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Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha firmato il Dpcm sull’Ape volontaria. Da ottobre i lavoratori potranno chiedere, anche retroattivamente dallo scorso maggio, il prestito-ponte che permette di anticipare l’uscita dal lavoro fino a tre anni e sette mesi rispetto all’età pensionabile.

Decreto Ape volontaria

Il Dpcm è stato firmato lunedì 4 settembre 2017, a darne notizia la presidenza del Consiglio dei ministri, con il seguente messaggio: “Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato questa mattina il Dpcm sull’Ape volontaria”. Prima di diventare ufficialmente operativo, il provvedimento attende la registrazione presso la Corte dei Conti e poi dovrà arrivare in Gazzetta Ufficiale. Avviato in via sperimentale, durerà fino al 31 dicembre 2018, poi potrà essere rinnovato in base ai risultati della sperimentazione.

Ape volontaria come funziona

Il decreto attuativo della norma prevista dalla Legge di Stabilità 2017 consente ai lavoratori che hanno almeno 63 anni, 20 anni di contributi e sono a non più di 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia di chiedere di lasciare il lavoro in anticipo rispetto all’età della pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi).

L’autorizzazione deve essere richiesta all’Inps a cui spetta il compito di verificare i requisiti e dare il via libera. Nel corso del periodo ponte, il lavoratore riceve una somma pari alla pensione che avrebbe ricevuto al termine della carriera, grazie a un prestito stipulato con gli istituti bancari convenzionati. Il prestito deve essere poi restituito in 260 rate in un periodo di 20 anni attraverso una trattenuta sulla pensione. E’ prevista una polizza assicurativa in modo tale che, in caso di decesso dell’interessato, l’assicurazione versi alla banca il debito residuo.

C’è, dunque, differenza tra l’Ape social e l’Ape volontaria. Il primo è una prestazione assistenziale gratuita destinata a categorie di cittadini in condizioni disagiate, il secondo è un prestito oneroso, erogato da una banca in quote mensili per 12 mensilità e garantito dalla pensione di vecchiaia che il beneficiario otterrà alla maturazione del diritto.

Il prestito è commisurato alla pensione di vecchiaia maturata: l’importo minimo è di 150 euro mensili, mentre l’importo massimo è legato alla durata dell’Ape. Se l’anticipo è superiore a 3 anni si potrà chiedere fino al 75% della pensione, se è compreso tra 24 e 36 mesi l’80%, tra 12 e 24 mesi l’85% e se meno di 12 mesi il 90%.

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