Da sciogliere il nodo coperture
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Si torna a parte di affitti commerciali e cedolare secca. La prossima legge di Bilancio potrebbe infatti contenere la misura che è stata in vigore nel 2019 e poi non più confermata. Ma ora qualcosa sembra stia per cambiare. 

Cedolare secca per gli affitti commerciali nel 2023?

Nel corso della presentazione di uno studio del Censis realizzato in collaborazione con Harley&Dikkinson e la Filiera delle Costruzioni, il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha affermato: “Non vedo perché se concedo in affitto l’unità immobiliare posso applicare la cedolare al 21% o 10%, se invece vado a dare in locazione un immobile commerciale devo pagare l’aliquota progressiva. Un allineamento da questo punto di vista penso che sia assolutamente necessario”.

Il viceministro ha quindi aggiunto: “Nel momento in cui chi dà in locazione un immobile che ha un carico fiscale inferiore non è escluso che ci sarà uno spazio negoziale per cui il soggetto conduttore potrà chiedere una riduzione del canone”. Potrebbe essere questo, secondo Maurizio Leo, uno degli affetti positivi della cedolare secca sulle locazioni commerciali. La misura, come è evidente, dipenderà però dalle coperture.

Cedolare secca per gli affitti commerciali C1

Si ricorda che la legge di Bilancio 2019 ha introdotto solo per quell’anno la cedolare secca per gli affitti delle unità immobiliari classificate nella categoria catastale C1, di superficie fino a 600 mq e delle relative pertinenze (categorie catastali C/2, C/6 e C/7) affittate congiuntamente.

Cedolare secca per gli affitti commerciali, i commenti

Nel commentare la proposta del viceministro Leo, Confcommercio ha sottolineato che “la reintroduzione di una cedolare secca sulle locazioni degli immobili ad uso commerciale, con beneficio condiviso tra locatore e conduttore attraverso il contenimento e la riduzione dei canoni, è una misura che va nella giusta direzione e che Confcommercio sta portando avanti da diversi anni. La cedolare secca, oltre a ridurre il carico fiscale sui proprietari degli immobili ed i canoni di locazione corrisposti dai conduttori, favorirebbe sia la riqualificazione urbana, soprattutto dei centri storici, sia il mercato degli immobili diversi da quelli ad uso abitativo”.

Positivo anche il giudizio di Confesercenti, che ha così commentato: “L’introduzione di una cedolare secca sulle locazioni commerciali sarebbe un intervento di grande utilità per le imprese. Reintrodurre la cedolare secca – misura che Confesercenti aveva chiesto e ottenuto e che adesso è stata inserita tra le proposte presentate al Governo Meloni – vuol dire provare ad arginare il caro-affitti che, in molte città, mette in seria difficoltà le imprese del commercio. L’obiettivo deve essere il miglioramento della norma precedente, costruita soprattutto per i proprietari dei locali, subordinando l’accesso alla cedolare secca alla concessione di un canone concordato al locatario. In questo modo sarebbe possibile sostenere anche il recupero dei negozi sfitti, che in Italia sono centinaia di migliaia, e si otterrebbe un beneficio finale anche per il fisco. Un negozio in attività genera sicuramente più gettito di un negozio sfitto. Per non parlare dei benefici in termini sociali e di sicurezza che la presenza di un’attività di prossimità comporta”.

Da sempre impegnata anche su questo fronte, Confedilizia incontrando la scorsa settimana il presidente del Consiglio aveva consegnato un documento contenente quelle che ritiene essere le maggiori priorità della proprietà edilizia e delle imprese dell’immobiliare, tra le quali figura per l’appunto l’intervento volto a rilanciare gli affitti commerciali.
 

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