Le piogge torrenziali che hanno colpito la Sardegna e provocato 16 morti e migliaia di sfollati non lasciano spazio a inutili polemiche. Senza dubbio, però, fanno riflettere su una situazione che è imputabile non solo a condizioni climatiche eccezionali, ma a una mancata manutenzione del territorio e a una cementificazione selvaggia indifferente alle possibile conseguenze
Nel paese del giorno dopo, in cui non si fa prevenzione e passata la commozione generale si dimentica troppo in fretta, una tragedia come quella che ha colpito la Sardegna era in parte annunciata. Non sicuramente per la parte che riguarda l'eccezionale pioggia: (in parte dovuta al cambio climatico che sta interessando il nostro paese) in 24 ore è caduta tanta acqua quanto quella che ne vede la Sardegna in sei mesi. Ma si per la mancata prevenzione e per la cementificazione selvaggia che ha portato alla costruzione di abitazioni in zone ad alto rischio idrogeologico
Secondo un rapporto della coldiretti, in Sardegna l'81% dei comuni (306) amministrazioni è a rischio idrogeologico, mentre in Italia parliamo di oltre 6600 municipi, ovvero l'82% del totale. "A questa situazione - afferma la Coldiretti - non è certamente estraneo il fatto che sono praticamente dimezzati gli agricoltori nelle aree marginali che se ne prendono cura negli ultimi 30 anni, durante i quali in Italia tre milioni di ettari di terreno coltivato, pari alla superficie della regione Sicilia e val d'Aosta assieme, sono stati abbandonati in montagna e collina o cementificati in pianura"
Una denuncia analoga è contenuta in un rapporto eleborato da legambiente con la protezione civile, che fa notare come negli ultimi 10 anni nel nostro paese sia raddoppiata l'area dei terreni colpiti da alluvioni e frane. Nonostante ciò la cifra spesa per la prevenzione nello stesso periodo di tempo è stata irrisoria: 2 miliardi di euro. Esattamente la stessa somma spesa per far fronte alle conseguenze del dissesto idrogeologico . Simbolo della mancanza totale in Italia di una politica di prevenzione, in un paese dove si interviene a posteriori per riparare i danni dei disastri naturali più che per evitare che accadono
Non bisogna dimenticare, inoltre, che nelle aree a rischio si trovano anche abitazioni (85%), industrie (56%), hotel e negozi (26%), scuole e ospedali (20%) . Proprio a questo proposito, un rapporto della forestale indica tra le cause che condizionano e amplificano il "rischio meteo-idrogeologico ed idraulico" proprio l'azione dell'uomo", con abbandono e degrado, cementificazione, consumo di suolo, abusivismo, disboscamento e incendi". Non a caso, dal 1985 ad oggi L'urbanizzazione sfrenata, ha eroso ben 160 km di litorale
Il comune di olbia, il più colpito dalla tragedia, ha attivato un conto corrente di emergenza per chi volesse contribuire ad aiutare le popolazioni
Conto corrente n. 0540 - 070361388 - iban it72u 01015 84980 000070361388 - bic (codice swift) bpmoit22xxx. Causale: comune di olbia emergenza alluvione
2 Commenti:
Quando ci sono dei fenomeni di questa portata, 6 mesi di pioggia in solo due ore, non c'è prevenzione o tutela del territorio che basti, non serve fare i sapienti su delle situazioni del genere, bisogna solo rimboccarsi le maniche e rialzarsi.....
A forza di limitarci a rimboccarci le maniche e a tentare di rialzarci,
Ci troviamo in quel mare di guai che tutti sappiamo.
Lo stato (con la s minuscola) anziché anziché frignare sulla morte di adulti e bambini per distrarci sulle vere cause di questi cataclismi, come ad esempio il cosiddetto "ponte crollato"
(A proposito, avete visto che l'unica campata crollata del ponte sta sulla terra ferma e non in mezzo al fiume ?) dovrebbe prendere provvedimenti nei confronti di sindaci ed altri tecnici che nulla hanno fatto per prevenire tali disastri.
Ma non lo farà perché fa comodo a tutti i politici appaltare i lavori in emergenza .....e chi vuole capire capisca.
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