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Restano invariati i tassi Bce. Dopo la riunione dello scorso 25 ottobre il governatore mario Draghi ha ribadito che il costo dell’euro resterà allo 0%, confermando quella che probabilmente è la volontà di lasciare la politica monetaria invariata fino alla fine del mandato. Restano quindi sostanzialmente fermi anche i tassi dei mutui, che in ogni caso risentiranno solo con lentezza di qualsiasi movimento nel costo del denaro.

I tassi di interesse dovrebbero restare ai livelli presenti almeno fino all’estate 2019, dato l’obbiettivo, non ancora raggiunto, di una inflazione stabile intorno al 2%. I tassi legati ai mutui restano ancora sui minimi storici, salvo lievi movimenti: l’Euribor a 1 mese è fermo a -0,37 dal 7 luglio 2016, mentre il tasso a 3 mesi è stabile a -0,32 da maggio 2018. Il parametro semestrale ha invece registrato un leggero aumento negli ultimi giorni salendo da -0,27 all’attuale -0,26 dallo scorso 22 ottobre. Idem per la scadenza annuale dell’Euribor, utilizzata nel mercato spagnolo, aumentato da -0,17 a -0,15. Per quanto riguarda l'Irs, riferimento per i tassi fissi, negli ultimi giorni di ottobre si sono osservati ribassi di alcuni millesimi di punto, ma la media mensile evidenza un aumento generalizzato dei tassi su tutte le scadenze.

Euribor, la previsione sui mutui a tasso variabile

Il future sull’Euribor conferma il trend al rialzo, anche se per lungo tempo si resterà in territorio negativo. Un movimento significativo si potrebbe verificare già nel primo semestre 2019 superando solo nel corso del 2020 la soglia dello zero (il che significa comunque tassi molto bassi), raggiungendo lo 0,5% nel 2021 e l’1% nel 2022.

Irs, la previsione sui mutui a tasso fisso

Il tasso di riferimento Irs con scadenze a 20, 25 e 30 anni oscilla tra l’1,34 e l’1,54: i suoi rialzi potrebbero essere più rapidi e più consistenti rispetto a quelli dell’Euribor.

 

 

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