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Cina, i vecchi villaggi vengono distrutti in nome dell’espansione urbana
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Sono sempre di più gli agricoltori che, negli ultimi anni, in Cina hanno lasciato i villaggi di provenienza per andare a lavorare nelle grandi città. E con la popolazione, sono spariti anche molti servizi, con il risultato che molti villaggi sono stati distrutti per essere accorpati ad altri e costituirne di nuovi e più grandi, mentre dove vengono abbattute le case vengono coltivati nuovi terreni.

Soprattutto negli ultimi 20 anni, questi che all’inizio erano esperimenti si sono trasformati in una realtà. In molte aree della Cina, infatti, gli accorpamenti di villaggi hanno generato diversi problemi. Anche perché, generalmente, sono gestiti da funzionari che vogliono farsi notare dai superiori. Inoltre, le autorità locali ricevono incentivi economici per distruggere gli insediamenti rurali.

Spazzando via le abitazioni dei villaggi, infatti, è possibile creare terre arabili e quindi si riesce a vendere ai costruttori terreni edificabili vicini alle città, senza ridurre le riserve di aree agricole delle loro province. L’espansione urbana, sostanzialmente, promuove la crescita economica, anche sotto la spinta decisiva dei funzionari in cerca di avanzamenti di carriera.

È emblematico un caso citato dall’Economist e riportato dall’Internazionale: “Nel 2019 la provincia orientale dello Shandong ha lanciato un piano che prevedeva di radere al suolo alcuni villaggi, provocando le proteste degli abitanti e sdegno nella stampa di stato. Il presidente Xi Jinping sostiene da tempo che il ‘revival rurale’ non debba passare attraverso ‘demolizioni ed edificazione di massa’, ma i funzionari locali hanno continuato”.

Ma c’è anche un’altra questione cruciale da tenere in considerazione. Chi vive in queste zone rurali, infatti, ha solo una vaga assicurazione del diritto di proprietà sul terreno dove vive, al contrario di quanto accade per gli abitanti delle città. Raramente possono vendere a persone esterne al villaggio o ipotecarlo.

Il partito comunista cinese definisce le loro terre “proprietà collettive”, e per molti funzionari questo significa che possono impadronirsene quando vogliono. Agli agricoltori dovrebbe essere dato un chiaro diritto di proprietà delle loro case, che includa quello di venderle liberamente, come accade dagli anni novanta per gli abitanti delle città.

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