Durante le opere di ristrutturazione e non solo, la gestione dei materiali costituisce una fase delicata dei lavori che richiede una pianificazione accurata. Tra i concetti fondamentali emerge quello di sfrido in edilizia: viene citato regolarmente nei preventivi, e merita un’attenzione particolare. Ma perché? Comprendere e saper gestire questo aspetto permette di evitare interruzioni nei lavori, sprechi economici e ritardi. La corretta valutazione dello sfrido distingue una pianificazione professionale da un'approssimazione che può costare cara.
Cosa significa sfrido in edilizia? La definizione
Il termine sfrido identifica la quantità di materiale eccedente rispetto alla superficie effettiva da rivestire o pavimentare; la parola deriva dal latino volgare frividus, legato a frivolus, con il significato di "ridotto in frammenti".
Questa percentuale aggiuntiva di materiale non costituisce uno spreco programmato in partenza, ma un margine tecnico indispensabile per compensare tagli, rotture accidentali, difetti di produzione e adattamenti necessari durante la posa.
Ogni materiale da costruzione - dalla ceramica al parquet, dal gres porcellanato ai rivestimenti sintetici - genera inevitabilmente una quota di scarto durante l'installazione. Gli operatori esperti sono in grado di calcolare questo margine ancor prima dell'acquisto, garantendo la disponibilità di pezzi sufficienti per completare il lavoro senza dover ordinare delle integrazioni successive.
A cosa serve lo sfrido
La funzione dello sfrido va oltre la semplice copertura degli sprechi: questo margine tecnico assolve diverse funzioni cruciali nel processo costruttivo. Innanzitutto protegge dai danneggiamenti che si possono verificare durante il trasporto e lo stoccaggio dei materiali: piastrelle, lastre di marmo e listoni di legno possono infatti subire delle rotture o scheggiature prima ancora di raggiungere il cantiere.
Durante la posa, inoltre, gli adattamenti alle caratteristiche architettoniche dell'ambiente interessato generano inevitabilmente tagli e scarti: pilastri, angoli non perfettamente squadrati, nicchie, scale e curve richiedono lavorazioni particolari che producono frammenti inutilizzabili.
Anche la stessa configurazione degli spazi influenza notevolmente la quantità necessaria: gli ambienti regolari e squadrati comportano minori perdite, mentre le stanze con geometrie complesse aumentano la percentuale di materiale da scartare.
I fattori che influenzano lo sfrido
Diversi elementi determinano la quantità di materiale aggiuntivo da prevedere:
- schema di posa: le disposizioni lineari e parallele alle pareti generano meno scarti rispetto alle pose diagonali, a spina di pesce o con motivi geometrici complessi;
- dimensione delle piastrelle: i formati grandi comportano maggiori perdite se si lavora in ambienti piccoli o irregolari;
- tipo di materiale: ceramica e vetro, essendo fragili, richiedono margini più ampi rispetto a materiali resistenti come il gres;
- esperienza del posatore: i professionisti sono in grado di ottimizzare i tagli, e in questo modo riducono gli sprechi;
- qualità del supporto: le superfici irregolari o non perfettamente planari aumentano le difficoltà di posa.
Come si calcola lo sfrido?
Il calcolo dello sfrido parte dalla misurazione precisa della superficie da pavimentare o rivestire, espressa in metri quadrati; a questo valore si applica una percentuale di incremento che varia secondo la tipologia di lavoro e le condizioni dell'ambiente.
Per i materiali standard come gres porcellanato, parquet, laminato e rivestimenti vinilici (SPC e LVT), la prassi prevede l'aggiunta del 10% alla superficie effettiva: questa percentuale costituisce il punto di riferimento per situazioni standard con ambienti regolari e posa lineare.
Quando il progetto prevede schemi decorativi complessi o ambienti con geometrie articolate, la percentuale può salire al 15% o anche oltre: le pose diagonali, a rombo o con disegni particolari richiedono numerosi tagli angolati che aumentano gli scarti.
Per i materiali forniti in rotoli, il calcolo dello sfrido richiede un approccio differente: occorre infatti valutare la disposizione dei teli prendendo in considerazione la larghezza del rotolo e le dimensioni dell'ambiente, minimizzando le giunzioni e gli sprechi.
Nel caso dei battiscopa, delle cornici e di altri formati in aste, si calcola il perimetro complessivo aggiungendo qualche metro di scorta, quindi si arrotonda al numero intero di aste necessarie: questo metodo garantisce continuità nella posa ed evita giunzioni antiestetiche.
Il riciclo creativo degli sfridi
Gli scarti di lavorazione non rappresentano necessariamente materiali destinati alla discarica: gli avanzi di piastrelle, di listoni di parquet o di lastre di pietra possono trovare nuova vita attraverso progetti creativi di riuso.
I frammenti di ceramica ad esempio si prestano alla realizzazione di mosaici decorativi per esterni, sottovasi personalizzati o rivestimenti per piccole superfici come mensole e piani di appoggio; la tecnica del mosaico trasforma gli scarti in elementi decorativi originali.
Gli avanzi di parquet permettono di creare cornici per specchi, portaoggetti, vassoi o elementi di arredo su misura: il legno recuperato mantiene le caratteristiche estetiche del materiale originale e contribuisce a ridurre l'impatto ambientale del cantiere.
Alcuni poi tendono a conservare gli sfridi per future riparazioni o sostituzioni: una scelta che si rivela particolarmente utile quando si lavora con materiali fuori produzione o difficilmente reperibili sul mercato.
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