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Aeegsi: “Il mercato libero dell’elettricità ha prezzi medi più elevati rispetto al tutelato”
GTRES

A partire dal 1° gennaio 2018 il mercato a maggior tutela sparirà, tuttavia per i domestici il mercato libero dell’elettricità presenta prezzi medi più elevati. Il dato è emerso dalla relazione annuale dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico (Aeegsi) presentata alla Camera dei deputati.

Nel dettaglio, la relazione ha mostrato che per i domestici il mercato libero dell’elettricità ha prezzi medi più elevati rispetto al mercato tutelato, con un differenziale rilevante (+19% circa per quanto riguarda la sola componente ‘materia prima energia’); per i clienti non domestici in bassa tensione (negozi e piccole imprese) il mercato libero risulta invece più conveniente (-4,5%).

I dati snocciolati nella relazione parlano di un totale di clienti domestici sul mercato libero dell’energia elettrica pari al 28,3%, contro il 24% del 2013. Consistente lo spostamento dei consumatori domestici verso il mercato libero: l’8,1% nel 2014 ha cambiato fornitore, contro il 7,4% del 2013. Nel 2014 oltre 3,5 milioni di clienti, cioè il 9,6%, ha cambiato fornitore almeno una volta durante l’anno, un quarto del totale dell’energia distribuita in termini di volume. Il segmento più dinamico rimane quello della media tensione, il cui tasso di switching è del 28,7%.

La domanda di elettricità ha conosciuto un nuovo calo del 3% circa, leggermente inferiore al -3,4% registrato nel 2013. I consumi di energia elettrica sono passati dai 318,5 TWh del 2013 ai 309 del 2014. Una lieve flessione del numero di clienti domestici (-0,3%) ha comportato una consistente diminuzione dei prelievi (-4%), mentre per quanto riguarda gli utenti non domestici unità e consumi sono calati di pari passo (oltre il 2%).

Anche nel 2014 i consumatori domestici italiani con consumi medio-bassi (fino a 2.500 kWh/a) hanno pagato prezzi dell’energia elettrica inferiori a quelli mediamente praticati nell’Unione europea e nell’Area euro, sia al netto, sia al lordo delle imposte e degli oneri. I prezzi per le restanti classi di consumo sono invece superiori.

Per la prima classe di consumo (< 1.000 kWh/anno), i prezzi italiani risultano inferiori del 16% sia al netto, sia al lordo delle imposte rispetto all’Area euro. Per la seconda fascia (1.000-2.500 kWh/anno), che insieme alla classe successiva è quella nella quale si concentra gran parte delle famiglie italiane, i prezzi al netto delle imposte sono inferiori dell’8% rispetto alla media dell’Area euro; la differenza sale al -9% conteggiando le imposte.

Per le fasce di consumo superiori i prezzi italiani risultano al contrario più alti della media dell’Area euro. In particolare, il prezzo al netto delle imposte per la classe di consumo intermedia (2.500-5.000 kWh/anno) è più alto del 9% rispetto alla media dell’Area euro, e del 10% al lordo delle imposte. Il confronto con i principali Paesi europei al lordo delle imposte, per tutte le fasce di consumo, mostra ancora una volta la progressività dei prezzi italiani, non presente in altre esperienze estere. Al netto della prima classe di consumo, il prezzo italiano risulta via via più elevato, mentre negli altri Paesi rimane relativamente costante o diminuisce. L’Italia continua a distinguersi anche per la progressività della componente fiscalità e oneri, diversamente da quanto accade in Europa nei principali Paesi.

Al contrario, i prezzi per i consumatori industriali sono superiori a quelli dell’Area euro per tutte le classi di consumo, con differenziali intorno al 25% al lordo delle imposte (con l’eccezione della classe a maggiori consumi, che registra un +11%) e una situazione più variegata al netto, con differenziali più elevati (compresi tra il 20 e il 28%) per le categorie intermedie e quelli più bassi (+14 e +11%). Tuttavia la crescita dei prezzi è stata inferiore rispetto ad altri Paesi e alla media dell’Area euro.

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