i superbonus 110% coprivano più della spesa di ristrutturazione, sia da regole di contabilità nazionale che portano ad appostare, per effetto del meccanismo di cessione dei crediti, in un breve arco temporale un grande ammontare di detrazioni che si sarebbero invece dovute distribuire in più anni.
Poiché il nostro Paese dovrà comunque procedere alla ristrutturazione profonda degli edifici a seguito della direttiva europea EPDB, riteniamo che sia più utile in questo momento concentrarci proprio su tali criticità e trovare un meccanismo che consenta di risolverle o di attenuarle. Continuare a dire che i superbonus siano stati inefficaci perché legati ad un settore come quello delle costruzioni (quindi, a limitato valore aggiunto) non serve a farci andare molto oltre e a risolvere i problemi che abbiamo di fronte e che sono ineludibili.
Dovremo intervenire sul patrimonio edilizio in modo estensivo e, pur non volendolo ammettere, sappiamo che una parte della spesa di ristrutturazione dovrà essere ‘coperta’ da incentivi pubblici, altrimenti nessuna famiglia o pochissime famiglie saranno in grado di affrontare spese ingenti.
La vera sfida in questo momento quindi è trovare un meccanismo finanziario che preveda quale sia il livello di detrazione (quindi di mancato incasso dello Stato) che lo Stato può consentire senza incorrere in ingenti livelli di disavanzo (si tratterebbe ad esempio di una detrazione che è pari o di poco superiore a ciò che lo Stato recupera attraverso il gettito fiscale per i lavori effettuati) a cui si dovrebbe aggiungere una forma di finanziamento o mutuo a tasso irrisorio che i privati dovrebbero restituire in un arco temporale molto lungo.
Resta poi anche il problema degli incapienti, che mette ulteriormente in evidenza come sia urgente trovare un meccanismo che coinvolga oltre che lo Stato anche il sistema bancario e finanziario per affrontare un problema che resta complesso”.
Come si dovrebbe procedere per rendere questa misura davvero efficace e sostenibile?
“Gli interventi effettuati con il super-ecobonus dovrebbero essere inscindibilmente associati ad indagini preliminari sulla sicurezza strutturale degli edifici. In poche parole, il super-ecobonus e il super-sismabonus non dovrebbero essere visti come due strumenti distinti. Noi sappiamo che il super-ecobonus è stato predominante rispetto al super-sismabonus e anche rispetto al sismabonus ordinario, perché nel nostro Paese purtroppo vi è un basso livello di attenzione verso le questioni legate alla prevenzione sismica.
Chi opererà nel senso della ‘rimodulazione’ dei bonus dovrebbe tenere in gran conto questo aspetto.
Vanno semplificate le procedure di accesso a questi interventi, e, come detto, va studiato un meccanismo finanziario che renda possibili interventi estensivi di ristrutturazione, senza che lo Stato copra, come avvenuto con il meccanismo del 110%, più del valore della spesa di ristrutturazione.
La sostenibilità di cui parliamo è innanzitutto di tipo finanziario, ovvero la realizzazione di un intervento in parte sostenuto dallo Stato senza che questo incorra in disavanzi eccessivi. Il primo meccanismo da attivare è, a nostro avviso, quello di distribuire le detrazioni fiscali ed eventuali ulteriori forme di finanziamento pubblico in un lungo arco temporale, diluendo in questo modo su più quote il disavanzo generato dalle detrazioni.
Nelle analisi di sostenibilità occorrerebbe considerare che una parte delle spese dello Stato vengono recuperate attraverso il gettito fiscale. Fino ad ora questa variabile è stata scarsamente considerata. Il Governo, infatti, si è concentrato sul disavanzo generato dalla spesa per superbonus non indicando però (forse perché difficile, ma non impossibile, da determinare) mai il gettito generato dai lavori effettuati sugli edifici. Conoscere l’entità del gettito è invece determinante per comprendere proprio come rendere sostenibili nell’immediato futuro questo tipo di strumenti”.
Che tipo di interventi sarebbero auspicabili nell’immediato in vista anche della direttiva europea sulle case green?
“In vista della direttiva sulle case green forse gli interventi più immediati riguardano una migliore e più approfondita conoscenza del perimetro di intervento della direttiva nel nostro Paese. Finora sono state elaborate solo delle stime sul numero di edifici che dovrebbero essere sottoposti ad un miglioramento di classe energetica. Ma questi calcoli sono stati fatti sulla base di un campione di 2,5 milioni di Attestazioni di prestazione energetica. Non conosciamo il reale stato dei 12 milioni di edifici residenziali presenti nel Paese. Potremmo scoprire che la situazione è meno peggio di ciò che presumiamo e magari concentrarci nell’immediato sui casi più complessi”.
Nel complesso, sul fronte dei bonus fiscali per la casa potranno esserci effettivamente delle novità? Magari con la prossima legge di Bilancio? Qual è il vostro auspicio?
“Al momento, riteniamo che nella prossima legge di bilancio il Governo dovrebbe confermare il decalage del livello di detrazione legata ai superbonus, già decisa da tempo e che si confermerà il blocco del meccanismo della cessione dei crediti.
E tuttavia noi auspichiamo che il Governo utilizzi i prossimi mesi per definire un meccanismo che permetta di dare avvio ad un piano di lungo periodo di ristrutturazione del patrimonio edilizio così come è nello spirito della direttiva europea EPBD. La cessione dei crediti fiscali è un meccanismo che ha fluidificato molto l’operatività dei superbonus, ma che ha anche creato notevoli squilibri nella contabilità nazionale. Ora occorre trovare un sistema che concili obiettivi differenti e che ci permetta di affrontare ciò che la direttiva europea sulla case green rende ineludibile per il nostro Paese”.
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