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Mutui più costosi con l’inflazione? Ecco cosa succederà secondo gli esperti
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L’inflazione farà aumentare la rata del mutuo? E cosa succederà con il conflitto in Ucraina? La crisi energetica si aggraverà con la guerra? E quali saranno i riflessi sui tassi dei finanziamenti? Questa è la domanda che si pone chiunque debba chiedere un mutuo oggi. idealista/news ha chiesto agli operatori del settore quale potrà essere l'effetto sui mutui casa dell'inflazione e del conflitto in Ucraina. Ecco cosa hanno risposto e cosa accadrà secondo loro

Gli effetti dell’inflazione sui mutui casa

L’inflazione attuale è considerata dagli economisti un evento per lo più temporaneo, causato da fattori si spera irripetibili come la pandemia e la crisi energetica. Al momento gli effetti si sono visti soprattutto sulle bollette: secondo Facile.it gli italiani hanno pagato circa l’80 per cento in più del 2021 in spese di casa. Il problema potrebbe eventualmente presentarsi se la Bce, per fare fronte ad un tasso di inflazione che ormai è lievitato in pochi anni fin quasi al 5 per cento (quando l’obbiettivo è quello del 2 per cento), dovesse decidere di aumentare i tassi di interesse. Questa mossa avrebbe ripercussioni sui due tassi di riferimento per i mutui a tasso fisso e variabile, rispettivamente l’Eurirs e l’Euribor. Che, ricordiamo, già stanno sperimentando un certo movimento al rialzo, pur restando sui minimi storici sui quali viaggiano ormai da diversi anni. Un eventuale aumento dei tassi si potrebbe anche ripercuotere sugli spread bancari applicati ai mutui a tasso sia fisso che variabile.

A meno di eventi catastrofici e imprevedibili, però, occorre ricordare alcune cose. Prima di tutto, essendo per l’appunto i tassi dei mutui sui minimi da diverso tempo, la loro inversione al rialzo è in realtà già stata ampiamente prevista, ed è anzi attesa per la fine del 2022. Diciamo quindi che un eventuale aumento dei tassi, che peraltro difficilmente sarà consistente e repentino, non dovrebbe essere un evento sconvolgente.

In secondo luogo, l’aumento dei tassi di interesse potrebbe coinvolgere soprattutto i mutui surroga – surrogare il mutuo potrebbe essere più costoso da adesso in poi se il tasso attuale dovesse essere più alto di quello precedente – o i mutui a tasso variabile, che potrebbero vedere la rata innalzarsi nel tempo. I dati ci dicono però che le surroghe sono ormai in grande discesa, e che i mutui a tasso variabile sono meno gettonati rispetto ai mutui a tasso fisso, che rappresentano invece la stragrande maggioranza dei mutui in essere. Vero è che un eventuale ritocco al rialzo degli spread bancari investirebbe la totalità dell’offerta di mutui casa; tuttavia resteremmo sempre ad un livello di costo dei mutui ben lontano da quello di un decennio fa.

“Negli ultimi 24 mesi il tasso fisso ha giocato il ruolo principale in un mercato finanziario che continua ad avere mutui a tassi ai minimi storici, sia per quanto riguarda il fisso, sia il variabile, - commenta in merito Riccardo Bernardi, Chief Development Officer di 24Max. - Dall’ultima edizione del Credit Report di 24MAX, realizzato sulla base del transato elaborato dal nostro Ufficio Studi, si evince che quasi il 90% dei mutui erogati nel 2021 è stato a tasso fisso. Va considerato che chi ha contratto un mutuo a tasso variabile, nel contesto economico di oggi contraddistinto da un aumento dell’inflazione, rischia un piccolo incremento della rata che però risulterebbe in linea con l'attuale fisso. Teniamo presente che chi contraeva un mutuo nel 2007/2008 (anni in cui si è registrato il record storico di compravendite in Italia) lo faceva con tassi che si aggiravano intorno ad un 5%”.

Tassi dei mutui e inflazione: quanto si pagherà in più?

I mutui casa saranno più costosi con l’inflazione, quindi, o non è il caso di farsi prendere dal panico? Gli occhi in ogni caso restano puntati sulle mosse della Bce.

“La crescita economica dei prossimi 12-24 mesi spingerà l’inflazione al rialzo e la BCE, con l’obiettivo di stabilizzare l’aumento dei prezzi al 2%, gradualmente invertirà la sua politica monetaria espansiva, riducendo iniezioni di liquidità sul mercato e aumentando, a tendere, un tasso BCE che risulta bloccato allo 0% dal marzo 2016, - commenta Guido Bertolino, responsabile Business Development di MutuiSupermarket.it. - Queste variazioni hanno già segnato degli impatti in particolare sull’Irs e in minor misura sull’Euribor - ossia rispettivamente sulle aspettative di andamento dei tassi sul lungo periodo e sui tassi a breve - con impatti sul rincaro dei mutui casa. L’IRS a 20 anni ha già fatto registrare un aumento di quasi 35 punti base dallo 0,60% di inizio gennaio allo 0,94% di oggi. L’impatto sull’Euribor 3 mesi è stato più limitato, passando dal -0,58% di inizio gennaio al -0,53% di oggi. Analizzando le curve dei tassi e il mercato dei futures sugli Euribor pare chiaro che i mercati si aspettino un deciso aumento del costo del denaro da qui alla fine dell’anno in cui si prevede che l’Euribor 3 mesi torni in terreno positivo, con un aumento di circa 55 punti base”.

Guerra in Ucraina: conseguenze su inflazione e tassi

Se da un lato appare chiaro che un aumento del costo del denaro sia inevitabile, aggiunge Bertolino, l’entità e la rapidità di tale aumento dipendono anche dal rischio bellico in Ucraina: lo scoppio di un conflitto comporterà un aumento dei prezzi legati alle maggiori difficoltà di approvvigionamento energetico causando un ulteriore aumento dell’inflazione e al contempo un rallentamento della crescita economica europea. In un contesto di questo tipo è probabile che la BCE mantenga più del previsto la propria politica monetaria espansiva per favorire la crescita economica.

“L’aumento dell’inflazione è visto da molti economisti come un fattore temporaneo, dovuto in larga parte al caro-energia; se la situazione tornerà alla normalità, non vedremo cambiamenti repentini sul fronte dei tassi, - è il parere di  Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it. -  Se invece questo livello di inflazione dovesse diventare strutturale, allora sarà inevitabile un intervento da parte della BCE. Ricordiamo che una delle leve a disposizione delle banche centrali per combattere l’aumento dei prezzi è proprio quello di alzare i tassi di interesse, come la Fed ha fatto intendere potrebbe fare. E se fino a qualche settimana fa un intervento della BCE sugli indici già nel 2022 era ritenuto improbabile, le parole di Lagarde a seguito dell’ultimo consiglio direttivo sono state percepite dal mercato come un’apertura a questa possibilità, segno che anche a livello centrale l’idea non è più un tabù”.

Tassi dei mutui ancora ai minimi

Al momento comunque, a meno di stravolgimento geopolitici, i tassi sui mutui non sono tali da destare particolare allarme. “La maggior parte dei tassi variabili sono indicizzati all’Euribor, che è ancora in territorio nettamente negativo e non ha subito rialzi tanto significativi quanto l’Eurirs, - spiega Nicoletta Papucci, Marketing Manager di MutuiOnline.it. - L’Euribor a 3 mesi nell’ultima settimana si attesta sotto il -0,52%, ancora inferiore al -0,43% medio del 2020. Quindi al momento i rialzi effettivi dei tassi variabili sono ancora contenuti (dell’ordine di 1-2 punti percentuali), e l’impatto complessivo sui consumatori è molto basso, anche considerando che negli ultimi 3 anni meno del 5% dei mutui erogati sono stati a tasso variabile, quota che ci aspettiamo aumenti con la progressiva riapertura dello spread tra offerte a tasso fisso e variabile”.

Del resto, sui mutui già in essere l’impatto dell’inflazione potrebbe essere addirittura nullo. “I riflessi dell’inflazione si possono registrare sui mutui che si andranno a sottoscrivere nei prossimi mesi e non su quelli già in ammortamento, - spiega Antonio Ferrara, Ad di Monety, - che saranno a tassi evidentemente meno convenienti rispetto al recente passato. Sui mutui sottoscritti a tasso variabile non c’è alcun tipo di effetto in quanto l’Euribor (indice di riferimento), ovvero il tasso al quale le banche si prestano il denaro, è ormai sotto quota zero dal 2008 per effetto degli interventi della BCE. Quando rallenterà la politica di sostegno monetario ci sarà un impatto anche su queste tipologie di mutuo. Ora, considerando l’attuale contesto economico nel breve, non ci dovrebbero essere particolari scossoni per le famiglie (poche) che hanno deciso di sottoscrivere mutui a tasso variabile”.

Inflazione: conviene ancora comprare casa con un mutuo?

In questo contesto, è ancora il momento di acquistare casa con un mutuo? “Il progetto di acquisto casa al momento va considerato con attenzione, per poter beneficiare di tassi fissi sui mutui prossimi a livelli ancora bassi, ma destinati a crescere nel corso dei prossimi trimestri, - risponde Bertolino. - Un’attenta riflessione è consigliata anche a tutti i mutuatari che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile che potrebbero vedere la propria rata aumentare significativamente nei prossimi mesi: surrogare per un mutuo a tasso fisso potrebbe non apparire conveniente nell’immediato, ma potrebbe far risparmiare sulla spesa per interessi già nei prossimi mesi .”

“È  molto difficile fare previsioni sul futuro, - aggiunge Papucci, - però già nel mese di gennaio osserviamo un leggero rialzo del tasso fisso medio per i mutui a 20 e 30 anni da 1,18% di dicembre 2021 a 1,25%, mentre i tassi variabili rimangono stabili a circa 0,75%. Questo rialzo è dovuto ad un trend di aumento dell’Eurirs, il tasso interbancario di riferimento, che nell’ultima settimana ha toccato i massimi da maggio 2019 ad oggi, attestandosi allo 0,90% per i tassi a 20 anni (rispetto al 0,39% medio del 2021) e 0,80% per i tassi a 30 anni (vs. 0,37% medio del 2021). Ci si può quindi aspettare che i tassi nei prossimi mesi aumentino, ma ci si aspetta che rimangano sotto al 2% per la media dei tassi fisso a 20-30 anni, come nel 2018-2019".

Nonostante l’aumento dei tassi sia comunque inevitabile, secondo Stefano Tempera di Mutuo Facile l’impatto potrebbe essere limitato. “Un probabile aumento dei tassi (anche se non immediato) porterà un progressivo aumento delle rate di chi ha un mutuo a tasso variabile, ma l'impatto a mio avviso sarà limitato, per due motivi, - spiega. – Primo, essendo gli indici Euribor ben saldi sotto zero potrebbe volerci del tempo prima che si torni ad un livello di preoccupazione. Secondo, considerando che molti titolari di un mutuo indicizzato hanno un tasso Floor, questi già stanno in qualche modo scontando un rialzo dei tassi visto che il tasso applicato è più alto rispetto al valore dell'Euribor negativo. Mentre chi stipulerà un mutuo a rata fissa nei prossimi molto probabilmente si ritroverà un tasso più alto rispetto ad oggi e sicuramente meno vantaggioso rispetto al recente passato. Infine, ultima considerazione: con un rialzo generale dei tassi, penso che l'attenzione verso le surroghe e le rinegoziazione andrà definitivamente a sparire perché la convenienza di cambiare banca o tipologia di tasso sarà a quel punto sempre minore. Il picco più basso dei tassi fa parte ormai del passato”.

 

 

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