Intervistato da idealista/news, il presidente di un territorio vasto e complicato della Capitale ha spiegato quali azioni sono necessarie per non vanificare gli interventi urbanistici
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Nicola Franco, presidente del Municipio Roma VI le Torri
Nicola Franco, presidente del Municipio Roma VI le Torri Municipio Roma VI

Sempre più spesso si parla di rigenerazione urbana, ma da sola non basta. Oltre agli interventi volti a rendere le nostre città più belle e a migliorare le prestazioni degli immobili, è necessario investire sulla sicurezza e avviare un processo di inclusione sociale. A spiegare il perché a idealista/news è Nicola Franco, presidente del Municipio Roma VI delle Torri, un territorio vasto e complicato. “È fondamentale - ha sottolineato - rigenerare, riqualificare e quindi portare il bello dove manca, ma la vera sfida è far seguire alla riqualificazione urbanistica quella sociale”.

Quanto è importante la rigenerazione urbana in un Municipio come quello di cui è presidente?

“La rigenerazione urbana è sicuramente importantissima, ha un significato particolare perché rappresenta anche una speranza. Sul nostro territorio c'è oltre il 50% del patrimonio di edilizia residenziale pubblica presente in tutta la città. Il dramma è che da decenni non si effettuano interventi. Quando si parla di rigenerazione urbana bisogna pensare anche a questo.

L’intervento del Piano urbano integrato (Pui) Tor Bella Monaca, che è l’intervento del Pnrr più grande di tutta Roma con un investimento di oltre 125 milioni di euro, è un segno di speranza. Ed è anche un’ottima iniziativa, la quale serve a un territorio che da decenni non viene manutenuto per quanto riguarda l’edilizia residenziale pubblica. 

È logico che solo questo non basta, perché è vero che è fondamentale rigenerare, riqualificare e quindi portare il bello dove il bello manca, ma la vera sfida è far seguire alla riqualificazione urbanistica quella sociale. 

È inutile avere case belle, rifatte a nuovo, ma poi lasciare che siano occupate da chi vive nell’illegalità diffusa. Il mio territorio purtroppo è il Municipio con il più alto tasso di criminalità, dove ci sono quattordici piazze di spaccio di droga, tra cui la piazza di spaccio più grande di tutta Italia. 

Bisogna quindi avviare anche un processo di riqualificazione sociale. La rigenerazione sociale deve andare di pari passo con quella urbanistica, altrimenti – se non si fa nulla sul fronte dell’illegalità – l’intervento urbanistico viene vanificato. La sicurezza è essenziale”.

Su questo fronte, in che modo sta intervenendo?

“Io mi sto battendo affinché il discorso della legalità vada di pari passo con tutti gli altri aspetti, perché se non c’è legalità è inutile che parliamo di far rivivere i quartieri e di portare progetti. Senza legalità tutto viene annientato. 

Avere più presidi è sicuramente importante. Su questo territorio è in corso una trasformazione urbanistica, ci sono nuovi piani di zona e anno dopo anno vengono realizzati nuovi quartieri, ma mancano i presidi e le forze dell’ordine vanno a diminuire. Noi ci stiamo dunque battendo proprio per aumentare i presidi delle forze dell’ordine su un territorio di 113 km2 con 600 km di strade. 

Da quando siamo qui, sono arrivati quasi cento carabinieri in più e cinquanta poliziotti in più. Adesso il Municipio sta mettendo a disposizione dell’Arma dei Carabinieri un proprio sito, una vecchia struttura che ha completamente ristrutturato. Con questa nuova sede sarà possibile potenziare gli uomini. Questo sta avvenendo a San Vittorino, la parte più estrema del nostro Municipio, sotto Tivoli. Lo stesso ragionamento lo stiamo facendo per un altro quartiere, Villaggio Falcone, dove abbiamo individuato un nostro locale che stiamo dando in comodato d’uso gratuito alle nostre forze dell’ordine, polizia e carabinieri. 

Come Municipio stiamo investendo molto sulla presenza e sui presidi. Il resto diventa una battaglia culturale. 

Il nostro è il Municipio più giovane a Roma, ma con il più alto tasso di abbandono scolastico e con il minor numero di laureati. Dobbiamo quindi creare delle alternative per i nostri giovani. Se non vogliono studiare, dobbiamo trovare loro un lavoro e dobbiamo formarli affinché trovino un'occupazione. Abbiamo messo in piedi dei progetti ambiziosi, come il progetto di riqualificazione la ‘Città della conoscenza’ che stiamo facendo con l’Università di Tor Vergata. Un grande progetto che prevede quasi 20mila posti di lavoro nuovi. Il lavoro è uno strumento essenziale, dà dignità, indipendenza, possibilità di scegliere una strada”. 

Si possono vincere le battaglie sul fronte della legalità e della sicurezza?

“Certo. La situazione sta cambiando. Poi è logico che in tre anni non si può pretendere che muti completamente una situazione incancrenita da oltre trent’anni. 

È un percorso lungo, ci vuole tempo, ma già a Tor Bella Monaca la percezione della sicurezza è cresciuta in maniera esponenziale. 

Sulla presenza delle forze dell’ordine è stato fatto un grande investimento e se fino a novembre 2023 nella stazione carabinieri di Tor Bella Monaca c’erano attivi 27 uomini, oggi ce ne sono 44. Anche al Commissariato Casilino, dove prima sì e no c’erano cinquanta uomini, adesso ci sono 110/120 uomini. Bisogna dunque investire sulla sicurezza in termini di presidi e uomini. E poi i risultati e le vittorie arriveranno. Lo Stato vince sempre, in ritardo, ma vince”.

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