Si valuta un innalzamento dell'aliquota al 12,5%
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Nel mirino l'innalzimento dell'aliquota della cedolare secca sugli affitti a canone concordato
Nel mirino l'innalzimento dell'aliquota al 12,5% della cedolare secca sugli affitti a canone concordato GTRES

Con il via libera, salvo intese, da parte del Consiglio dei ministri alla legge di Bilancio e al decreto legge fiscale collegato alla manovra 2020, si discute ora delle diverse misure previste. E non mancano i mal di pancia. Critiche, infatti, ha suscitato l’intervento previsto per la cedolare secca sugli affitti a canone concordato.

Cedolare secca concordato 2020

Nel dettaglio, la misura a cui il governo starebbe lavorando prevede un innalzamento – dal 10 al 12,5% – dell’aliquota della cedolare secca sugli affitti a canone concordato. Alla fine dell’anno scadrà infatti la cedolare secca sugli affitti a canone concordato e si valuta di rendere la misura strutturale, ma le condizioni hanno sollevato non poche perplessità.

Cedolare secca nel 2020

Vincenzo De Tommaso, dell’Ufficio Studi di idealista, commentando la misura relativa alla cedolare secca contenuta nella manovra 2020 ha affermato: “In un contesto dove la mancanza di offerta rende più tesa la situazione affitti, l’aumento della tassazione per i contratti a canone agevolato che passerebbe dall’attuale 10% al 12,5% andrebbe a gravare sulle categorie più deboli, quali Millennials, anziani e persone che vivono da sole. Tutto questo avviene in una situazione già molto difficile per le famiglie italiane e andrebbe ad aggravare le diseguaglianze alimentando il senso d‘ingiustizia e disagio sociale”.

De Tommaso ha quindi aggiunto: “Nelle considerazioni generali della manovra non possiamo non menzionare l’aumento delle imposte ipotecarie e catastali per gli acquisti da privato che passa da 50 a 150 euro. Se a livello di singole compravendite questo dato può sembrare trascurabile, il principio di che c’è dietro è quello di continuare a far cassa sulla casa toccando le tasche degli italiani, in particolare del ceto medio”.

Cedolare secca 2020 canone concordato, i commenti di Confedilizia e Unione Inquilini

Il possibile innalzamento dell’aliquota della cedolare secca per gli affitti a canone concordato è stato commentato anche da Confedilizia.

In particolare, tramite una nota, l’organizzazione dei proprietari di casa ha fatto sapere: “Il governo Conte avrebbe deciso di aumentare l’aliquota della cedolare secca sugli affitti abitativi a canone calmierato, che si applica anche alle locazioni degli studenti universitari. L’aliquota è attualmente pari al 10 per cento, per effetto della decisione del governo Renzi nel 2014, confermata dal governo Gentiloni nel 2017, e la sua misura ridotta è motivata dalla finalità di favorire l’accesso all’abitazione da parte delle famiglie che non possono rivolgersi al libero mercato”.

Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha quindi affermato: “Se il governo confermerà questa decisione sarebbe un clamoroso autogol. La cedolare sugli affitti calmierati è una misura sociale, condivisa da forze politiche, sindacati inquilini, operatori ed esperti del settore immobiliare. In questi sei anni di applicazione ha garantito un’offerta abitativa estesa, favorendo la mobilità di lavoratori e studenti sul territorio. Inoltre, come rileva la nota di aggiornamento del Def, la cedolare ha determinato una riduzione senza precedenti dell’evasione fiscale nelle locazioni. Insomma, c’è una misura che funziona, apprezzata unanimemente, ad alto impatto sociale: il governo vuole davvero modificarla in peggio?”.

Sul tema è intervenuta anche l’Unione Inquilini. Nel dettaglio, Massimo Pasquini, segretario nazionale Unione Inquilini, ha sottolineato: “Sembrerebbe che il governo in sede di legge di Bilancio si appresti a rendere la cedolare secca per i contratti a canone agevolato strutturale, ma elevando la cedolare dal 10% al 12,5%. Si tratterebbe di un errore madornale. Aumentare l’aliquota della cedolare secca per i contratti agevolati non ha altro effetto che aumentare gli affitti in quanto tutto gli accordi fino ad oggi firmati localmente vedrebbero la richiesta da parte delle associazioni dei proprietari di rivedere i valori essendo peggiorata la tassazione”.

Aggiungendo: “Affitti agevolati più cari significherà anche un possibile balzo negli anni futuri degli sfratti. Questo mentre non giungono notizie sulla cedolare secca relativa ai contratti a libero mercato oggi al 21%. Questa sì che sarebbe giusto abolire o innalzarla in quanto manifestamente iniqua in quanto è una aliquota di favore a proprietari che scelgono il libero mercato quindi il massimo della rendita, mentre lavoratori e pensionati pagano minimo il 23% di aliquota Irpef”.

Pasquini ha quindi sottolineato: “Se il governo davvero intende procedere nell’aumento della cedolare secca dei contratti agevolati chiediamo che questa opzione sia rivista e che al contrario si intervenga sulla cedolare secca per i contratti a libero mercato sopprimendola o almeno elevandola al 25%. Questa sì sarebbe una misura equa. Ricordo a tutti che la cedolare secca ci costa 2,2 miliardi di euro di minori entrate e che 1,84 miliardi di euro restano nelle tasche del decimo più ricco dei proprietari (fonte Ministero dell’Economia e Agenzia delle Entrate, Rapporto Immobiliare 2017). Fermatevi prima di fare un atto che smentirebbe quanto affermato dal Governo in materia di azioni basate sull’equità”.

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