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Interessi passivi sul mutuo, il covid può essere causa di forza maggiore
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Se, causa Covid, è richiesto più tempo per gli adempimenti relativi alla prima casa per poter usufruire della detrazione degli interessi passivi sui mutui, la pandemia può essere invocata come causa di causa maggiore per non perderle. Lo dice l’Agenzia delle Entrate con la risposta 485/2020.

Il caso in questione era quello di una contribuente che aveva acceso un mutuo per l’acquisto di un immobile adiacente al proprio per poterlo accorpare e rendere interamente abitazione principale. In questa prospettiva il mutuo godeva dei benefici prima casa, tra cui la detrazione del 19% degli interessi passivi. Tuttavia, a causa della pandemia i lavori di accorpamenti hanno subito dei ritardi e la contribuente rischiava di perdere la detrazione.

La richiesta era quindi quella di poter applicare il rinvio fino al 31 dicembre 2020 delle scadenze per gli adempimenti previsto dal decreto liquidità (dl 23/20) e quindi, di fatto, poter non perdere la detrazione a patto di ultimare i lavori entro la fine dell’anno.

Secondo la risposta dell’AdE la richiesta può essere accolta in quanto il rallentamento dei lavori dovuto alla pandemia è senz’altro legato a quella che può definirsi causa di forza maggiore, ovvero “un impedimento oggettivo non prevedibile e tale da non poter essere evitato, vale a dire un ostacolo all'adempimento dell'obbligazione, caratterizzato da non imputabilità alla parte obbligata, inevitabilità e imprevedibilità dell'evento”.

Si precisa però che tale rinvio non rientra nella fattispecie individuata dal decreto liquidità, che riguarda solo l’imposta di registro per l’acquisto agevolato della prima casa, ma potrà comunque essere fruito per un tempo corrispondente alla durata della causa di forza maggiore stessa, per ora individuata dal 23 febbraio al 2 giugno 2020.

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