Il monte Pisano, che a settembre 2018 aveva subito un incendio, ha vinto l’edizione 2018 dei Luoghi del cuore Fai, il contest per salvare siti in pericolo e aiutarli nella rinascita.
Da quando esiste “I Luoghi del Cuore”, il Fai, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ha promosso e sostenuto ben 92 progetti a favore di luoghi d’arte e natura in 17 regioni, cui si sommano i tanti interventi resi possibili grazie all’interessamento di Istituzioni e privati a seguito della visibilità offerta dal censimento.
L’obiettivo di Luoghi del cuore è quello di tracciare una mappatura spontanea di posti diversi tra loro, fatta di paesaggi e di palazzi storici, di chiese e di fiumi, di castelli e di borghi, di ville e di botteghe storiche, di giardini e di sentieri. Uniti dal comune denominatore del legame con il territorio di ogni singolo che lo segnala.
E spesso questi territori sono pesantemente feriti, o in attesa di rilancio, e inserirli tra “I Luoghi del Cuore” rappresenta a volte una possibilità molto importante per garantirsi un futuro migliore. In questa edizione si sono raccolti oltre 2 milioni di voti per oltre 37mila luoghi segnalati e quasi 6500 Comuni coinvolti (l’80,6% dei Comuni italiani).
Monte Pisano
Al primo posto della classifica, con il record assoluto di 114.670 voti, c’è il Monte Pisano situato nel territorio dei Comuni di Calci e Vicopisano (PI), colpito il 24 settembre scorso da un disastroso incendio, probabilmente doloso, che ne ha mandato in fumo oltre 1200 ettari, di cui 200 di coltivazioni, e che per miracolo ha risparmiato la Certosa di Calci, seconda classificata al censimento 2014
Fiume Oreto
Al secondo posto, con 83.138 voti, il Fiume Oreto a Palermo. Purtroppo, il fiume che sfocia nel Mar Tirreno dopo aver attraversato la città, risulta particolarmente inquinato per la presenza di numerosi scarichi fognari abusivi e perché viene spesso utilizzato come discarica a cielo aperto. Da vent’anni si parla dell’istituzione di un parco, mai concretizzata.
Il Comitato Salviamo l’Oreto vuole quindi attirare l'attenzione sullo stato di degrado del fiume e ne chiede la rivalutazione come bene paesaggistico e culturale. Un primo risultato è già arrivato: dopo decenni di oblio, si sta infatti lavorando alla costituzione di un “Contratto di fiume” con azioni condivise da tutti gli stakeholder.
Antico Stabilimento termale a Porretta Terme
Segue al terzo posto con 75.740 voti l’Antico Stabilimento termale a Porretta Terme (BO) situato nell’Appennino, alle pendici del Monte della Croce. All’interno del complesso si trova un capolavoro liberty: la Sala Bibita, detta anche “Grottino Chini”, le cui pareti sono rivestite di migliaia di piastrelle in maiolica realizzate a inizio Novecento da Galileo Chini.
L’obiettivo della raccolta voti, guidata dal Comitato SOS Terme Alte, era quello di segnalare lo stato di forte degrado del bene, proprietà di un gruppo privato, auspicandone il recupero e una destinazione d’uso compatibile con la sua storia. La raccolta voti è diventata l’occasione per cementare i legami tra tutti i Comuni del territorio e per pensare a progetti di rilancio dell’intero Appennino bolognese.
Santuario della Madonna della Cornabusa
Al quarto posto con 47.936 voti il Santuario della Madonna della Cornabusa a Sant’Omobono Terme (BG), il più importante tra i molti santuari della bergamasca, incastonato a mezza costa sul versante destro della Valle Imagna. Il comitato che ha raccolto i voti per il sito, che necessita di continui interventi di manutenzione, vorrebbe anche che diventasse un punto di riferimento per tutta la comunità della Valle Imagna.
Borgo di Rasiglia
E ancora, al quinto posto con 32.120 voti, il Borgo di Rasiglia frazione montana di Foligno (PG). Il terremoto del 1997 ha ulteriormente contribuito alla marginalizzazione del luogo, che sta però rinascendo grazie ad attività di valorizzazione dell’Associazione Tessere insieme, promotrice già nel 2016 della partecipazione del borgo al censimento del Fai per reperire i fondi necessari per migliorarne l’accessibilità e completare i restauri dei macchinari antichi.
Monticchio a Rionero in Vulture
La frazione di Monticchio a Rionero in Vulture (PZ), sesto classificato con 31.907 voti, è uno dei più antichi vulcani dell’Appennino Meridionale, ormai inattivo. Nonostante la sua unicità, Monticchio e il Vulture sono meno conosciuti di quanto meritino e il comitato che ne sostiene la votazione ne auspica un’adeguata valorizzazione.
Chiesa di San Francesco
La Chiesa di San Francesco a Pisa, settima classificata con 24.997 voti, è un grandioso edificio del XIII secolo, con i suoi 80 metri di lunghezza è la seconda chiesa di Pisa, dopo il Duomo. L’attivazione al censimento e la grande partecipazione civica hanno contribuito a generare il clima di attenzione che ha parallelamente portato allo stanziamento di circa 6 milioni di euro da parte del MiBAC per il restauro dell’intero complesso (oltre alla chiesa, il chiostro, il convento e il campanile), che la Soprintendenza aveva già progettato.
Abbazia di San Michele Arcangelo
L’Abbazia di San Michele Arcangelo a Lamoli di Borgo Pace (PU), ottava classificata con 24.742 voti, si trova alle pendici dell’Appennino umbro-marchigiano, presso il crinale di confine tra Marche, Umbria e Toscana, in un’area selvaggia e incontaminata. Far conoscere questo luogo, valorizzarlo e restaurarne il tetto è lo scopo che, sin dalla scorsa edizione, ha mosso il comitato “per la valorizzazione dell’Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo” a segnalare il bene al censimento.
Parco Virgiliano
A seguito di una violenta bufera di vento che il 29 ottobre ha portato all’abbattimento di decine di pini del Parco della Rimembranza a Napoli (28 nel parco e oltre 100 lungo il viale di accesso), già compromessi da un parassita e dallo stress urbano, un gruppo di cittadini, in collaborazione con scuole (tutti gli Istituti di Posillipo hanno partecipato) e aziende, si è attivato per il censimento costituendosi in comitato.
Castello Aragonese
Il Castello Aragonese di Taranto, decimo classificato con 23.424 voti, venne riedificato tra 1481 e 1492, per volere del re di Napoli Ferdinando II d’Aragona, su un primo nucleo sorto in epoca greca (IV-III secolo a.C.), le cui strutture sono ancora leggibili, insieme ad altre di età bizantina (X secolo) e normanno-sveva. Il castello è aperto al pubblico dal 2005 e nel 2018 ha raggiunto la cifra record di 121mila visitatori.
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