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Chi lo avrebbe immaginato dieci anni fa che i social network sarebbero entrati così tanto nelle nostre vite, al punto tale da influenzarne - talvolta - il loro corso. A darcene ora ulteriore conferma è un’indagine condotta dall’agenzia per il lavoro Adecco, secondo la quale una cattiva “web reputation” può compromettere un colloquio di lavoro.

Se al giorno d’oggi dimostrare di sapere utilizzare gli strumenti offerti dalla Rete è indispensabile, il “Work Trends Study” (che in Italia ha coinvolto 2.742 candidati e 143 reclutatori) rivela anche che un utilizzo inappropriato dei social – soprattutto Facebook – diventa penalizzante nel momento in cui si è alla ricerca di un’occupazione.

Lo studio, in particolare, evidenzia il fatto che “le attività di ricerca di lavoro da parte di candidati e di ricerca di profili professionali da parte dei recruiter si svolgono per la maggior parte sul web, rispettivamente nell'80 per cento e nel 64 per cento dei casi”. Alla luce di ciò, sempre più spesso, chi è alla ricerca di personale ricostruisce il profilo dei candidati anche attraverso i social.

Secondo quanto emerso dall’indagine, per cercare i candidati, i recruiter utilizzano i social network nel 78,3% dei casi, verificano i cv ricevuti nel 75,5% dei casi e la rete del candidato nel 67,1% casi, controllano i contenuti pubblicati nel 57,3% dei casi e la digital reputation nel 50,3% dei casi.

In quest’ottica sono sempre di più i recruiter che sostengono “di aver escluso potenziali candidati dalla selezione in seguito alla pubblicazione di contenuti o foto improprie sui profili social”. Se nella precedente rilevazione la percentuale dei recruiter che ha dichiarato di aver escluso un potenziale candidato proprio in seguito a un utilizzo improprio dei social era pari al 25,5%, si è arrivati adesso al 35%.

Ecco cosa valuta negativamente di un potenziale candidato chi è alla ricerca di personale:

- aver pubblicato foto improprie (20% dei casi);

- aver dato informazioni non coerenti con il cv (18% dei casi);

- aver evidenziato caratteristiche della personalità non adatte alla posizione di lavoro aperta (16% dei casi);

- aver scoperto commenti negativi sui datori di lavoro precedenti (11% dei casi); 

- aver scoperto contenuti di tipo discriminatorio (8,4% dei casi ).

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