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Censis: mercato immobiliare dimezzato dalla crisi, la ripresa non prima della metà del 2015
GTRES

La crisi ha assestato un colpo durissimo al mercato immobiliare. Se nel 2007 sono state 807mila le abitazioni compravendute, a fine 2014 saranno 419mila, con volumi di scambio pari a quelli di trent'anni fa. Un quadro non certo esaltante per il settore, causato in parte anche dalle zavorre burocratiche che scoraggiano qualsiasi investimento. Nonostante i timidi segnali positivi già riscontrabili quest'anno, un'inversione di tendenza non è prevedibile prima della metà del 2015

Il censis fa il punto sul mercato immobiliare italiano e il risultato non è certo esaltante. Dopo gli anni ruggenti (1997-2007), il mercato residenziale negli ultimi cinque anni si è letteralmente dimezzato. Basti pensare che se nel 2007 sono state vendute 807mila case, il conto quest'anno dovrebbe assestarsi sulle 403mila. Se si guarda al fatturato, mentre nel 2008 si sono raggiunti i 112 miliardi, nel 2013 si è scesi ad appena 68 miliardi. Un andamento negativo che ha interessato anche il non residenziale: tra il 2008 e il 2013 -50,9% il fatturato per il settore uffici, -55,1% per il settore commerciale (negozi), -50,6% per il mercato dei capannoni industriali. Il fatturato del mercato immobiliare non residenziale è passato tra il 2008 e il 2013 da 25,4 miliardi di euro ad appena 12,1 miliardi

Investimenti in calo
In Italia gli investimenti sono passati dai 174 miliardi di euro del 2007 ai 142 miliardi del 2013, con una caduta del 28,7%. Si è inoltre registrato un passaggio dall'attività costruttiva a una prevalenza di manutenzione e ristrutturazione, che rappresentano ad oggi il 69% degli investimenti complessivi in edilizia residenziale. Secondo una ricerca condotta dal censis a marzo 2014, 1,7 milioni di famiglie avevano effettuato lavori di ristrutturazione della propria abitazione nell'anno precedente, e 4,5 milioni li avevano programmati e rinviati a un periodo successivo

Il peso della burocrazia
A frenare gli investimenti è sicuramente il peso delle lungaggini burocratiche. Per la costruzione di un semplice edificio (come un capannone industriale) in Italia sono necessari in media per le sole autorizzazioni 234 giorni, contro i 97 della germania e gli 88 della gran bretagna. La burocrazia scoraggia fortemente l'investimento immobiliare con conseguenze negative anche sull'occupazione. Se la media dei paesi europei per arrivare dal progetto al cantiere sono 10-14 mesi, in Italia si aspetta tre anni, con differenze notevoli da città a città. Milano con i suoi 151 giorni è la città più efficiente, seguita da Bologna (160 giorni) e Torino (198), mentre all'estremo opposto ci sono Napoli e Cagliari (252 giorni)

"La situazione in Italia è diventata paradossale - ha detto Giuseppe Roma, direttore generare del censis - in una fase di profonda crisi dell’economia immobiliare e dell’industria delle costruzioni, calano gli investimenti pubblici e privati. I primi a causa dei tagli al bilancio statale, i secondi per ragioni di mercato e di credito". "Ove, però, gli investitori fossero interessati a trasformare immobili esistenti, valorizzare il patrimonio demaniale, riqualificare ambiti urbani o realizzare nuove strutture, la barriera più difficile da superare è proprio l’atteggiamento inquisitorio delle autorità pubbliche, la non chiarezza delle regole del gioco, i continui aggiustamenti richiesti da una pletora di soggetti, detentori di piccoli o grandi poteri autorizzativi"

Inversione di tendenza dal 2015
Secondo il censis, sebbene quest'anno si stiano registrando timidi segnali positivi, è ancora presto per parlare di un'inversione di tendenza. Quest'anno infatti si chiuderà con un volume di compravendite stimabile in circa 419mila unità, un valore appena superiore a quello registrato nel 2013. Un vero e proprio cambio di rotta avverrà non prima della metà del 2015

Tra i fattori positivi che spingono verso la ripresa c'è l'incremento nell'erogazione dei mutui e i provvedimenti di incentivo dello "sblocca Italia" i cui effetti si vedranno però solo a partire del prossimo anno. A frenare ancora una volta c'è la pesante tassazione immobiliare (imu, tari e tasi) legata alla riduzione del reddito disponibile delle famiglie (-9,8%), che determina una profonda debolezza della domanda

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8 Commenti:

privato
11 Settembre 2014, 12:18

Sono un agente immobiliare e ho ovviamente risentito della crisi come tutti e pertanto i redditi da me dichiarati sono stati notevolmente più bassi rispetto agli anni precedenti ; malgrado le risultanze degli andamenti del mercato ho ricevuto dall'agenzia delle entrate la richiesta di adeguamento agli studi di settore !!!! . Ma se si accerta che un comparto è in crisi non si dovrebbero modificare di conseguenza i parametri degli studi di settore. Se c'è un calo del 50% delle compravendite ci sarà in automatico un calo del 50% degli utili degli agenti immobiliari o no?

Vedi, l'agenzia delle entrate non é un organo che concepisce ragionamenti di questo genere, anche se palesemente giusti ed indiscutibili.
E' una macchina da recupero soldi, un rullo compressore sordo a tutte le motivazioni di crisi. Deve solo recuperare soldi. Punto.
Se addirittura pensate che é l'Agenzia del Territorio ( branchia dell'Agenzia delle Entrate ) a divulgare i dati ufficiali della crisi immobiliare e del crollo delle vendite, e poi é lei stessa che batte cassa con maggiori fatturati e adeguamenti alle ditte del settore stesso.

valerio
11 Settembre 2014, 12:42

Ma quali impedimenti burocratici, oggi vende solo chi accetta la miglior offerta dei compratori.
Chi invece continua a sognare sperando di vendere ai prezzi gonfiati dalla bolla immobiliare resta al palo. Ci penseranno le nuove tasse in arrivo e la riforma del catasto a dissuaderli.

Non ci sono impedimenti burocratici di nessun genere. Il mercato é solo calato realmente del 40 % circa rispetto al 2006 e, solo chi lo capisce, riesce ad arrivare al cospetto di un notaio con la vendita. Punto.
Ma questo concetto, anche se semplicissimo, non é facile da accettare o capire: quando si é nella veste di un proprietario che vuol vendere ed ha pagato una certa determinata somma... perdere realmente dei soldi é duro. Si il mercato, si la crisi, si tutto ma... tutti vogliamo tentare, provare il tutto per tutto prima di dover cedere a denti stretti.
Ecco quindi che si vedono pubblicate offerte a prezzi ante crisi, e ci chiediamo dove sta la verità sulla crisi. Sono solo tentativi che tra un anno saranno ancora lì, e cominceranno la loro marcia a ribasso.
Gli italiani hanno imparato nel 1998 che, portando i soldi in Banca e comprando azioni, si potevano fare tanti soldi ma anche perderne altrettanti. Oggi hanno imparato la stessa cosa sul mercato delle case, che mai ( in oltre 50 anni di mercato immobiliare ) aveva accennato a nessuna flessione, marciando sempre al rialzo.
Adesso é così. bisogna farsene una ragione.

Spina & Marchei
11 Settembre 2014, 16:17

Nessuna possibilità di ripresa nel 2015. Come si fa a parlare di ripresa in un momento in cui stiamo sfornando 1000 disoccupati al giorno ( per chi non lo sa, sono anche 1000 clienti al giorno che non potranno acquistare nessuna casa. Anzi, al contrario, saranno 1000 persone in più che potrebbero pensare di vendere la propria). Non solo: abbiamo sfornato altre quattro nuove tasse sulla casa tra Tasi, tari, e quanto di più. vi sembrano presupposti per una ripresa?

Mario
11 Settembre 2014, 19:56

Mario
Condivido pienamente Gianni .. L'unico modo per fare partire il mercato immobiliare è sicuramente detassare le proprietà ! ... quà in Italia chi ha lavorato giorno e notte per farsi una casa / un azienda lo spennano !! .. Di conseguenza tutti si vogliono liberare delle proprietà , altro che ripresa ..... oltretutto la crisi del mattone si porta dietro mille altri settori ..... ma forse i nostri politici con i loro stipendi .... ecc ecc .... di questo non gli importa una mazza ....

valerio
12 Settembre 2014, 16:37

Dovremmo detassare la prima casa, tutto il resto va tassato in maniera progressiva in base al numero di case che si possiedono, questo è l'unico modo per far ripartire il mercato.

Per far ripartire il mercato ci vogliono posti di lavoro relativamente sicuri, stipendi in linea col costo della vita che permettano di crearsi dei risparmi ed un prezzo medio delle case pari a circa10 anni lo stipendio medio. Con l'aumento della tassazione, 1000 posti di lavoro persi al giorno, contratti a tempo indeterminato oramai spariti, giovani che emigrano, case da 5000 euro al metro quadrato degli anni 50 in classe energetica g in zone che del residenziale hanno solamente un lontanissimo ricordo, malservite, colonizzate da cinesi e filippini e frequentate da zingari, dovrà passare mezzo milennio prima che qualcosa cambi, altro che seconda metà del 2015

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